Tag: brit rock

  • SOUNDELIRIO “Nato nella quinta stagione” è il nuovo singolo del duo dalle sonorità brit rock e hard rock che anticipa l’album “Mostralgia”

    Un’ode all’anomalia e al diverso con sonorità che si alternano fra il brit rock e l’hard rock. 

    In radio dal 22 ottobre

    “Nato nella quinta stagione” è il secondo singolo dei SounDelirio che anticipa l’album d’esordio di prossima uscita “Mostralgia”. Se con il primo singolo – “Ridi come se non fossi qui” – il duo rock ha voluto rompere il ghiaccio puntando su ruvidezza e sonorità stranianti, con questo nuovo brano si intuisce ancor più l’identità rock dell’intero progetto discografico

    In latino “Monstrum” si traduce come “fenomeno, prodigio” e questo brano è implicitamente  dedicato a tutti gli incompresi, o che si ritrovano tali perchè non vengono guardati dagli occhi “giusti”. È un singolo dedicato alle differenze, le minoranze, le singolarità. 

    «L’amore per i mostri, per quelli senza pelle, per chi cammina in solitaria contro vento è lo stesso che proviamo per l’anomalia, per tutto ciò che vira dalla traiettoria della “normalità”. Non cogliere la ricchezza della diversità significa perdere un’opportunità di evoluzione per l’anima». SounDelirio 

    L’atmosfera attinge al fantasmagorico, mischiando slanci cupi e speranze di redenzione per celebrare, in questa ballade con accenti di hard rock, tutti i “guerrieri senza coperta né consolazione”.

    Etichetta: BOLESKINE HOUSE RECORDS

    Edizioni:  UDEDI MUSICA E CULTURA

    Radio date: 22 ottobre 2021

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    BIO

    SounDelirio è un duo. Un progetto insieme recentissimo e antichissimo. Il risultato della fusione di due anime in rock, Francesco Quinto e Alessandro Tacchini, ognuna col suo bagaglio di suggestioni e motivazioni. Francesco Quinto, autore e musicista, inizia sin da adolescente, a scrivere canzoni. All’epoca è influenzato dall’ultimo rantolo dell’hard rock classico. Divora dischi, scrive poesie, compie i primi esperimenti di fusione tra rabbia a sei corde ed elegie leopardiane. Fonda e distrugge parecchi gruppi, partecipando, sino ai vent’anni, alle realtà musicali della sua provincia. Poi cambia rotta: dopo la laurea in giurisprudenza ed il diploma in cinematografia, inizia una vita ordinaria. Mettendo la tigre interiore in gabbia. Nonostante mille responsabilità, nella sua vita echeggia il rock (che sopravvive in una stanzetta, fisica e mentale, tra amplificatori, cavi impolverati e marchingegni per registrare). Continua a scrivere canzoni. Poi ancora versi e poesie. Passano gli anni. Lo scrigno è pieno e la chiusura cede. Tutto fuoriesce quando incontra Alessandro Tacchini. Vite similari. Alessandro viaggia incazzato tra schemi borghesi e urli underground. Inizialmente chitarrista, coltiva sommessamente l’hobby del rock. Si laurea e trova un lavoro. Continuando a girare intorno al sogno rock, come una iena intorno ad una carcassa. La sua voce nasce per caso quando, chiamato a suonare la chitarra in una fun band, sostituisce quasi casualmente il cantante. Inizia un’attività live mediante la quale prende confidenza col suo ruolo inaspettato. La sua voce lo trasforma in un personaggio pirandelliano che vuole storie e identità da rappresentare. Ha bisogno di un regista e di un demiurgo e le band locali non funzionano, non comprendono il mondo sotterraneo della sua anima. All’incontro dei due SounDelirio, bastano poche parole, un testo tirato fuori per caso, una birra insieme. Il primo album è già tutto dentro di loro e viene fuori in pochissimi mesi. Fuori impervia la pandemia, ma il 17 settembre esce il primo singolo “Ridi come se non fossi qui”. 

  • Riff Willer “Streets of chance” segna l’esordio del cantautore abruzzese

    Lo stile brit rock caratterizza le otto tracce dell’album, dense di emozioni e spunti autobiografici.

