“Il cielo è tutto ciò che mi basta” (Gil Produzioni), dal 24 Maggio in radio e sulle piattaforme digitali, è il nuovo singolo e videoclip di Jaboni, il primo dell’artista in italiano che segna un momento cruciale nella sua carriera musicale.
Accompagnato dal videoclip per la regia di Daniele Tofani, “Il cielo è tutto ciò che mi basta” è una riflessione profonda sulla vita, un invito a fare i conti con il proprio passato e a riconoscere il valore delle esperienze vissute. Jaboni esplora temi come la perdita e la gratitudine verso le persone che hanno lasciato un segno nella nostra vita invitando ad una presa di coscienza, alla consapevolezza che, nonostante le difficoltà, spesso per stare bene basta guardarsi dentro e scoprire di avere già tutto a disposizione.
“Quello che conta è capire chi siamo, ed esserlo fino in fondo, con naturalezza e senza paura, così da poter guardare il cielo e rendersi conto di avere già dentro di noi tutto quello che ci serve.” – Afferma Jaboni.
Con “Il cielo è tutto ciò che mi basta”, Jaboni avvia una nuova fase del suo percorso artistico. Questo singolo non solo mostra una crescita musicale e personale, ma segna anche il suo debutto nella scrittura in italiano, un passaggio che rappresenta un cambio di passo significativo e necessario. L’artista si mette cosí a nudo rivelando un nuovo lato di sé, ma senza abbandonare le sue radici, riuscendo a fondere la freschezza del nuovo linguaggio espressivo con il suo caratteristico stile pop elettronico di respiro internazionale, creando così un ponte tra innovazione e tradizione.
Ad un anno di distanza dalla sua ultima pubblicazione, Jaboni torna con “Rain” (GIL Produzioni), il suo quinto singolo e video che anticipa il primo ep in uscita entro la fine dell’anno. Il brano, prodotto da GiorgioLorito e dal 20 Ottobre in radio e sulle piattafrome, incarna l’essenza di un viaggio verso la riscoperta di sé stessi e l’abbandono delle preoccupazioni quotidiane. Il videoclip di “Rain” per la regia di AnaBob, ora disponibile su YouTube, sarà presentato il 27Ottobre durante un live dell’artista a LargoVenue nella serata LatteFresco.
Con “Rain”, incorniciato in un arrangiamento elettro-pop di ampio respiro che dona un affascinante intreccio di emozioni, Jaboni vuole regalare una nuova esperienza musicale che invita a riflettere sulla bellezza di lasciarsi andare e ritrovare la connessione con la natura superando le barriere autoimposte che separano l’umanità dalla sua essenza più profonda.
“Quanto è bello lasciarsi andare, non aver paura che la pioggia ci bagni ma lasciare che lavi via di dosso tutte le nostre preoccupazioni!”
Afferma Jaboni.
Spesso, la società moderna ci porta a costruire muri tra noi e la guarigione che la natura vuole offrirci, dimenticando che siamo parte integrante di essa. In “Rain” Jaboni ci invita a metterci a nudo, ad esplorare le diverse sfaccettature della nostra anima e a ricostruire i pezzi di noi stessi. È un invito ad una nuova prospettiva, un richiamo a ritrovare la gioia nell’esperienza semplice di ballare sotto la pioggia e ad abbracciare l’essenza della vita.
“Rain” cattura la bellezza di ricomporre i frammenti della nostra identità come se fossimo riflessi in mille specchi rotti, ognuno dei quali mostra un aspetto diverso di chi siamo. È un inno all’umanità, un richiamo all’autenticità e alla consapevolezza di sé.
“Heads Up” (Gil Produzioni), è il terzo singolo del cantautore JABONI, un invito a camminare a testa alta, un inno alla bellezza della diversità, spesso superficialmente etichettata dalla società contemporanea.
In radio e in digitale dal 25 marzo.
Riuscire ad essere sé stessi non è sempre facile. Ma dovrebbe esserlo, perché non c’è nulla di più naturale in questo. Non dovrebbero esserci approfondimenti, spiegazioni o analisi sul perché siamo fatti in un determinato modo, perché più se ne cerca il motivo più cadiamo in errore: siamo semplicemente quello che siamo.
«Ed è bellissimo così.» – Spiega Jaboni – «Imparare ad amarsi, a difendersi e a camminare a testa alta è l’arma vincente che ci fa risplendere ogni giorno, fieri delle nostre storie, fatte di sofferenze e conquiste.»
“Heads up” è un inno a tutte quelle persone che la società etichetta come “diverse” con l’illusione di poterle racchiudere in categorie di pensiero.
In una realtà in cui, nonostante la globalizzazione e la tecnologia ci inducono a pensare di essere tutti più vicini e più liberi di prima, ci accorgiamo spesso che, in realtà, i Diritti naturali dell’Uomo non sono sempre garantiti.
Jaboni scrive, quindi, un brano che si inquadra come un inno utile a ricordare ad ognuno la necessità di celebrare ciò che si è e di camminare fieri in una marcia che incede costante nel percorso della vita quotidiana. Siamo solo ciò che siamo, e non c’è nulla di più normale in questo anche se i filtri attraverso i quali la società ci porta a giudicare gli atri sono spesso capaci di operare una malsana selezione elitaria e inquadrare ciò che ci circonda all’interno di categorie prestabilite.
Occorre tenere sempre gli occhi aperti quindi, affinché nessuno calpesti e metta in dubbio la nostra natura, perché è un valore troppo prezioso per essere gettato via.
