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  • L’omaggio del sassofonista Germano Zenga a Gato Barbieri sabato 22 febbraio alla Camera del Lavoro di Milano

    L’Atelier Musicale ospita il concerto del quartetto di Germano Zenga, impegnato in un tributo al grande musicista argentino. Insieme al leader 
    si esibiranno tre jazzisti di vaglia: Luca Gusella, Danilo Gallo e Ferdinando Faraò

    MILANO – Il sassofonista Germano Zenga è ormai una realtà del jazz italiano e con il suo quartetto presenterà sabato 22 febbraio alla Camera del Lavoro di Milano, nell’ambito della XXX edizione dell’Atelier Musicale, la rassegna organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio, il suo cd dedicato a Leandro “Gato” Barbieri, primo omaggio in assoluto realizzato da un musicista di jazz in onore del celeberrimo sassofonista argentino (autore, tra l’altro, della colonna sonora del film Ultimo Tango a Parigi), scomparso nel 2016 (inizio live ore 17.30; ingresso 10 euro con tessera associativa di 5/10 euro). 
    Gato Barbieri  ha lasciato un segno profondo nella storia del jazz, non solo quello latino-americano. Indimenticabili, in particolare, i suoi dischi usciti alla fine degli anni Settanta e la partecipazione ai progetti della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden e Carla Bley. Nelle note di copertina del cd, intitolato “Gato! An Evolving Idea” (pubblicato da Caligola Records), Enrico Rava, che ha collaborato alla registrazione del disco suonando il flicorno in tre brani e che di Barbieri è stato amico e collaboratore, sottolinea che l’album «è una dichiarazione d’amore a Gato e alla sua musica ed è talmente sentito, profondo e appassionato che lo stesso Gato ne sarà conquistato». 
    Questo originale progetto è stato realizzato con un quartetto di alto profilo, composto dal vibrafonista e percussionista Luca Gusella, non solo attivo nel jazz, ma anche nella musica contemporanea eurocolta, dal contrabbassista Danilo Gallo, musicista dalla assoluta qualità ritmica e polistrumentista sorprendente, il cui elenco di collaborazioni importanti è altamente significativo, e da Ferdinando Faraò, leader della Artchipel Orchestra e batterista attivo nell’ambito della scena più aperta e creativa del jazz italiano.
    Insieme a loro Germano Zenga esplorerà alcune delle più conosciute e pregnanti pagine legate a Barbieri, affiancandole  a proprie composizioni ispirate da quel peculiare mondo espressivo. Questo progetto segna la piena maturità di Zenga, musicista formatosi a Milano (sia ai Civici Corsi di Jazz sia al Conservatorio Giuseppe Verdi), il cui percorso artistico è caratterizzato da molte collaborazioni (tra le quali Artchipel Orchestra, Gianni Cazzola, Giovanni Falzone e la Civica Jazz Band di Enrico Intra) e dalla partecipazione a numerosi festival italiani. Da emergente, ha vinto nel 2005 il Porsche Live. Giovani e Jazz”, con Paolo Fresu presidente di giuria, e nel 2003 il Jazz Dimensione Giovani organizzato da Musica Oggi.

    ATELIER MUSICALE – XXX stagione
    Sabato 22 febbraio, ore 17.30
    Germano Zenga Quartet
    Gato! Omaggio a Gato Barbieri
    Germano Zenga (sax tenore), Luca Gusella (vibrafono, percussioni), Danilo Gallo (contrabbasso, flauto, balalaika), Ferdinando Faraò (batteria, percussioni).

    Programma:
    G. Barbieri (1932-2016): Merceditas; El Gato;
    A. Ibrahim  (1934): Hamba Khale;
    G. Barbieri: Antonio das Mortes;
    G. Zenga (1971): Sombra de Gato; Mimi’s Dream;
    G. Barbieri: Tupac Amaru;
    G. Zenga/F. Faraò (1959): Lost Tango.

    Introduce: Maurizio Franco.

    Dove: Camera del Lavoro, auditorium G. Di Vittorio, corso di Porta Vittoria 43, Milano.
    On line: www.secondomaggio.org
    Ingresso: biglietto (10 euro) con tessera ordinaria (5 euro) o di sostegno (10 euro).
    Per informazioni: 3483591215; email: secondomaggio@alice.iteury@iol.it
    Direzione e coordinamento artistico: Giuseppe Garbarino e Maurizio Franco.
    Organizzazione: associazione culturale Secondo Maggio.
    Presidente: Gianni Bombaci; vicepresidente: Enrico Intra.
  • «Insieme per migliorare la didattica musicale»: i docenti delle scuole di jazz e dei Conservatori fanno rete

    L’Associazione Nazionale Docenti Jazz e Pop Rock dell’Afam e l’Associazione Nazionale Scuole Jazz e musiche audiotattili hanno siglato un protocollo d’intenti per ampliare e potenziare il sistema formativo. Che, in Italia, dà lavoro a oltre 100.000 insegnanti e coinvolge un milione di studenti 

    MILANO – È composto da 100.000 docenti e da un milione di studenti l’esercito (pacifico) della cultura musicale in Italia, tutti impegnati nelle “battaglie” creative dei nuovi linguaggi: jazz, pop, rock ma non solo. Un movimento, quello di chi insegna e di chi vuole imparare, che parte dal basso, dalle 8.000 realtà, tra scuole e associazioni del terzo settore distribuite sul territorio nazionale, fino agli oltre 60 dipartimenti e coordinamenti di “Scuola Jazz” dei Conservatori, oggi denominati Istituti Superiori di Studi Musicali dell’alta formazione artistica e musicale (AFAM), con più di 550 cattedre ad indirizzo Jazz, Pop Rock e Musiche Tradizionali. I dati sono contenuti in una recente indagine dell’Università di Bologna che ha voluto fotografare una realtà (ancora non perfettamente mappata) in cui i docenti, impegnati quotidianamente nella didattica musicale, rivestono un ruolo fondamentale. E proprio dal mondo dell’insegnamento giungono interessanti novità, anche di carattere operativo: è stato infatti siglato, nei giorni scorsi, un protocollo di intenti tra Nicola Pisani, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti Jazz e Pop Rock dell’Afam, e Claudio Angeleri, suo omologo dell’Associazione Nazionale Scuole Jazz e musiche audiotattili. L’intesa mira a incentivare il dialogo e i rapporti tra realtà affini ma spesso, di fatto, lontane e separate. Tra gli impegni assunti dalle due associazioni lo sforzo congiunto affinché venga ampliato e arricchito il sistema formativo della didattica musicale (anche in virtù delle esperienze europee nel rispetto dell’EQF, il quadro europeo delle qualifiche). Nell’accordo appena siglato le due realtà si impegnano, inoltre, a una maggiore collaborazione e a una condivisione nell’offerta formativa, grazie a convenzioni, progettazione condivisa nella realizzazione dei corsi di studio, piani comuni di formazione, ma anche nell’organizzazione di seminari, convegni e master, dando così piena attuazione al principio di “sussidiarietà orizzontale” espresso dall’articolo 118 della Costituzione.