    «Concepito e scritto in inglese, l’album, il primo, è un po’ il riassunto dei miei 23 anni: un’altalena di sogni e speranze, ambizioni e giornate no, sfiducia improvvisa alternata alla voglia un po’ folle di farcela, di ritagliarmi uno spazio tutto mio nel mondo che più amo, la musica» Riff Willer

    Su tutto il lavoro ha influito il suo forte ascendente britannico: il Regno Unito è per Riff Willer la culla del rock e del pop. Una miniera che lo affascina da sempre: fin da piccolo ascoltava infatti per ore i Queen, Bowie, i Gallagher e che ha avuto modo di conoscere più da vicino in una recente, seppur breve, ma significativa esperienza in Gran Bretagna. Così, tra le atmosfere di Manchester e le corse a perdifiato nel verde dei prati e tra i laghi del Nord Ovest, a due passi dalla Scozia, il suo lavoro ha preso forma.

    TRACK BY TRACK

    Paper Planes – «La prima traccia. A volte, pensando alla mia passione musicale e al sogno di farcela, mi chiedo se, invece, sono soltanto un parassita che sta perdendo il suo tempo. Poi però penso che, stare dietro la scrivania di un ufficio a lanciare aeroplanini di carta per la noia di un lavoro non appagante, sarebbe ancora peggio».

    Lou – «Mi sono ispirato a Freud, nello specifico alla sua teoria dei sogni. Quando si dorme e si sogna, l’inconscio proietta immagini, scene. Se si ha un desiderio, anche sessuale, potresti vederlo in maniera insolita, pure bizzarra. “Niente è reale, tutto è chiaro”, canto nel pezzo, perché, in generale, si sogna qualcosa che si desidera, ma non lo stai vivendo per davvero, perché stai dormendo. Un animo tormentato e problematico che si prefigge di “lasciarsi tutto alle spalle e di trovare la pace dei sensi”».

    Step Outside – «Un inno alla gioia del vivere, del viaggiare e dell’uscire dalle proprie certezze e dai luoghi abituali per abbracciare l’avventura. “Esci fuori, abbraccia la tempesta, non c’è motivo per nasconderti”».

    I’m not sleeping – «“Sono travolto dalla realtà che uccide la mia filosofia”, consapevolezza di avere un altro tipo di mentalità. Nel componimento propongo la difficoltà di conformarsi a una realtà morta intellettualmente fino al punto di sentirsi sbagliato».

    Tidal Wave – «Ricalcando il dottor Faustus di Marlowe e il suo patto col diavolo, molte persone, per raggiungere egoisticamente i loro scopi, semcomponimento stringere un patto diabolico, senza pensare alle conseguenze che potrebbero arrecare alle persone vicine. Ma non sono immortali e un’ondata li travolgerà».

    Streets of Chance – «Alla mia età ci si trova a camminare lungo una strada dove ci sono molte possibilità da afferrare, si è consapevoli che bisognerebbe avere uno scatto di maturità, ma l’ansia e la pigrizia non le fanno percepire. Un pezzo coinvolgente, che al volante ti fa portare il tempo al ritmo delle percussioni».

    Rusty Tracks – «Forse la più intima. Per andare all’università prendevo il treno tutte le mattine, da Vasto alla fermata di Pescara Tribunale. In stazione mi fermavo a osservare la gente che, come me, faceva un viaggio, aveva i suoi obiettivi da raggiungere. Allora, con lo zaino a tracolla, pensavo alla mia condizione di studente ma, come canto nel testo “questi libri cominciano a pesare sulla mia spalla, desidero una vita più dinamica, più attiva, di prendere un aereo e abbandonare il treno di quella stazione per raggiungere il sogno di una vita”».

    Guarda qui il video del primo singolo estratto: Until tomorrow

    Autoproduzione

    Pubblicazione album: 6 novembre 2020

    BIO

    Riff Willer, al secolo Amedeo Quagliarella, 23 anni, nasce il 19 agosto 1997 e vive a Vasto, in Abruzzo. Si  appassiona alla musica fin da piccolo. Dai programmi e dai concerti seguiti in tv passa in breve a suonare la chitarra, dandosi alle prime esperienze di palco con band locali. Le cover, però, gli stanno strette, non le sente sue, per cui rinuncia a girare d’estate per le feste nei paesi di provincia. Vuole dare libero sfogo alla sua creatività e così comincia a comporre.  Per un po’ si sposta nel Regno Unito, dove perfeziona il suo inglese e dove, soprattutto, fa suo il sound che ne contraddistingue i primi passi da solista. A influenzarlo sono, tra gli altri, Paul McCartney, Blur, Bowie, Noel Gallagher, ma non disdegna l’ascolto attento degli altri mostri sacri del rock internazionale.

