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“Tubular Bells Variations”: l’Artchipel Orchestra omaggia il genio creativo di Mike Oldfield sabato 28 ottobre a Rho
MILANO – Mezzo secolo fa, nel maggio del 1973, il musicista inglese Mike Oldfield pubblicava “Tubular Bells”, il suo disco d’esordio, considerato dalla critica un capolavoro. Album strumentale in cui folk, classica, rock, minimalismo ed echi new age si fondono perfettamente, “Tubular Bells” fu il primo titolo della neonata etichetta Virgin Records di Richard Branson ed ebbe un enorme successo, grazie anche a un tema inserito nella colonna sonora del film “L’esorcista”, che lo portò a restare nelle classifiche britanniche per 279 settimane, vendendo nel solo Regno Unito 2.630.000 copie e circa 15 milioni in tutto il mondo. Una curiosità: il disco fu realizzato esclusivamente da Oldfield, che suonò da solo tutti gli strumenti.A distanza di cinquant’anni dall’uscita dell’album, l’Artchipel Orchestra, formazione milanese tra le più importanti nel panorama jazzistico italiano, presenterà sabato 28 ottobre al Teatro Civico Roberto De Silva di Rho (Mi), in prima assoluta, “Tubular Bells Variations”, originale rilettura del lavoro di Oldfield in cui i temi più significativi vengono esposti e sviluppati attraverso una partitura in bilico tra scrittura e improvvisazione. Il concerto inizierà alle 21 e il prezzo dei biglietti varia da 10 a 33 euro (on line: www.vivaticket.com/it/ticket/tubular-bells-variations- ).artchipel-orchestra/214850 Spiega Ferdinando Faraò, fondatore e direttore dell’Artchipel Orchestra: «L’idea di avvicinarmi e confrontarmi con la musica di Mike Oldfield risale ad alcuni anni fa. Considero “Tubular Bells” un’opera iconica, che mi colpì moltissimo fin da ragazzo. Nel 2017 ho arrangiato per orchestra la prima parte del disco, riferendomi ai temi principali e alternandoli a momenti di improvvisazione sulle strutture tematiche, ma anche su strutture libere. I “ferimenti” tematici e strutturali hanno un ruolo fondamentale in questa mia personale visione dell’opera che, a distanza di alcuni anni, ho voluto ridefinire e contestualizzare in un’ottica di libera rilettura, caratterizzata da continue variazioni. Non per nulla abbiamo intitolato il concerto di Rho “Tubular Bells Variations”. Inoltre, nella seconda parte della nostra esibizione ci sarà spazio per la prima esecuzione della suite “Tube”, che ho scritto per l’occasione, ispirata al capolavoro di Oldfield».Insieme a Ferdinando Faraò, sul palco del Teatro Civico Roberto De Silva si esibiranno Marco Fior, Marco Mariani e Matteo Vertua (trombe), Alberto Bolettieri (trombone), Fiorenzo Gualandris (tuba), Rudi Manzoli (sax soprano), Paolo Lopolito (sax alto), Germano Zenga (sax tenore), Rosarita Crisafi (sax baritono), Alberto Zappalà (clarinetto basso), Carlo Nicita (flauto), Naima Faraò e Francesca Sabatino (voci), Giuseppe Gallucci (chitarra elettrica), Luca Gusella (vibrafono), Paola Tezzon e Giulia Larghi (violini), Luca Pedeferri (pianoforte, fisarmonica), Andrea Serino (tastiere), Gianluca Alberti (basso elettrico), Stefano Lecchi (batteria) e Lorenzo Gasperoni (percussioni).Nata nel 2010, l’Artchipel si è aggiudicata tre volte (nel 2012, nel 2017 e nel 2022) il “Top Jazz”, il referendum indetto dalla rivista Musica Jazz come miglior formazione italiana, e si è esibita nei principali festival italiani. Nel corso degli anni questo collettivo “ad assetto variabile” è passato da un repertorio di brani originali ad arrangiamenti propri di composizioni scritte negli anni Settanta, Ottanta e Novanta da Mike