    Ma perché il jazz, ritenuto di nicchia e nato Oltreoceano, è considerato il genere il più indicato per realizzare un ampio progetto di educazione musicale? «Innanzitutto viviamo in una società globalizzata e il jazz e la musica improvvisata rappresentano una prassi capace di rielaborare creativamente le culture più diverse – risponde Pisani – compresa la nostra, che a sua volta ha mille sfaccettature. Fin dalle origini, il jazz ha indicato una via autonoma e innovativa verso la pratica musicale e creativa, dimostrando nel tempo, grazie anche ad un vasto campo di ricerca estetico e scientifico, di possedere uno straordinario approccio pedagogico, valido per tutti i diversi  stili musicali, compreso il nostro antico e variegato mondo classico europeo».
    Grazie all’improvvisazione e all’approccio mimetico e imitativo della pedagogia audiotattile proveniente “dal” jazz, i bambini e le bambine possono avvicinarsi fin dalla più tenera età alla musica in modo creativo e motivante, conquistando successivamente le regole della notazione e della teoria musicale con maggiore consapevolezza e autonomia. È esattamente l’opposto dell’approccio “visivo” incentrato sulla partitura e il solfeggio. Non è un caso che diverse scuole pedagogiche musicali, sia contemporanee o filologicamente storicizzate, abbiano compreso il ruolo e l’importanza dell’improvvisazione. In cosa si differenzia, quindi, la novità offerta dal jazz e dall’improvvisazione audiotattile? Risponde Claudio Angeleri: «L’etnomusicologia ha dimostrato che tutte le culture musicali del mondo, dopo le fasi esplorative dei primi anni dell’infanzia, si confrontano con la pulsazione continua, definita nel jazz continuos pulse, creando una sorta di pilota automatico interiore con cui si può affrontare ogni contesto musicale, improvvisato o scritto. Il jazz si fonda proprio su questo approccio che consente a tutti i soggetti alfabetizzati, secondo una specifica metodologia, di affrontare ogni tipo di musica e di dialogare con gli altri con maggiore libertà e consapevolezza».
    Secondo i firmatari del protocollo, è dunque fondamentale diffondere la prassi dell’improvvisazione nel mondo della scuola (di ogni ordine e grado) e in quello accademico. Nel nostro Paese non mancano, per la verità, esempi virtuosi e incoraggianti: per quanto riguarda, in particolare, il jazz, va sottolineato che questa musica è entrata a contatto con migliaia di studenti delle scuole primarie e secondarie grazie all’International Jazz Day, la giornata mondiale indetta nel 2011 dall’Unesco che ha riconosciuto questo genere musicale patrimonio immateriale dell’Umanità per il suo ruolo diplomatico come arte capace di unire le persone in ogni angolo del globo. In Italia, in vista dell’International Jazz Day, decine di associazioni, Conservatori e scuole di musica danno vita all’iniziativa Jazz Mood Day, cioè a un intero mese di laboratori e lezioni-concerto in un’ottantina di istituti comprensivi (infanzia, primaria e secondaria) dislocati in diverse regioni. Il tutto grazie all’impegno della Jazz Mood School coordinata da Angelo Bardini.
    Non solo: nel comparto AFAM si è costituita la ONMC, l’Orchestra Nazionale di Musica Creativa, composta da studenti provenienti da dieci Istituti Superiori di Studi Musicali, il cui obiettivo è quello di entrare a far parte del sistema delle Orchestre Nazionali dei Conservatori promosso dal Ministero dell’Università e della Ricerca. La ONMC ha partecipato all’Aquila, lo scorso anno, alla manifestazione “Il Jazz Italiano per le terre del Sisma”, ideata su sollecitazione di Paolo Fresu dopo il terremoto del 2009 che ha devastato il capoluogo abruzzese. Nata con finalità solidaristiche, oggi questa iniziativa coinvolge, grazie alla Federazione Il Jazz Italiano e all’impegno dei suoi presidenti (prima Paolo Fresu e Ada Montellanico, ora Roberto Ottaviano), tutta la filiera del jazz nel nostro Paese: musicisti, organizzatori di festival, docenti di musica dei Conservatori e del terzo settore ma non solo. Ci sono, infine, iniziative mirate ad ampliare il riconoscimento istituzionale del jazz, aggiornando la filiera musicale sia nel terzo settore sia nei licei musicali.
    L’ANSJ (l’Associazione Nazionale Scuole Jazz e musiche audiotattili), l’AIdSM (l’Associazione Italiana delle Scuole di Musica), l’Unisca (la rete di coordinamento della filiera del settore creativo, dello spettacolo e delle arti performative) e Italshow (l’associazione di professionisti, tecnici, artisti e operatori del settore della creatività, delle arti e dello spettacolo) stanno definendo, inoltre, diverse figure professionali della musica e dello spettacolo e, in particolare, quella del docente audiotattile grazie alla legge 4/2013 del Ministero delle imprese e del Made in Italy, mentre l’Associazione Nazionale Docenti Jazz e Pop Rock dell’Afam (DJeP-AFAM) è da anni impegnata per l’istituzione di percorsi di “nuovi linguaggi” nei licei musicali e per il riconoscimento, quale requisito di accesso alle procedure di reclutamento per l’insegnamento di strumenti e canto nelle scuole secondarie, dei diplomi accademici AFAM di Jazz e Popular Music.
    I due sistemi, quello AFAM e quello delle scuole di musica del terzo settore, sono di fatto da sempre correlati spontaneamente, si autoalimentano reciprocamente, creano percorsi formativi e artistici senza soluzione di continuità, anche se non esistono ancora criteri e normative in grado di stabilire riconoscimenti istituzionali capaci di mettere a sistema questo “intreccio formativo” virtuoso. C’è poi da considerare la mobilità dei docenti, formatisi in gran parte nella scuole del terzo settore o in percorsi autodidattici, e oggi spesso occupati sia nel comparto AFAM sia nelle scuole. Anche gli studenti sono mobili: i dati dimostrano che chi si iscrive ai percorsi professionalizzanti di jazz dell’AFAM proviene prevalentemente dalle scuole del terzo settore, talvolta frequentate anche contemporaneamente per arricchire e completare le proprie conoscenze. Una realtà che non si può ignorare e che richiede un cambio di passo culturale oltre che normativo.
    Infine, a proposito del ruolo dell’insegnamento, Mirco Besutti, il presidente dell’AIdSM, l’Associazione Italiana delle Scuole di Musica, sottolinea: «Nonostante il trend positivo degli eventi pop e rap più attrattivi e la crescente domanda di musica, i musicisti italiani non hanno la possibilità di “vivere” esclusivamente di concerti, qualunque sia il genere praticato. Per molti di loro e per i neodiplomati dei Conservatori, le scuole di musica rappresentano la principale opportunità di lavoro. Il settore si fonda sui principi di sussidiarietà orizzontale, stabiliti anche dalla nostra Costituzione, che sollecita lo Stato a consorziarsi con il terzo settore per garantire ai cittadini e alle scuole pubbliche un’offerta formativa di base più ampia ed anche economicamente sostenibile. Alcune Regioni (Emilia, Toscana e Lazio) hanno già promulgato leggi ad hoc di riconoscimento istituzionale di questo processo, mentre altre, come la Lombardia, li stanno avviando, grazie proprio alle sollecitazioni delle associazioni di categoria».


