Un elaborato musicale brevissimo a suggerire un contesto intimo, quello di un uomo indurito dagli anni spaventato da una situazione sentimentale a cui non crede abbastanza: “vuoi curar ma non sai / medicare chi può / insegnare anche a te / che fa male sai”, un monito sarcastico alla sua amante, come a suggerirle di fare un passo indietro per non rimanere scottata. Tommaso Caronna in “Credere al bene” svela la disillusione di un uomo incapace di credere a chi ha “ancora ogni certezza / che tutto vada bene”, malgrado proprio questa fiducia sia la chiave di volta per riuscire a stare meglio, andare oltre e accogliere di nuovo qualcuno nella propria vita.
“Credere al bene” di Tommaso Caronna edito da Fenice/Ingrooves (UMG) in pre-save e in uscita il 31 luglio, è un piccolo scrigno in cui è nascosta la formula della felicità. Una composizione dove gli arpeggi di chitarra creano un contrasto con il vissuto aspro nel testo, metafora di un superamento del cinismo in favore di una malinconica leggerezza e abbandono.
Tommaso Caronna riprende temi a lui cari con la sensibilità che ha sempre contraddistinto i suoi lavori precedenti, e riesce a descrivere in modo impietoso le ansie e gli umori di una generazione incapace di distinguere il buono quando arriva, abituata com’è a nascondersi dietro il proprio sprezzante egoismo e l’instabilità affettiva.
Il video, diretto da SHVETS PRODUCTION, vede i due amanti immersi in un’atmosfera sfocata. L’uomo è quasi un miraggio che canta, un volto imperturbabile sullo sfondo rossastro, mentre la donna prova a farsi carne, a farsi notare, e ad offrirsi a lui avvolta nel cellophane a mo’ di regalo, nascosta tra le piante come se fosse un fiore da cogliere o una bella addormentata da svegliare. La fine del video, con la mano di lei tesa alla ricerca di un contatto, è la speranza di un avvicinamento.
In meno di due minuti di durata, con un suono brit-pop che ricorda i primi The Verve, Tommaso Caronna scrive poche parole asciutte, aiutate da un’arrangiamento limpido come la promessa di una svolta. Per chi serba una speranza e vuole “credere al bene”.