Westbrook, Alan Gowen, Fred Frith, Dave Stewart e, più di recente, da Jonathan Coe, celebre romanziere britannico. Da sempre, infatti, il gruppo milanese ha nel suo Dna una spiccata vocazione internazionale e può vantare prestigiose collaborazioni con musicisti del calibro di Keith Tippett, Julie Tippetts, Mike e Kate Westbrook, Karl Berger, Ingrid Sertso, Adam Rudolph, Cyro Baptista, ma non solo.Sabato 28 ottobre 2023Teatro Civico Roberto De Silva, piazza Enzo Jannacci 1, Rho (Mi).Artchipel Orchestra – Tubular Bells VariationsInizio concerto: ore 21.Biglietti: da 10 a 33 euro. -
International Jazz Day: Artchipel Orchestra & Jonathan Coe in concerto sabato 30 aprile al Teatro Fontana di Milano
MILANO – Sabato 30 aprile si celebra in tutto il mondo l’International Jazz Day, la Giornata internazionale del jazz promossa dall’Unesco, e a Milano è in programma un appuntamento davvero imperdibile: il Teatro Fontana ospiterà, infatti, il concerto dell’Artchipel Orchestra & Jonathan Coe, progetto prodotto da AHUM – con la direzione artistica di Antonio Ribatti – e basato su alcune composizioni originali del celebre romanziere britannico (inizio live ore 21; ingresso 21 euro, 17 euro ridotto convenzionati, 10 euro ridotto over 65 e under 14; biglietti acquistabili su https://www.vivaticket.com/it/biglietto/artchipel-orchestra- ).jonathan-coe/178899 Probabilmente non tutti sanno che l’autore di fortunati romanzi quali “La famiglia Winshaw”, “La banda dei brocchi” e “Middle England” è anche musicista e compositore. Prima di raggiungere il successo come scrittore, Coe si era dedicato con trasporto e passione alla musica, sperando che potesse diventare per lui una professione: negli anni Ottanta era il tastierista di “Wanda and the Willy Warmers”, un gruppo femminile di cabaret, e “The Rotters’ Club”, il titolo originale di quello che è probabilmente il suo romanzo più noto in Italia (“La banda dei brocchi”), è anche il titolo del secondo album degli Hatfield and the North, uno dei principali gruppi progressive rock inglesi.Le cose sono andate diversamente: «La musica e la composizione sono un hobby – spiega Coe – e si relazionano con la mia vita da scrittore, che è la mia vocazione». La musica, d’altronde, ha da sempre un ruolo di primo piano nella sua produzione letteraria. Quanto ai gusti e alle preferenze, Coe ha dichiarato più volte, in passato, di amare non solo il progressive rock ma anche la classica («Ascolto Bach, Ravel e Debussy»), il jazz (in particolare, Miles Davis, Bill Evans, Charles Mingus, Steve Swallow e Carla Bley) e la musica strumentale.Come detto, l’Artchipel Orchestra, una delle formazioni più rappresentative della scena jazz italiana, eseguirà alcune sue composizioni: gran parte dei brani scelti e arrangiati da Ferdinando Faraò e dai suoi musicisti è tratta da due raccolte pubblicate dallo scrittore inglese sulle piattaforme Bandcamp e Spotify, intitolate rispettivamente “Unnecessary Music” e “Invisible Music”. Coe definisce così la sua musica: «La descriverei come rock strumentale, con una forte enfasi sulla melodia. Un po’ come facevano le band britanniche della scena di Canterbury degli anni ’70. Ho assistito a un concerto dell’Artchipel Orchestra nel 2014 a Milano, che eseguì musiche di Alan Gowen e Robert Wyatt. In quel periodo Massimo Giuntoli suonava le tastiere con loro e anch’io stavo lavorando con Massimo per un concerto di miei brani originali che si sarebbe tenuto pochi giorni dopo al Festival Collisioni di Barolo. Così ho conosciuto altri membri dell’orchestra, incluso Ferdinando Faraò. Poi ho messo on line