  • “G come Giamaica”: la figura di Bob Marley e la rivoluzione del Reggae mercoledì 19 febbraio con Piero Dread al Polillo ARt COntainer di Milano

    MILANO – Dopo il grande successo dell’evento del mese scorso dedicato al compositore Ravi Shankar, alla musica e alla cultura indiana e allo yoga, torna Alfabeto di PARCO, la rassegna sugli artisti che hanno rivoluzionato il Novecento: il nuovo appuntamento, in programma mercoledì 19 febbraio a Milano presso PARCO, il  Polillo ARt COntainer, aggregatore culturale situato in via Binda 30 (zona Barona), è “G come Giamaica”, ovvero “Bob Marley e la rivoluzione Reggae” (inizio live ore 20.30, ingresso 16/20 euro, ridotto 13 euro per studenti; biglietteria on line su www.mailticket.it/evento/45940/bob-marley-e-la-musica-reggae; incluso nel biglietto un flûte di benvenuto).
    Come sempre, la formula sarà quella della conferenza-spettacolo in cui accanto alla musica, suonata dal vivo dalla band di Piero Dread, cantante e musicista fra i più talentuosi e rappresentativi del panorama italiano ed europeo, ci sarà spazio anche per la proiezione di filmati e immagini, utili nel ricostruire l’origine, lo sviluppo e la diffusione del Reggae nel mondo, e per alcuni momenti di approfondimento tra testimonianze, racconti, aneddoti e curiosità con i contributi del dj e conduttore radiofonico Vito War, dello stesso Piero Dread, di Antonio Ribatti, il direttore artistico della rassegna, e di altri ospiti. 
    Sviluppatosi intorno alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso in Giamaica (in particolare nella capitale Kingston), il Reggae nasce da una mescolanza di sonorità caraibiche (come il kumina, oltre ai canti e ai ritmi nyabinghi) e nordamericane, tra cui il rhythm ’n’ blues e il mento (musica folk giamaicana). Gli elementi, però, più riconoscibili e determinanti per la formazione di questo genere sono stati lo Ska e il Rocksteady. Com’è noto, il Reggae ha avuto legami profondi con il movimento religioso del Rastafarianesimo e la figura chiave per la sua affermazione mondiale è stata Bob Marley, considerato una sorta di profeta per i suoi messaggi di pace, uguaglianza e fratellanza e stroncato, a soli 36 anni, da un melanoma (il 6 febbraio si è commemorato, in tutto il mondo, l’80° anniversario della sua nascita).

    I protagonisti indiscussi del concept-concert di mercoledì 19 febbraio saranno Piero Dread e il suo quartetto. Classe 1980, originario di Torino, Piero ha all’attivo una decina di album (tra cui spicca “Real Vibes”, best-seller su Amazon nella sezione reggae) e ha collaborato con grandi artisti della scena nazionale e internazionale come Laurel Aitken, Freddie McGregor, Africa Unite, Roy Paci, Morgan Heritage, Turbulence, Lion D, Raphael, Awa Fall ma non solo. Insieme al leader (voce e chitarra), sul palco si esibiranno Nico Roccamo (batteria), Angelo “Gange” Cattoni (tastiere e voce), Sergio Grimaldi (basso) e, come special guest, il giovanissimo Samuel “Sammy The Boy” Comite (tastiera e sax).
    La band presenterà una manciata di pezzi originali (tra cui Pay The Price e Turn Up The Radio), brani Ska e Rocksteady (come Love and Affection), arrangiament in chiave R&B (Pampers Paradise) e, ovviamente, alcune delle canzoni rese immortali da Bob Marley (immancabili, tra le altre, Redemption Song, Jammin’, Is This Love e Get Up, Stand Up). 

    Nel corso della serata sarà attivo il bar, aperto dalle ore 19 e gestito da 10gradinord, storico locale radicato nel quartiere Barona, specializzato in birre artigianali italiane e cibo sostenibile di qualità. Prima e dopo lo spettacolo, infine, ci sarà spazio per il dj set di Vito War.

    La nuova stagione della rassegna Alfabeto di PARCO, ideata e realizzata da Antonio Ribatti e da Roberto Polillo, imprenditore e fotografo, gode del patrocinio del Municipio 6 del Comune di Milano e proseguirà fino all’estate con altri imperdibili appuntamenti: gli incontri in programma, con cadenza mensile, trasporteranno l’uditorio in Giappone, Irlanda, Stati Uniti e Spagna alla scoperta di grandi nomi della musica e della cultura come Ryuichi Sakamoto, John Coltrane, Paco De Lucia ma non solo.

