Dal 25 ottobre 2024 sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica “Serena”, il nuovo singolo della band bresciana Polo Territoriale con il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”.
“Serena”, il secondo singolo dei Polo Territoriale, è una ballad pop rock dal tono spensierato, che descrive l’illusione dei sentimenti delle relazioni giovanili. Il brano è cosparso di descrizioni di situazioni intime e dichiarazioni d’amore che contrastano con un sotto-testo malinconico, che trova sua espressione verso la fine della canzone.
Il tema principale è l’idealizzazione del partner, dovuta dall’inesperienza e dalla giovane età, che porta all’inevitabile discrepanza fra le dinamiche reali della relazione e quelle vissute nella mente del protagonista.
All’interno del brano questa si presenta nei panni dell’assoluta assuefazione nei confronti di “Serena”, che porta ad immaginarla come ideale e perfetta. Un amore come quello di Serena però ha vita breve: il protagonista presto si rende conto della realtà dei fatti e il futuro ideale da lui immaginato non può fare a meno di crollare su sé stesso.
Commenta la band a proposito del brano: “Serena nasce inizialmente come classica ballata con accordi strimpellati sulla chitarra. Pur funzionando bene in ambito live, in studio ci fu l’esigenza di costruire attorno al brano un arrangiamento più accattivante e funzionale al disco, in linea con gli standard che si sono elevati dall’inizio dell’esperienza con Roberto Vernetti. Mettendoci a improvvisare tutti insieme sui giri della canzone, questa prese la direzione e le sonorità che si possono apprezzare.”
Line up:
Filippo Farolfi (Talea) – cantante e chitarrista
Pablo Lorenzo Almansi (Pablo) – basso
Luca Manzella (Manza) – chitarra solista
Lorenzo Apollonio (Lore) – batteria
Biografia
Il gruppo Polo Territoriale nasce all’inizio del 2019 a Brescia, per un contatto casuale fra aspiranti musicisti. Sin da subito la band ha trovato grande sintonia e il proprio stile, iniziando così un percorso di composizione musicale e scrittura di testi. Le influenze della scena indie punk underground italiana ed internazionale si sono presto fuse con il sound del Polo Territoriale, caratterizzato da una voce graffiata, linee di basso portanti, batteria aggressiva e chitarre distorte. I testi, in italiano, descrivono personaggi e situazioni suburbane concentrandosi soprattutto sulle dinamiche sociali e introspettive.
A Maggio 2024 i Polo escono con il loro primo singolo ufficiale “Pamela” (uno dei primi pezzi scritti dalla formazione Bresciana) e intraprendono un mini tour di presentazione del brano che servirà ad introdurre anche qualcosa di molto più grande.
“Serena” è il secondo singolo ufficiale dei Polo Territoriale disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica dal 25 ottobre 2024 con il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”. Il brano sarà accompagnato da una mini-serie che documenterà tutto il processo di creazione dell’album e del videoclip.
Dal 3 maggio 2024 sarà disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica “VABBE’”, il nuovo singolo di Serena.
“Vabbè” è un brano che racconta con leggerezza una storia complicata fra due persone che si sono allontanate ma che sanno che tra di loro non è finita del tutto. Con “dai, vabbè” si comprende che non esistono rimpianti e rancori ma nel rapporto rimane comunque una certa simpatia.
Quando due persone si allontanano anche i rapporti cambiano come le persone stesse, magari per dei comportamenti sbagliati da parte dell’altra persona; nonostante questo l’affinità che le lega può durare nel tempo e “Vabbè” lo spiega con un misto di rabbia e simpatia che porta l’ascoltatore a riflettere sui rapporti complicati. Il brano, inoltre, racconta una caduta emotiva dopo aver perso una persona, ma con il tempo si impara a risanare le cicatrici e a migliorarsi, anche stando da soli.
Spiega l’artista a proposito del brano:“Questo brano è nato dalla voglia di creare e di sperimentare un qualcosa, è stata la prima volta che mi sono affacciata alla scrittura ed è stato come un colpo di fulmine. Fin da piccola ho amato scrivere, ma solo poco tempo fa ho iniziato a scrivere canzoni. Sono tanto orgogliosa e soddisfatta del mio lavoro e sono molto felice di poter far ascoltare a tutti la mia musica e tutto quello che ho da dire!”