un album di mie composizioni e ho spedito il link ad alcuni amici, incluso Ferdinando. Con mia grande sorpresa lui mi ha risposto, dicendo che gli piaceva la musica e che avrebbe voluto creare degli arrangiamenti per l’Artchipel Orchestra. Non potevo esserne più contento. Ho sempre sognato che la mia musica venisse eseguita da musicisti così talentuosi». Aggiunge Ferdinando Faraò, direttore dell’Artchipel Orchestra: «Dopo l’ascolto dei suoi brani, percepii subito che metterci mano sarebbe stata una bella sfida e manifestai a Jonathan la mia intenzione di voler “trattare” le sue composizioni in una veste orchestrale con arrangiamenti di largo respiro. La musica di Coe è apparentemente semplice, ha un impianto decisamente “british” al quale fanno da sfondo echi canterburiani, reminiscenze “progressive”, cicli melodici ed elementi jazz con strutture e sviluppi sorprendenti. Il nostro lavoro è stato, quindi, una rilettura dove la musica si muove sempre in bilico tra il “riferimento” e il “ferimento”, dando vita così a nuove interpretazioni e a nuovi sviluppi nell’ampia prospettiva del linguaggio orchestrale».Per l’Artchipel Orchestra, gruppo milanese che in poco più di dieci anni di attività ha pubblicato quattro album, aggiudicandosi per due volte (nel 2012 e nel 2017) il primo posto nella categoria “Miglior formazione italiana” nel referendum “Top Jazz” indetto dalla rivista specializzata “Musica Jazz”, la collaborazione con Jonathan Coe è iniziata lo scorso luglio, in occasione dell’Estate Sforzesca di Milano, e si è consolidata nel tempo. L’ensemble diretto da Ferdinando Faraò si è esibito nei più importanti festival jazz nazionali, affiancato da ospiti internazionali del calibro di Keith Tippett, Karl Berger, Mike e Kate Westbrook, Ingrid Sertso, Pete Whyman, Chris Cutler, Adam Rudolph, Cyro Baptista e Julie Tippetts.Sabato 30 aprile 2022 – International Jazz DayArtchipel Orchestra & Jonathan CoeTeatro Fontana, via G. A. Boltraffio 21, Milano.Informazioni e prenotazioni: biglietteria@teatrofontana.it.Tel: 0269015733.Inizio live: ore 21.Biglietto: intero 21 euro; 17 euro ridotto convenzionati, 10 euro ridotto over 65 e under 14. -
Al via lunedì 14 marzo a Milano il progetto Artchipel Hub dell’Artchipel Orchestra
MILANO – Nel linguaggio informatico, la parola hub identifica il dispositivo che mette in collegamento tra loro computer e reti; nel settore dei trasporti e della mobilità, l’hub è un grande scalo internazionale che raccoglie la maggior parte del traffico aereo di un Paese e al quale fanno capo numerose rotte. E in campo musicale? In questo ambito, il termine hub è sinonimo di piattaforma o, meglio ancora, di rete.Non a caso, “Artchipel Hub”, la nuova iniziativa dell’Artchipel Orchestra, formazione milanese tra le più apprezzate della scena jazz italiana, fondata e diretta dal batterista e compositore Ferdinando Faraò, si pone l’obiettivo di far nascere un network, una rete attraverso la quale si creino relazioni e confronti non solo tra i musicisti, ma anche tra gli artisti e il pubblico. Come? Dando vita a laboratori inclusivi che siano, al tempo stesso, prove aperte (in senso letterale, aperte cioè anche ai musicisti che non fanno parte in pianta stabile dell’ensemble milanese e agli spettatori), sedute di improvvisazione e, infine, esecuzione, in forma di concerto, di alcuni brani tratti dal repertorio del collettivo guidato da Faraò.