    Schivo, a tratti spigoloso, appassionato di filosofia e letture colte, Riff Willer si affaccia sulla rete con singoli di tutto interesse, “To me”, per esempio, col suo video d’esordio, ma, soprattutto, con la precedente “Paradise Lost”, una struggente ballad che gli porta consensi da diverse parti del mondo. Maturo, ormai, per la prova dell’album, Riff Willer si affida allo studio di registrazione di Fabio Tumini, dove mette uno dietro l’altro gli otto brani di “Streets of Chance”.  Li scrive tutti di suo pugno, in inglese, lingua con cui l’autore esordiente sceglie di cantare. Pubblicato il 6 novembre 2020, disponibile anche su cd, il lavoro riscuote subito le simpatie del pubblico.

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  • Riff Willer “Until Tomorrow” il primo singolo estratto dall’album “Streets of Chance” del cantautore abruzzese

    Un pezzo in perfetto stile brit rock, caratterizzato da un sound fresco e vitale, che vuole infondere ottimismo.

    In radio dal 15 gennaio

    «Until Tomorrow è un pezzo nato per infondere ottimismo. Lo si avverte dal ritmo del pezzo, dalla prima all’ultima nota. Quel che ci vuole, ad esempio, per un amico in difficoltà o che ha vissuto un momento particolare e problematico. Una song “scacciaguai”, insomma, sollievo per la mente, da canticchiare in macchina o sotto la doccia, per mettersi alle spalle gli ostacoli e le asperità della vita. E quando le cose non vanno per il verso giusto bisogna avere il coraggio di cambiare prospettiva, di scegliere una strada differente da quella imboccata prima se questa non porta da nessuna parte. Fiducia in se stessi e nel futuro, insomma, anche se, personalmente, sono per la libera interpretazione e non pretendo che l’ascoltatore sia vincolato al mio punto di vista. Ottimismo suggerito, dunque, ma nient’affatto imposto» Riff Willer.

    Sotto il profilo stilistico, il sound racchiude le ispirazioni principali dell’esecutore. Per il riff ha utilizzato un fuzz alla Coxon e la linea di basso è molto vicina allo stile di Paul McCartney. 

    Il pezzo è accompagnato dal video ufficiale girato da Federico Quagliarella, fratello del cantautore, dove non ha mancato di farsi notare Charlie, il fidato compagno di casa a quattro zampe.

    Autoproduzione

    Radio date: 15 gennaio 2021

    BIO

    Riff Willer, al secolo Amedeo Quagliarella, 23 anni, nasce il 19 agosto 1997 e vive a Vasto, in Abruzzo. Si  appassiona alla musica fin da piccolo. Dai programmi e dai concerti seguiti in tv passa in breve a suonare la chitarra, dandosi alle prime esperienze di palco con band locali. Le cover, però, gli stanno strette, non le sente sue, per cui rinuncia a girare d’estate per le feste nei paesi di provincia. Vuole dare libero sfogo alla sua creatività e così comincia a comporre.  Per un po’ si sposta nel Regno Unito, dove perfeziona il suo inglese e dove, soprattutto, fa suo il sound che ne contraddistingue i primi passi da solista. A influenzarlo sono, tra gli altri, Paul Mc Cartney, Blur, Bowie, Noel Gallagher, ma non disdegna l’ascolto attento degli altri mostri sacri del rock internazionale.

    Schivo, a tratti spigoloso, appassionato di filosofia e letture colte, Riff Willer si affaccia sulla rete con singoli di tutto interesse, “To me”, per esempio, col suo video d’esordio, ma, soprattutto, con la precedente “Paradise Lost”, una struggente ballad che gli porta consensi da diverse parti del mondo. Maturo, ormai, per la prova dell’album, Riff Willer si affida allo studio di registrazione di Fabio Tumini, dove mette uno dietro l’altro gli otto brani di “Streets of Chance”.  Li scrive tutti di suo pugno, in inglese, lingua con cui l’autore esordiente sceglie di cantare. Pubblicato il 6 novembre 2020, disponibile anche su cd, il lavoro riscuote subito le simpatie del pubblico.

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