Il cantante dei Rio, Fabio Mora scrive una canzone per i malati di SLA e la dona all’associazione Aisla

Metti insieme la sensibilità e l’estro di un artista eclettico e l’entusiasmo e la dedizione ai pazienti di due dottoresse e una volontaria e ne nasce un’iniziativa speciale, una canzone intima e struggente che toccherà le corde di chi sta purtroppo vivendo in prima persona la SLA (Sclerosi laterale amiotrofica) o è vicino a chi ne sta affrontando le dirette conseguenze. E’ nato per caso e d’istinto il nuovo singolo “Un respiro” scritto, composto e inciso gratuitamente dal cantautore emiliano Fabio Mora e dedicato ai malati di SLA.
Il cd che dà vita al progetto “Un respiro per la SLA” sarà in vendita al prezzo di 5 euro con il fine di raccogliere fondi per l’Associazione Aisla e l’“Ambulatorio SLA condiviso neurologico e pneumologico” dell’ospedale Santa Maria Nuova e dare speranza ai malati sensibilizzando i sani.
 
Una canzone che eleva lo spirito attraverso la metafora del “Soffione” che spinge il protagonista del testo in alto e lontano dalla pesantezza e dalla gabbia del corpo non più sano. Parole toccanti per come affrontano il tema della malattia ispirando speranza al punto che parrebbero essere state scritte da qualcuno che conosce bene la patologia.
È proprio Mora, voce de “I Rio”, a spiegare com’è nata l’idea. “Durante il lockdown – racconta – leggendo  delle enormi fatiche affrontate dal personale sanitario nelle strutture ospedaliere non solo per i malati di Covid, ma anche per tutti i degenti per altre patologie, meditavo di fare qualcosa in prima persona per il mondo della Sanità. Poi si è presentata l’occasione a distanza di tempo da quei primi vaghi propositi”.

Cosa è successo?
E’ andata che un giorno mi sono sottoposto a una visita specialistica di controllo per una patologia respiratoria di cui soffro da quando ero un ragazzino. La pneumologa Gloria Montanari avendomi riconosciuto, al termine della visita mi ha chiesto del mondo degli artisti e abbiamo parlato di come fosse stato duro il periodo pandemico per tutta la categoria. Io a mia volta ho domandato della realtà sanitaria.
È stato a quel punto che mi è tornato in mente quello che avevo rimuginato nei lunghissimi mesi di clausura forzata generalizzata. Così ho chiesto se potessi fare un regalo per sostenere l’Ospedale e l’attività dell’ambulatorio guidato dalla dottoressa Montanari insieme alla neurologa Elena Canali ed è nata l’idea di scrivere una canzone che ho dedicato a loro, i malati di SLA.
 
Dal testo sembra che tu conosca molto bene la patologia?
Fin da quando ero piccolo so che cosa vuole dire avere carenza d’ossigeno e avere delle crisi respiratorie quindi mi sento vicino alle persone che non stanno bene. Certo prima di comporre mi sono documentato per capire meglio il tipo di malattia. Ho letto anche il libro dello chef e cantante affetto da SLA, Paolo Palumbo e ciò mi ha consentito di immedesimarmi almeno in minima parte e di cercare un’empatia con le persone per cui stavo scrivendo.

L’immagine del soffione è suggestiva.
Sì, è come un simbolo e l’abbiamo stampata sulla copertina del CD. Ho tentato di guardare la realtà con gli occhi dei malati di SLA e con la loro voglia di vivere. E mi sono figurato che e a cavallo di quel fiore una persona, pur malata, potesse guardare la realtà dall’alto e sognare di essere qualunque cosa. Spero che piaccia e che per solidarietà a chi soffre e alle loro famiglie le persone acquistino il cd aiutando AISLA a comprare i presidi medici di cui l’ospedale ha bisogno per questi malati.