    ALFABETO DI PARCO, stagione 2024/2025
    Direttore artistico: Antonio Ribatti.
    Ingresso: 16 euro per acquisti fino al 14 febbraio (early bird); dal 15 febbraio il contributo artistico è pari a 20 euro. Ridotto: 13 euro per gli studenti (il codice sconto va richiesto via email a direzione@ahumjazzfestival.com).
  • Atelier Musicale: il recital pianistico di Marino Formenti sabato 15 febbraio alla Camera del Lavoro di Milano

    Salutato dal Los Angeles Times come “il Glenn Gould del XXI secolo”, il pianista lombardo, maratoneta degli 88 tasti, sarà il protagonista di una performance singolare ed eseguirà pagine di Bach, Schubert, Messiaen e Kurtag, un brano di John Lennon e alcune composizioni di quattro autori italiani contemporanei: Pippo Molino, Luca Belloni, Alessandro Spazzoli e Giovanni Godio 

    MILANO – In occasione del nuovo appuntamento della XXX edizione, l’Atelier Musicale, la rassegna in bilico tra jazz e classica contemporanea organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio, presenterà sabato 15 febbraio, alla Camera del Lavoro di Milano, una performance singolare, assolutamente originale nella formula, che accosta quattro autori italiani contemporanei a maestri assoluti del mondo eurocolto e a una icona della popular music. Protagonista di questa impaginazione, che riunisce pezzi con sotterranei legami tra di loro, oltre che esecutore del programma, è Marino Formenti, pianista, direttore d’orchestra e compositore italiano salutato dal Los Angeles Times come “il Glenn Gould del XXI secolo” Come sempre, il concerto inizierà alle ore 17.30 (ingresso 10 euro con tessera associativa a 5/10 euro).
    La musica di Formenti è stata definita dalla stampa internazionale rivoluzionaria, visionaria, radicale, catartica e i suoi recital pianistici, assolutamente innovativi, lo hanno posto a contatto con diversi generi musicali e hanno ricevuto grande apprezzamento dalla critica italiana e straniera. Le sue collaborazioni spaziano in un vasto universo musicale  che tocca epoche e generi differenti, facendo di lui un artista assolutamente contemporaneo.
    In questo concerto si assisterà a quello che avviene in alcune mostre allestite negli ultimi anni all’interno dei musei, nelle quali il passato e il presente dialogano tra di loro, mostrando al tempo stesso diversità e continuità. Così, nel repertorio che Formenti eseguirà all’Atelier, i brani si succederanno all’interno di logiche precise, si raggrupperanno per analogie di tonalità, ritmo e atmosfera e faranno dialogare Bach e Schubert, Messiaen Kurtag, ma anche John Lennon con quattro autori attuali, ma di generazioni differenti. In primo luogo c’è Pippo Molino, uno dei compositori più significativi e originali presenti nel mondo musicale italiano. Figlio del famoso pittore e illustratore Walter, ha studiato al Conservatorio di Milano con Renato Fait e Franco Donatoni e i suoi lavori sono stati premiati in vari concorsi e sono stati eseguiti nelle più importanti sedi concertistiche, oltre che diffusi in trasmissioni radiofoniche in Europa, Giappone e Stati Uniti. È stato docente di composizione al Conservatorio di Milano e dirige il coro di Comunione e Liberazione. Con Molino si è perfezionato Luca Belloni, compositore che vanta numerose esecuzioni in ambito nazionale e in sale prestigiose. Il più giovane degli autori presentati nel concerto è Giovanni Godio, che affianca l’attività compositiva a quella di letterato. Infine c’è Alessandro Spazzoli, diplomato in composizione e in flauto (strumento in cui si è perfezionato con Ancillotti e Gazzelloni), pluripremiato in concorsi internazionali ed eseguito in tutta Europa, in America e in Giappone.

    ATELIER MUSICALE – XXX stagione
    Sabato 15 febbraio 2025, ore 17.30
    Marino Formenti – Nuovi percorsi del pianoforte
    Marino Formenti (pianoforte).

    Programma:
    P. Molino (1947): In Do;
    J.S. Bach  (1685-1750): Piccolo Praeludium per Wilhelm Friedmann Bach in C BWV 999;
    L. Belloni (1969) – Da Otto piccoli pezzi per pianoforte; Tramonto; Le temps qui s’enfuit; Marsch der Spielzeugsoldaten; … sicut umbra;
    J.S. Bach: Piccolo Praeludium per Wilhelm Friedmann Bach in D BWV 926;
    L. Belloni – Da: Otto piccoli pezzi per pianoforte: for Maudie; Schmerze; Melancholia; Estatico;
    O. Messiaen (1908-1992) – Ile de Feu II
    Première Communion de la Vierge;
    G. Kurtag (1926) – Syrenes of the Deluge;
    A. Spazzoli (1964) – Canzone II;
    G. Kurtag – Pen Drawing to Erszèbet Schaar – Hommage à Petrovics;
    A. Spazzoli – Ferdinando;
    G. Kurtag – Do-Mi d’Arab;
    A. Spazzoli – Miranda; Qui non c’è ascolto;
    G. Kurtag – In Memoriam Edison Denisov;
    G. Kurtag – Keringö (Walzer);
    P. Molino – Itinerario 3 (Tempo di Walzer);
    F. Schubert (1797-1828) – Walzer D980 n. 2;
    G. Godio (1990) – Senhal;
    P. Molino – Itinerario 1;
    J. Lennon (1940-1980) – Oh My Love;
    O. Messiaen – Regard de l’Église d’Amour;
    P. Molino – In Do.

    Introduce Maurizio Franco.

    Dove: Camera del Lavoro, auditorium G. Di Vittorio, corso di Porta Vittoria 43, Milano.
    
Ingresso: biglietto (10 euro) con tessera ordinaria (5 euro) o di sostegno (10 euro).
    Per informazioni: 3483591215; email: secondomaggio@alice.iteury@iol.it
    Direzione e coordinamento artistico: Giuseppe Garbarino e Maurizio Franco.
    Organizzazione: associazione culturale Secondo Maggio.

    Presidente: Gianni Bombaci; vicepresidente: Enrico Intra.
  • La voce di Etty Hillesum, il tributo a Chet Baker: al via il 20 febbraio alla Reggia di Monza la seconda edizione della rassegna “Musique Royale”

    Concerti di classica e di jazz, reading, spettacoli teatrali per bambini ma non solo: ecco le prime anticipazioni sulla nuova stagione