Biografia
Serena Imbrogno ha 16 anni e vive a Zumpano, in provincia di Cosenza.
Attualmente frequenta il terzo anno di Liceo Classico. Studia canto dall’età di 8 anni presso la RC Voce Produzione di Cecilia Cesario e Rosario Canale e da poco ha iniziato un percorso di scrittura.
Nella vita le piacerebbe fare musica e diventare una professionista del settore sperando che la sua musica possa arrivare nel profondo di chi l’ascolta.
“Vabbè” è il primo singolo di Serena disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 3 maggio 2024.
Un viaggio fisico e metaforico nella terra delle opportunità “sprecate” attraverso sonorità deep dark indie.
Serena ha deciso di intitolare questo Ep “Welcome to Wasteland” poiché sentiva che la parola “Wasteland” rappresentasse tutte le tracce che compongono la raccolta. È anche nella prima riga della track di apertura “Welcome to Wasteland”, che suona molto come un “benvenuto nel mio mondo personale”, un viaggio che l’ascoltatore sperimenterà ascoltando l’Ep.
«Per molto tempo sentivo di aver scritto questo gruppo di brani inevitabilmente legati tra loro, ma non sapevo come sintetizzare questo rapporto. Poi un giorno capii, quelle canzoni così diverse tra loro, avevano come filo conduttore la sperimentazione e la ricerca, di un suono ma anche di se stessi. Sono il dolore, la gioia, l’avventura, la paura di avere vent’anni e seguire i propri sogni mentre si cerca di diventare la persona che si è sempre voluto essere». Serena
“Waste-Land” è il pianeta inquinato in cui viviamo, con gli oceani coperti per metà dai nostri rifiuti, come l’artiere denuncia in Wild Lavender.
“Inutile” è come Serena si sente dentro, in uno dei suoi momenti più bui di depressione, quando l’unica cosa che poteva fare era sperare di essere portata via dalla tempesta di vento, volare alto nel cielo e non tornare mai più (Ophelia).
“Waste-land” è la terra delle “opportunità sprecate”, cose che sarebbero potute accadere ma non sono mai accadute, a parte negli scenari immaginari nella sua testa (Streetlights).
Wasteland è anche il viaggio metaforico e fisico che Serena ha fatto appena compiuti 20 anni, trasferendosi dall’Italia agli USA, per cambiare vita, e poi ancora dagli USA al Regno Unito per ricominciare tutto da zero pur di inseguire i suoi sogni.
Inoltre Wasteland rappresenta i 20 anni della cantautrice, con le difficoltà e i dolori, le battaglie, le vittorie e le sconfitte, un rito di passaggio a quel territorio sconosciuto chiamato “età adulta”.
TRACK BY TRACK
Wild Lavender «Era l’autunno del 2016 e ero rimasta sotto shock nel leggere le notizie riguardanti la “Standing Rock Protest”, una protesta molto lunga e sofferta dai Nativi Americani, poiché il governo degli Stati Uniti voleva costruire un oliodotto su uno dei loro siti sacri, in una delle Riserve Nazionali. La protesta è stata piuttosto brutale e non ha avuto molta copertura mediatica. Parallelamente a questo Trump era all’apice della sua campagna politica e stava spaventando il mondo con affermazioni senza senso come “il cambiamento climatico non esiste”.
Mi sentivo incredibilmente arrabbiata, sola e impotente. Così arrabbiata da non poter semplicemente “cantare una track”, così ho deciso di recitarla.
Con questo pezzo volevo destare nel pubblico un senso di disagio e perturbazione iniziale che si traducono in una realizzazione dello stato delle cose in cui viviamo, sperando in una chiamata all’azione dal parte del singolo individuo. Non importa quanto grande ti sembra l’apporto delle tue azioni rispetto alla scala del problema, a lungo andare l’ammontare di tutte le tue piccole azioni risulterà in una grande azione e conseguente parte del tanto desiderato cambiamento».