“Artchipel Hub” è un progetto articolato in tre date, organizzate in collaborazione con il Garage Moulinski di Milano, spazio in cui la musica jazz è di casa. Si partirà lunedì 14 marzo (inizio ore 21.30, ingresso libero con consumazione o cena; prenotazioni al 3493306000) e si proseguirà l’11 aprile e il 16 maggio: nel corso di questi incontri verranno analizzate, discusse ed eseguite musiche di autori come Jonathan Coe, John Greaves, Misha Mengelberg, Mike Westbrook, Keith Tippett, Hugh Hopper, Mike Oldfield, Phil Miller, Lindsay Cooper, Robert Wyatt e Mike Ratledge, con arrangiamenti per orchestra a cura di Beppe Barbera, Ferdinando Faraò e Francesco Forges. Ma l’ambizione degli ideatori di questa iniziativa è di stabilire, soprattutto, interazioni, relazioni, confronti e collaborazioni tra i musicisti e il pubblico, che non si limiterà al mero ascolto, a una presenza “passiva”, ma verrà chiamato a partecipare al processo creativo in atto.Spiega Ferdinando Faraò: «La produzione, la diffusione e la divulgazione della musica si realizzano soprattutto attraverso l’organizzazione di concerti e festival, la vendita e l’ascolto dei dischi, la promozione e così via. Tutto ciò è ovvio e, per così dire, fisiologico. Ritengo però che occorra sottolineare anche l’importanza, a volte un po’ trascurata, dei “processi” che stanno alla base di una dinamica sociale e di relazione tra i musicisti, che si sviluppano all’interno di contesti come quello, per esempio, dell’orchestra. In questi processi, il bisogno che sta alla base del fare musica non è tanto quello della realizzazione di un “prodotto” da esibire o da vendere, ma piuttosto quello di un lavoro che privilegia uno sforzo collettivo inclusivo, nel segno della ricerca, della sperimentazione e della condivisione. Sentiamo, quindi, la necessità di dare vita a una forma di associazionismo libero e spontaneo, invitando i musicisti a partecipare al processo di organizzazione della musica attraverso, per esempio, l’esperienza di prove aperte che siano davvero inclusive. Crediamo che il fare musica non debba essere solo un atteggiamento estetico fine a se stesso, ma riteniamo che debba far parte di un determinato modo di vivere. Fare musica insieme vuol dire ritrovarsi, parlarsi, confrontarsi e immergersi, come nel nostro caso, anche negli aspetti organizzativi di un’orchestra. Fare musica, in definitiva, vuol dire fare cultura».Nata nel 2010, l’Artchipel Orchestra ha pubblicato quattro album (“Never Odd or Even”, “Artchipel Orchestra Plays Soft Machine”, “To Lindsay: omaggio a Lindsay Cooper” e “Truly Yours: musica di Phil Miller”), aggiudicandosi per due volte (nel 2012 e nel 2017) il primo posto nella categoria “Miglior formazione italiana” nel referendum “Top Jazz” indetto dalla rivista specializzata “Musica Jazz”. Da segnalare, inoltre, che nel 2014 l’ensemble milanese ha ottenuto il secondo posto e che nel 2020 si è classificato tra i Top Ten.Oltre ai favori della critica, l’Artchipel ha riscosso, da subito, anche quelli del pubblico: Faraò e i suoi musicisti si sono esibiti, infatti, nei più importanti festival jazz nazionali, affiancati da ospiti internazionali del calibro di Keith Tippett, Karl Berger, Mike e Kate Westbrook, Ingrid Sertso, Pete Whyman, Chris Cutler, Adam Rudolph, Cyro Baptista e Julie Tippetts. -
“Top Jazz 2020”: l’Artchipel Orchestra votata ancora una volta tra i migliori gruppi italiani
Nel referendum indetto dal mensile specializzato “Musica Jazz” arriva un altro prestigioso riconoscimento per l’ensemble milanese diretto dal batterista
e compositore Ferdinando Faraò. Che commenta: «Nonostante le difficoltà del momento, che riguardano soprattutto i grossi organici, l’Artchipel non si è mai fermata e lo scorso anno abbiamo pubblicato due album. Le orchestre?