    MONZA – Concerti di musica classica con programmi insoliti e trasversali, performance con alcuni dei più interessanti esponenti del jazz italiano ed europeo (con un’attenzione particolare ad alcuni giovani talenti che si sono già fatti apprezzare all’estero), reading e spettacoli teatrali per i più piccini ospitati in quel gioiellino finalmente recuperato che è il Teatro di Corte della Reggia di Monza: a partire dal 20 febbraio prossimo prenderà il via la seconda edizione della rassegna Musique Royale, ciclo di appuntamenti a misura di grandi e bambini organizzati nei meravigliosi spazi della Villa Reale di Monza dall’associazione culturale Musicamorfosi e dall’Orchestra Canova, con il contributo del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, il supporto di Acinque energia che unisce, il sostegno di Fondazione Cariplo e Fondazione della Comunità di Monza e Brianza, il patrocinio del Comune di Monza. Si è in attesa di conoscere l’esito della richiesta di contributo a Regione Lombardia.
    La nuova stagione di Musique Royale si articolerà attraverso un ricco calendario di eventi, in agenda fino a fine anno: il primo appuntamento, riservato agli studenti delle scuole medie e delle superiori, è fissato, come detto, per giovedì 20 febbraio, quando la Sala degli Specchi della Villa Reale di Monza ospiterà (alle ore 10 e alle 11.30) lo spettacolo “Leggere il cielo”, protagonisti l’Orchestra Canova diretta dal Maestro Enrico Pagano e le voci di Davide Scaccianoce e Beatrice Marzorati. Che cosa accadde il giorno successivo all’emanazione del decreto che impedì ai musicisti ebrei di esibirsi nelle sale da concerto? Attraverso la testimonianza di Etty Hillesum, scrittrice ebrea olandese, e grazie ad alcuni documenti ritrovati tra le carte del circolo musicale che ruotava intorno a suo fratello Mischa, un giornalista riporta alla luce la sua storia, intima e collettiva, personale e artistica, remota ma al tempo stesso contemporanea. Tra letture, parole e musiche (di Golijov, Pärt, Colasanti e Cage) lo spettacolo ripercorre la parabola di una giovane donna, poco osservante ma profondamente attratta dal Divino, che visse sulla propria pelle l’orrore della Shoah ma che rifiutò di salvarsi, seguendo il destino del suo popolo. “Leggere il cielo” propone una ricostruzione del contesto artistico e culturale da una prospettiva e da una testimonianza particolari, quelle di Etty Hillesum: un’iniziale restituzione di un passato ancora prossimo alla memoria e quindi al presente.
    Lo spettacolo verrà replicato venerdì 21 febbraio (ore 19 e 21; ingresso 10 euro; prevendita on line su www.mailticket.it/evento/45877/leggere-il-cielo-ore-19-00 www.mailticket.it/evento/45878/leggere-il-cielo-ore-21-00).

    Il calendario della seconda stagione di Musique Royale verrà svelato un po’ alla volta nelle prossime settimane. Il primo concerto jazz è presentato con l’energia di Acinque, partner di Musicamorfosi, che sabato 22 febbraio porterà nella Sala degli Specchi della Villa Reale di Monza la forza e la freschezza del duo formato dal trombettista e compositore francese David Enhcoenfant prodige della scena transalpina, e dal pluripremiato pianista svizzero Marc Perrenoud, virtuoso degli 88 tasti e dotato di uno spiccato senso dell’improvvisazione: i due musicisti daranno vita a “Chet”, omaggio al genio dell’inimitabile Chet Baker (che in Francia sta facendo registrare sold out un po’ ovunque). La formula è sempre quella del doppio set (ore 19 e 21; ingresso 10 euro; prevendita on line su www.mailticket.it/evento/45841/chet-ore-19-00 e www.mailticket.it/evento/45840/chet-ore-21-00).
    Enhco e Perrenoud si cimenteranno in un imperdibile viaggio sonoro attraverso i temi preferiti di Chet Baker (da My Funny Valentine a Just Friends), mescolandoli con una manciata di composizioni originali e una selezione di standard a lui ispirati in un entusiasmante gioco di specchi nella Sala degli Specchi. In questo progetto i due jazzisti corrono tutti i rischi del caso con l’obiettivo di creare una musica densa di emozioni e riscoprire l’arte intima e sensuale, fragile e poetica, lirica e ombrosa del grande trombettista statunitense.


  • Il jazz di Franco D’Andrea, tra Monk ed Ellington, sabato 8 febbraio alla Camera del Lavoro di Milano

    

    L’Atelier Musicale ospita il piano solo del jazzista italiano, figura di spicco della scena europea: tra rigore e libertà espressiva
    D’Andrea proporrà alcune delle pagine più meditative dei due grandi autori americani, aggiungendo alle loro anche le proprie composizioni

    MILANO – Franco D’Andrea torna all’Atelier Musicale, la rassegna di jazz e classica contemporanea organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio, con un piano solo di grande rilievo in cui affronterà un percorso nella musica di due tra gli autori che ama di più: Thelonious Monk e Duke Ellington, aggiungendo alle loro anche le proprie composizioni.
    La sua performance è in programma sabato 8 febbraio alla Camera del Lavoro di Milano (inizio live ore 17.30; ingresso 10 euro con tessera associativa di 5/10 euro) e, diversamente da quanto avveniva in passato, D’Andrea non affronterà più i brani in lunghi medley, ma approfondirà il significato di ognuno di loro, privilegiando le pagine più meditative e portandole all’interno del proprio mondo sonoro. Un’operazione che prosegue il suo lungo rapporto con la musica dei due giganti americani del jazz, di cui è tra i pochi (soprattutto per per quanto riguarda Monk) a saper veramente tradurre il pensiero compositivo in una musica personale quanto coerente con le pagine originali.
    Nato a Merano, ma residente a Milano sin dagli anni Settanta, D’Andrea è stato un enfant prodige del jazz italiano, ha guidato formazioni prestigiose come i suoi celebri quartetti e il Modern Art Trio, ha partecipato alla storica esperienza del Perigeo, ha collaborato con tanti grandi artefici del jazz nazionale e internazionale (tra cui Enrico Rava, Paolo Fresu, Aldo Romano, Ernst Reijseger, Dave Douglas, Aldo Romano e tantissimi altri) e ha svolto un’attività didattica di enorme rilievo, che ancora oggi lo vede impegnato come docente dei Civici Corsi di Jazz di Milano.
    Maestro assoluto del piano solo, affronta lo strumento con una concezione orchestrale, unendo le caratteristiche del linguaggio moderno e contemporaneo alla grande tradizione del pianismo jazz delle origini, esattamente come i due musicisti sulla cui musica costruirà la performance dell’Atelier.
    L’eccezionale padronanza ritmica del suo modo di suonare, la capacità di sviluppare una concezione armonica che unisce aspetti diversi della storia del piano jazz, oltre all’utilizzo di elementi seriali, fanno del suo linguaggio un vero unicum della scena pianistica, in grado di unire rigore e libertà espressiva. Un concerto di Franco D’Andrea è, quindi, sempre una “lezione” sull’arte del pianoforte nel jazz.