Ophelia «La track parla dell’eccezionale tempesta di sabbia chiamata “Ophelia” che qualche anno fa trasformò il grigio cielo di Londra in un caldo tono arancione. Le due strofe nella track sono una sorta di flusso di coscienza dove descrivo i luoghi toccati dalla Tempesta, prima di incontrarmi. Ma non c’è tempo per fermarsi, il vento non si ferma mai, quindi i ritornelli sono il mio inaudito desiderio di essere portata via dalla Tempesta, lontano dai miei problemi, in cielo, sopra tutti e tutto. Ma è davvero lassù la soluzione? E se il cielo fosse proprio come qui, rumoroso e inquinato?
Scritta in un momento abbastanza critico per via della mia salute mentale, Ophelia è un grido d’aiuto per via della situazione che stavo vivendo, ma anche una riprova del fatto che ci saranno sempre “uragani inaspettati” nella nostra vita che non possiamo controllarli come ci pare e piace, ma sta a noi fare del nostro meglio ad imparare a proteggerci da essi prima che sia troppo tardi.
Vorrei trasmettere in chi ascolta il pezzo un senso di disorientamento, incapacità, disperazione, che sale in un crescendo quasi infinito. Ma quando meno te lo aspetti arriva la liberazione, il momento in cui capisci che l’uragano fuori di te e tale e quale a l’uragano dentro di te, non c’è motivo di scappare, ma di ballare nell occhio del ciclone».
Mind the Gap «Questo pezzo è in realtà l’introduzione di Streetlights. Nata durante le performance live come momento di gioco e sperimentazione con i suoni campionati della metro di Londra, ho deciso di lasciarla come traccia a parte nell’Ep, un sorta di intervallo strumentale prima del gran finale.
Non a caso il titolo è un gioco di parole tra l’omonimo annuncio dell’Underground londinese e lo “spazio vuoto” (=gap) tra una track l’altra».
Streetlights «Per un anno e mezzo sono stata follemente innamorata di qualcuno non disponibile (era in una relazione da più di 10 anni). Era nel mio gruppo di amici quindi era inevitabile vederlo ogni giorno o ogni volta che si usciva. Molte notti sono tornata a casa da una festa / serata fuori, da sola, piangendo per strada, sotto la luce dei lampioni, desiderando che fosse successo qualcosa tra di noi.
Avevo così poco amore per me stessa che pensavo di meritare l’amore di qualcuno così annoiato della sua stessa relazione che voleva solo attenzioni da parte mia.
Era arrivato il momento di dire basta a tutto ciò e affrontare la vera persona situazione da cui stavo scappando. E il primo passo verso quella direzione era prendere il cappotto ed andarsene da quella festa non poi così bella e tornare a casa, dove ci sarà sempre quella persona che sarà lì per te, a braccia aperte: te stessa».
Serena è un’artiere indipendente italiana che vive e lavora a Londra. Cantante, autrice e produttrice muove i primi passi nel mondo musicale prendendo lezioni di canto e chitarra, ma sin da bambina, la sua vera passione è scrivere canzoni, come il suo idolo Patti Smith.
Dopo le prime date in Italia si trasferisce a Londra per studiare canto e composizione creativa al British Institute of Modern Music. La vivace e cosmopolita scena londinese le rivela nuovi orizzonti musicali, spingendola a sperimentare nuove sonorità ed espressioni creative modellando quello che poi diventerà il suo caratteristico sound, Deep Dark Indie.
In questi anni Serena si avvicina al mondo della produzione musicale, scoprendo una vera e propria passione oscillando fra un’indole impetuosa e una natura sensibile.
Nelle perfomance dal vivo, invece, continua a fare sintesi fra cantautorato, energia rock e delicati synths elettronici.
Serena si è esibita su diversi palchi della capitale inglese, tra cui l’O2 Academy Islington, The Trobadour, il Notting Hill Arts Club, il London Coffee Festival.
Ha co-scritto il club anthem “Leave it” con l’artiere Andrea Di Giovanni, che si trova nell’album di debutto “Rebel”.