“Cos’è che ci fa sentire di nuovo bambini? E cosa ci porta a vedere il mondo con occhi diversi?– Spiega Jaboni – “Endless Time” racconta il viaggio che il bambino che è in noi ci spinge ad intraprendere per poter, finalmente, andare incontro alle nostre passioni.”
È un viaggio, che non si esaurisce in una vita, ma ne varca i confini, un viaggio che può portarci molto lontano, verso nuovi mondi, dai quali la Terra si rivela piccola e il tempo sembra perdere la sua dimensione e diventare infinito.
Il protagonista della canzone si trasforma così in un Piccolo Principe alla ricerca del senso della vita e dell’Amore nel suo significato più ampio. In questo viaggio si incontrano le proprie piccole mete quotidiane nella misura in cui si è disposti a guardare il mondo con gli occhi di un bimbo, e quindi come puri di cuore, perché possiamo ricordarci di alzare la testa per trovare, nel buio della notte, le nostre stelle personali che illuminano la via.
Questo viaggio è raccontato in musica da un arrangiamento etereo ed avvolgente, come una perfetta estensione del lavoro precedente (“Love comes back to me”), che definisce il mondo sonoro di Jaboni a metà tra colonna sonora e modernità. La voce leggera dell’artista è accompagnata da sintetizzatori uniti a timbriche di stampo più classico, tra archi e pad elettronici, che trovano il loro comune denominatore in una ricerca stilistica dove le vere protagoniste sono delle oniriche suggestioni sonore che trasportano l’ascoltatore in un perfetto stato di grazia.
Dopo l’Anteprima su Il Messaggero, è disponibile anche su YouTube il videoclip per la regia di Fabrizio Nardocci
con la partecipazione del giovane attore Augusto Grillone.
Il videoclip, diretto da Fabrizio Nardocci e ambientato tra paesaggi lunari e suggestivi vicoli abruzzesi fermi nel tempo, vede un bimbo, che sogna di viaggiare tra le stelle, indicare la strada al se stesso ormai adulto, accompagnandolo in un viaggio verso un pianeta lontano, meta che li farà finalmente incontrare di nuovo.
“Cos’è che ci fa sentire di nuovo bambini? E cosa ci porta a vedere il mondo con occhi diversi?– Spiega Jaboni – “Endless Time” racconta il viaggio che il bambino che è in noi ci spinge ad intraprendere per poter, finalmente, andare incontro alle nostre passioni.”
È un viaggio, che non si esaurisce in una vita, ma ne varca i confini, un viaggio che può portarci molto lontano, verso nuovi mondi, dai quali la Terra si rivela piccola e il tempo sembra perdere la sua dimensione e diventare infinito.
Il protagonista della canzone si trasforma così in un Piccolo Principe alla ricerca del senso della vita e dell’Amore nel suo significato più ampio. In questo viaggio si incontrano le proprie piccole mete quotidiane nella misura in cui si è disposti a guardare il mondo con gli occhi di un bimbo, e quindi come puri di cuore, perché possiamo ricordarci di alzare la testa per trovare, nel buio della notte, le nostre stelle personali che illuminano la via.
Questo viaggio è raccontato in musica da un arrangiamento etereo ed avvolgente, come una perfetta estensione del lavoro precedente (“Love comes back to me”), che definisce il mondo sonoro di Jaboni a metà tra colonna sonora e modernità. La voce leggera dell’artista è accompagnata da sintetizzatori uniti a timbriche di stampo più classico, tra archi e pad elettronici, che trovano il loro comune denominatore in una ricerca stilistica dove le vere protagoniste sono delle oniriche suggestioni sonore che trasportano l’ascoltatore in un perfetto stato di grazia.
La magia delle sonorità e del racconto, comune ad ogni essere umano, è resa visibile dalla sapiente regia di Fabrizio Nardocci. Il regista ha trasposto in immagini il messaggio del brano, un percorso che inizia quando si è bambini e predisposti a sognare luoghi lontani e fantastici, che sembrano esistere solo nella nostra mente. Il giovane attore Augusto Grillone (“La guerra è finita”, Rai1) interpreta il personaggio dell’artista ancora bambino mentre sogna di diventare un astronauta. Una volta diventato adulto, quel bambino ancora presente dentro di lui, torna a prenderlo per mano nel deserto in cui a volte ci si ritrova nella vita, per ricordargli che è ancora possibile sognare.
è il primo singolo in inglese dell’intenso cantautore JABONI
in radio e in digitale dal 16 aprile accompagnato dal corto
Il pezzo, prodotto da GIL produzioni di Giorgio Lorito, racconta un amore fatto di attese e distanze ma anche capace di fiorire nella lontananza e fortificarsi a ogni nuovo incontro. Racconta un amore che libera dalle costrizioni, trae in salvo e fuori dal buio. Un amore che dona e nel suo donarsi senza riserve pretende di essere ricambiato. Pretende che l’amore donato torni indietro, dove sarà accolto, ogni volta come sempre. É un amore che sa aspettare perché è un amore che conosce. Sa che anche se costretto in case e città diverse verrà sempre riconosciuto e sempre gli verrà aperta la porta.
Il corto, diretto da Stefano Teofili, che accompagna il singolo vede la scelta stilistica del bianco e nero. Ambientato in parte nella Riserva Naturale della Marcigliana (Roma), Jaboni emerge dall’oscurità che lo avvolge, racconta il suo amore che lo illumina e che in un crescendo lo porta a viaggiare con l’anima verso terre aperte, un viaggio di ritorno verso quell’amore che lo salverà dal buio.