    ATELIER MUSICALE – XXX stagione
    Sabato 8 febbraio 2025, ore 17.30
    Franco D’Andrea – Per Duke e Monk
    Franco D’Andrea (pianoforte).

    Programma:
    Percorso musicale a sorpresa attraverso le composizioni di Thelonious Monk, Duke Ellington e Franco D’Andrea.

    Introduce Maurizio Franco.

    Dove: Camera del Lavoro, auditorium G. Di Vittorio, corso di Porta Vittoria 43, Milano.
    On line: www.secondomaggio.org
    Ingresso: biglietto (10 euro) con tessera ordinaria (5 euro) o di sostegno (10 euro).
    Per informazioni: 3483591215; email: secondomaggio@alice.iteury@iol.it
    Direzione e coordinamento artistico: Giuseppe Garbarino e Maurizio Franco.
    Organizzazione: associazione culturale Secondo Maggio.
    Presidente: Gianni Bombaci; vicepresidente: Enrico Intra.
  • Eventi per bambini e famiglie: la fiaba musicale “L’elefante e la pioggia” in scena sabato 1 febbraio al Bosco delle Querce di Seveso e Meda (Mb)

    Il rispetto della natura e di tutti gli esseri viventi è il messaggio del nuovo spettacolo prodotto dall’associazione culturale Musicamorfosi e presentato in anteprima a Seveso nell’ambito del progetto Insieme per il Bosco, promosso dall’associazione FARE. La vera protagonista è l’acqua: narrata, evocata e danzata ma soprattutto suonata, grazie all’utilizzo di particolari percussioni di origine africana e asiatica 

    SEVESO (MB) – Un imperdibile appuntamento per i bambini , a partire dai quattro anni di età, e per le famiglie, ma più in generale per tutti, è in programma sabato 1 febbraio a Seveso (in via Ada Negri): il centro visite del Bosco delle Querce di Seveso e Meda ospiterà in anteprima, alle ore 16.30 (ingresso libero con prenotazione consigliata a ilboscodellequerce@gmail.com), lo spettacolo “L’elefante e la pioggia”, tratto da una fiaba Masai e prodotto dall’associazione culturale Musicamorfosi, protagonisti Nicoletta Tiberini (voce cantante e recitante), il percussionista Gennaro Scarpato (i due hanno realizzato anche le musiche originali) e la danzatrice Clelia Fumanelli. Andrea Taddei firma la regia, le scene e i costumi, le luci e il suono sono a cura di Andrea Pozzoli, mentre le maschere sono state realizzate nel laboratorio creativo per la terza età dell’associazione La Tartaruga, presso il Centro Polivalente San Zeno di Pisa.
    A chi appartengono l’aria, il sole, la pioggia? Qualcuno può pensare di dominare la natura a proprio vantaggio? Sembra proprio che l’elefante di questa antica fiaba africana somigli al genere umano, che si crede il padrone della Terra e che usa la forza per difendere, con la complicità di guardiani addomesticati, una risorsa che non gli appartiene. Lo spettacolo nasconde una metafora semplice e una morale efficace: l’acqua scende dal cielo per tutti e tutti ne possono essere bagnati e dissetati. L’acqua è nutrimento, l’acqua è vita.
    “L’elefante e la pioggia” è una fiaba musicale e poetica pensata per i più piccoli, ma stimolante e appassionante anche per gli adulti, con un messaggio universale che comprende il rispetto per la natura e per tutti gli esseri viventi che popolano il nostro piccolo pianeta. Vera protagonista dello spettacolo è l’acqua: narrata, evocata e danzata, ma soprattutto suonata grazie alla presenza delle percussioni ad acqua di origine africana e asiatica. L’incredibile tazza taoista e il kalabash africano fanno parte della collezione (960 pezzi unici provenienti da ogni angolo del mondo) della Fondazione Luigi Tronci di Pistoia, nata nel 2008 come Museo della musica e degli strumenti musicali a percussione e centro di documentazione, in mostra permanente presso il Conservatorio di Pistoia.
    Lo spettacolo si svolge nell’ambito del progetto Insieme per il Bosco, promosso dall’associazione FARE in collaborazione con il Circolo Legambiente Laura Conti di Seveso e in progettazione con la rete delle realtà associative territoriali. Per i prossimi due anni queste realtà si impegneranno nello sviluppo di iniziative che volgeranno il loro sguardo sul Bosco e la sua storia, la sua conoscenza, la sua memoria: laboratori e spettacoli di arti performative per le giovani generazioni affinché possano cogliere il suo respiro e costruire nuovi equilibri ecosistemici; conferenze, dibattiti, concerti e mostre che possano restituire all’intera collettività il potente messaggio che il Bosco lancia al nostro presente e al nostro stare in relazione con e nella natura.


  • “Il rito del jazz” alla Cascina Cuccagna di Milano dal 4 al 25 febbraio con l’Østrik Quintet, Nicoletta Tiberini & Daniele Pozzi, il Nomad Silence e il quartetto di Francesco Sensi