Fanno ricerca, divulgazione, sperimentazione e sono una risorsa preziosa
per il jazz italiano. Credo che il loro ruolo debba essere valorizzato»MILANO – C’è anche una folta rappresentanza della scena jazz milanese tra le band e i musicisti più votati dalla critica specializzata nel referendum “Top Jazz 2020” indetto dalla rivista “Musica Jazz”, i cui risultati sono stati resi noti nei giorni scorsi: l’Artchipel Orchestra, lavoro in divenire del batterista, compositore, arrangiatore e direttore Ferdinando Faraò, è stata, infatti, inserita nella top ten all’interno della categoria “Miglior gruppo italiano”. Quest’anno l’Artchipel, che era stata già protagonista del prestigioso referendum vincendo le edizioni del 2012 e del 2017 e che si era piazzata seconda nel 2014, si è classificata all’ottavo posto.
Si tratta di un ulteriore, importante, riconoscimento del lavoro svolto dalla formazione milanese, che l’anno scorso ha compiuto i dieci anni di attività: il collettivo è nato infatti nel 2010 da un’idea di Ferdinando Faraò, che così commenta i risultati dell’ultimo “Top Jazz”: «Artchipel è l’unica orchestra tra i gruppi più votati e crediamo che questo dato sia indicativo delle difficoltà che incontrano oggi i grossi organici. Esistono, nel nostro Paese, diverse orchestre, realtà meravigliose presenti in tutto il territorio nazionale che coinvolgono tanti musicisti in qualità di esecutori, compositori e arrangiatori. Realtà che fanno divulgazione e ricerca, che mettono insieme diversità, che favoriscono scambi e incontri e che costituiscono, a mio avviso, una realtà importante per tutto il jazz italiano. Occorrerebbe una forte presa di coscienza delle potenzialità di queste formazioni da parte di tutti, a cominciare ovviamente dagli organizzatori e dai direttori artistici dei festival. Recentemente è stato organizzato, a Bologna, il primo convegno delle Orchestre nazionali di jazz indetto dall’associazione Jazz Network, con lo scopo di dare vita a un coordinamento nazionale. Mi auguro che tutto ciò possa realizzarsi al più presto, non appena la morsa del Covid si allenterà. Confidiamo, inoltre, di recuperare i concerti della scorsa estate, saltati purtroppo a causa dell’emergenza sanitaria, tra cui quello in programma a Perugia nell’ambito del prestigioso festival Umbria Jazz».
Il recente riconoscimento dei critici di “Musica Jazz” assume un significato particolare in tempi di pandemia, tanto più che, nonostante lo stop alla musica dal vivo, ai festival, ai concerti e alle rassegne, in realtà l’attività dell’Artchipel Orchestra non si è mai fermata. Nel 2020, infatti, la formazione milanese ha pubblicato ben due album, che hanno avuto importanti riscontri internazionali di pubblico e di critica: il primo è “Batik Africana Suite” (Ponderosa Music Records), realizzato in collaborazione con l’Orchestra di via Padova, ensemble multietnico “made in Milano”; il secondo è “Truly Yours – Musiche di Phil Miller”, allegato al numero di “Musica Jazz” dello scorso settembre. Si tratta di due lavori molto richiesti in Europa (Spagna, Francia, Olanda, Inghilterra e Germania) e Oltreoceano (Stati Uniti e Canada). Del resto, da sempre l’Artchipel Orchestra ha nel suo Dna una spiccata vocazione internazionale e può vantare prestigiose collaborazioni con musicisti del calibro di Keith e Julie Tippetts, Mike e Kate Westbrook, Karl Berger, Ingrid Sertso, Adam Rudolph, Cyro Baptista ma non solo.