    MILANO – Sono quattro gli appuntamenti della rassegna “Il rito del jazz”, organizzata dall’associazione culturale Musicamorfosi in collaborazione con I-Jazz e con il patrocinio del Municipio 4 del Comune di Milano, in programma nel mese di febbraio alla Cascina Cuccagna di Milano. Come sempre, gli eventi ospitati dal Cuccagna Jazz Club, presso il ristorante un posto a Milano, sono a ingresso libero (prenotazioni: www.unpostoamilano.itemail: info@unpostoamilano.it) e la formula è quella consolidata del doppio set (ore 19.30 e 21.30).
    Si comincia martedì 4 febbraio, protagonista l’Østrik Quintet, formazione in cui spicca la presenza di due trombonisti (Simone Capitaneo e Oliseh Obiarinze). Il gruppo, completato da Christian Scaffidi (basso elettrico), Raffaele Garramone (pianoforte) e Nicola D’Auria (batteria), presenterà il progetto “Full of Curtis”, omaggio all’album “Groovin’ With Golson” del sassofonista Benny Golson e, al tempo stesso, tributo al trombonista Curtis Fuller, pioniere del periodo hard bop. Tra i fondatori del Jazztet (con Benny Golson e Art Farmer), Fuller ha collaborato con i più grandi jazzisti della sua epoca, da Dizzy Gillespie a Art Blakey, da John Coltrane a Count Basie, distinguendosi per il suono fluido e il fraseggio sciolto. Non a caso, il trombonista statunitense, oltre che leader di alcune formazioni, è stato anche uno dei più appezzati sideman nella storia del jazz e ha sempre capito come entrare nella mente dei compositori e dei suoi compagni di viaggio. Ne è un esempio lampante proprio il disco “Groovin’ With Golson”, in cui ha dato il meglio di sé. I brani rivisitati verranno presentati dall’Østrik Quintet in una chiave più moderna, mettendo in risalto le melodie iconiche dei soli di Fuller.
    Martedì 11 febbraio, per il secondo appuntamento del mese, spazio a Nicoletta Tiberini (voce e ukulele) e Daniele Pozzi (chitarra), che porteranno in scena il progetto “I love standards”. Gli amori illusori, a senso unico, gli incontri e gli sguardi sono alcuni dei temi che si trovano nei testi delle canzoni proposte da questo duo, nato nel 2016. Tiberini e Pozzi mescolano in modo spontaneo sonorità jazz e brani originali con influenze dalla tradizione italiana del cantautorato e dal musical. Il repertorio, scritto in buona parte dai due musicisti, ha un sapore quasi teatrale, talvolta melodico e raffinato, talvolta moderno, con l’improvvisazione che gioca sempre un ruolo centrale.
    Martedì 18 febbraio si esibirà il Nomad Silence Jazz Project, quartetto formato da Claudio Niniano (chitarra e voce), Jonathan Norani (sassofono tenore), Luca Caiazza (basso) e Marco Zacco (batteria). Il gruppo, che è nato nelle aule dei Civici Corsi Jazz di Milano e che si è già esibito su palcoscenici prestigiosi come quello di JAZZMI e del festival City of Guitars di Locarno, presenterà per lo più brani originali composti da Claudio Niniano e poi arrangiati dalla band al completo, in un dialogo continuo tra pagina scritta e improvvisazione.
    Infine, martedì 25 febbraio, per l’ultimo concerto del mese, riflettori puntati sul quartetto guidato dall’emergente chitarrista e compositore Francesco Sensi. Formatosi prima presso il Conservatorio F. Morlacchi di Perugia e poi al Conservatorio G. Verdi di Milano, dove ha completato gli studi, Sensi ha pubblicato l’anno scorso il suo album d’esordio “In Abstracto”, lodato dalla critica e dagli addetti ai lavori. I brani originali del disco sono influenzati, in gran parte, dalla scena jazz newyorkese di fine anni ‘90. I principali punti di riferimento per i quattro giovani musicisti della band sono artisti come Aaron Parks e Kurt Rosenwinkel: l’idea del gruppo (completato da Davide Cabiddu al pianoforte, Enrico Palmieri al contrabbasso e Marcello Repola alla batteria) è quella di trovare un punto d’incontro tra il jazz moderno e altri generi musicali, mantenendo sempre un legame con la tradizione.

    CUCCAGNA JAZZ CLUB – IL RITO DEL JAZZ
    Un posto a Milano, Cascina Cuccagna, via Cuccagna 2/4, Milano.
    Ingresso libero. Informazioni: tel. 025457785; email: info@unpostoamilano.it
    Prenotazioni: www.unpostoamilano.it

    I CONCERTI DEL MESE
    Martedì 4 febbraio, ore 19.30 e 21.30
    FULL OF CURTIS – ØSTRIK QUINTET
    Simone Capitaneo, trombone
    Oliseh Obiarinze, trombone
    Christian Scaffidi, basso elettrico
    Raffaele Garramone, pianoforte
    Nicola D’Auria, batteria

    Martedì 11 febbraio, ore 19.30 e 21.30
    I LOVE STANDARDS
    Nicoletta Tiberini, voce e ukulele
    Daniele Pozzi, chitarra

    Martedì 18 febbraio, ore 19.30 e 21.30
    LOVE SONGS – NOMAD SILENCE JAZZ PROJECT
    Claudio Niniano, chitarra e voce
    Jonathan Norani, sax tenore
    Luca Caiazza, basso
    Marco Zacco , batteria

    Martedì 25 febbraio, ore 19.30 e 21.30
    FRANCESCO SENSI QUARTET
    Francesco Sensi, chitarra
    Davide Cabiddu, pianoforte
    Enrico Palmieri, contrabbasso
    Marcello Repola, batteria
  • “Both Sides Now”: la Monday Orchestra e Simona Severini  omaggiano Joni Mitchell mercoledì 22 gennaio al Blue Note di Milano

    “Both Sides Now”: la Monday Orchestra e Simona Severini omaggiano Joni Mitchell mercoledì 22 gennaio al Blue Note di Milano

    La big band diretta da Luca Missiti e la vocalist Simona Severini di nuovo sul palco del jazz club milanese per un tributo alla poetessa della West Coast

    MILANO – A un anno di distanza dal doppio sold out fatto registrare in occasione del concerto-tributo a Nina Simone, la Monday Orchestra diretta da Luca Missiti e la vocalist Simona Severini saranno di nuovo insieme sul palco del Blue Note di Milanomercoledì 22 gennaio, per un omaggio a Joni Mitchell, icona della musica americana. Il concerto, intitolato “Both Sides Now”, inizierà alle ore 20.30 (ingresso 27-32 euro;  prevendita on line su www.bluenotemilano.com/evento/concerto-monday-orchestra-simona-severini-22-gennaio-2025-milano).
    Cantautrice di estrazione folk, nel corso della sua lunga e fortunata carriera Joni Mitchell ha pubblicato album memorabili (tra cui Ladies of the Canyon, Court and Spark, Hejira e Blue) e un’infinità di canzoni meravigliose (A Case of You, Big Yellow Taxi, Both Sides Now, River,  Help Me, The Circle Game, Ladies of the Canyon solo per citarne alcune) e ha esplorato diversi generi musicali, dal jazz al pop fino alla sperimentazione elettronica, coltivando anche la passione per altre forme d’arte come la la pittura. In ambito jazzistico, l’artista canadese (nata a Fort Macleod nel 1943) ha condiviso esperienze e progetti con musicisti del calibro di Charles Mingus, Wayne Shorter, Jaco Pastorius, Pat Metheny, Herbie Hancock e Peter Erskine. Il repertorio che la Monday Orchestra e Simona Severini eseguiranno al Blue Note esplorerà, in particolare, la collaborazione tra la Mitchell e Charles Mingus, che si concretizzò nell’album Mingus del 1979.
    Afferma Simona Severini«Joni Mitchell è l’artista a cui più di tutte mi ispiro e quella che più mi ha influenzata. Ancora oggi, dopo tanti anni, quando ascolto una sua canzone rimango incantata dalla profonda bellezza e dall’onestà della sua musica. Ogni nota, ogni parola, ogni accordo sono parti di complessi quanto splendidi affreschi sonori e la sua musica ha la vitalità e la concretezza di un dipinto». Le fa eco Luca Missiti, il direttore della Monday Orchestra«Siamo molto felici di tornare a collaborare con Simona dopo il concerto dello scorso anno che ruotava intorno alla figura di Nina Simone. Siamo doppiamente felici di proporre, questa volta, un repertorio dedicato a Joni Mitchell, esplorando in particolare il suo lato più jazzistico, quello della collaborazione con Charles Mingus, di cui proporremo una rilettura del celebre brano “Goodbye Pork Pie Hat”, oltre ad alcune famosissime canzoni della stessa Mitchell come “Big Yellow Taxi” e “Both Sides Now”».

    Fondata da Luca Missiti nel 2006, la Monday Orchestra si è affermata come una delle realtà più interessanti del panorama jazz italiano. In quasi vent’anni di attività ha collaborato con musicisti del calibro di Randy Brecker, Bob Mintzer, Mike Mainieri, Sarah McKenzie, Emanuele Cisi, Gianluigi Trovesi, Tullio De Piscopo, Daniele Scannapieco, Franco Ambrosetti, Pietro Tonolo e Maurizio Giammarco e ha pubblicato cinque album: l’ultimo, intitolato “Un Poco Loco – The Music of Bud Powell” (con la presenza di due solisti d’eccezione quali Fabrizio Bosso alla tromba e Rosario Giuliani al sax), è stato presentato la scorsa primavera proprio al Blue Note di Milano.

    Chitarrista di formazione classica, diplomata in canto presso i Civici Corsi di Jazz di Milano, di cui è ora docente, Simona Severini ha collaborato con noti musicisti e compositori italiani nell’ambito del jazz e del cantautorato, tra i quali Pacifico, Enrico Pieranunzi, Giorgio Gaslini e Gabriele Mirabassi. Ha cantato in prestigiosi festival in tutta Europa (tra cui il London Jazz Festival, Umbria Jazz e il Festival dei Due Mondi di Spoleto) e con il progetto “Fedra” si è esibita alla Cappella Paolina del Quirinale e in alcune rassegne di musica classica. Il Presidente Sergio Mattarella l’ha nominata Cavaliere della Repubblica Italiana.


  • L’India, lo yoga e la musica di Ravi Shankar   mercoledì 22 gennaio al Polillo ARt COntainer di Milano

    L’India, lo yoga e la musica di Ravi Shankar mercoledì 22 gennaio al Polillo ARt COntainer di Milano

    Musica e meditazione con Flavio Minardo (sitar), Luca Russo (flauto bansuri) e l’insegnante di yoga Elisabetta Salerio, che daranno vita 
    alla serata-evento “Y come YOGA”, dedicata al grande compositore indiano, in occasione del nuovo appuntamento della rassegna “Alfabeto di PARCO”

    MILANO – È dedicato al grande compositore Ravi Shankar e alla musica indiana il nuovo appuntamento di “Alfabeto di PARCO”, la rassegna sugli artisti che hanno rivoluzionato il Novecento ideata e organizzata da Antonio Ribatti e Roberto Polillo negli spazi di PARCO, il Polillo ARt COntainer, centro polifunzionale e multidisciplinare e aggregatore culturale situato in via Binda 30 (zona Barona), a Milano.
    L’evento, intitolato “Y come YOGA”, è in programma mercoledì 22 gennaio (inizio live ore 20.30, contributo artistico 15-20 euro; biglietteria on line su www.mailticket.it) e sarà un viaggio nella cultura indiana con la partecipazione di Flavio Minardo (sitar) e Luca Russo (flauto bansuri), tra i massimi esperti italiani di musica indiana, Elisabetta Salerio, insegnante di yoga che da anni studia le culture e i riti ancestrali per elaborare nuove modalità di pratica e meditazione, e ospiti a sorpresa.

    Virtuoso del sitar (strumento a corde pizzicate simbolo della musica classica indiana, simile al liuto), fondatore dell’Orchestra nazionale indiana e ambasciatore della cultura del suo Paese nel mondo, Ravi Shankar ha avuto un ruolo decisivo nel far conoscere all’Occidente il grande patrimonio musicale dell’India. Le sue straordinarie improvvisazioni al sitar e la sua personalità carismatica, fuori dagli schemi e dalle convenzioni, hanno richiamato l’attenzione, tra gli altri, di celebri gruppi pop e rock (a partire dai Beatles e dalla sua storica collaborazione con George Harrison), star del cinema (come Peter Sellers) e jazzisti di fama mondiale (fra cui John Coltrane).

    La musica indiana e lo yoga condividono un profondo legame, radicato nella filosofia e nella cultura dell’India. Entrambe le discipline sono state coltivate per millenni e sono considerate strumenti potenti per la crescita spirituale e il benessere individuale. Partendo da questo assunto, i protagonisti di “Y come YOGA” daranno vita a un evento in cui alcune delle più celebri composizioni di Ravi Shankar e altri brani della tradizione musicale indiana si mescoleranno a racconti, aneddoti, curiosità e a un’esperienza immersiva e meditativa, a cura di Elisabetta Salerio, che inviterà i partecipanti a chiudere gli occhi e percepire la musica come un flusso energetico.

    Nel corso della serata sarà attivo il bar, aperto dalle ore 19 e gestito da 10gradinord, storico locale radicato nel quartiere Barona, specializzato in birre artigianali italiane e cibo sostenibile di qualità. Prima dello spettacolo, infine, ci sarà spazio per il dj set Psycophono, selezione di vinili (world music, folk, psichedelia, rock, funk, soul e jazz dagli anni ’50 agli anni ’80) provenienti da diversi angoli del mondo.

    La nuova stagione della rassegna Alfabeto di PARCO, che gode del patrocinio del Municipio 6 del Comune di Milano, proseguirà fino alla prossima estate con altri imperdibili appuntamenti: il prossimo, in programma mercoledì 19 febbraio, sarà G come GIAMAICA”ovvero “Bob Marley e la rivoluzione Reggae”, protagonisti Vito War alla consolle e Pierodread & Real Vibes Band sul palco.

    ALFABETO DI PARCO, stagione 2024/2025
    Direttore artistico: Antonio Ribatti.
    Ingresso con contributo artistico di 15-20 euro.
    Prevendita: www.mailticket.it