Bede, giovane e brillante rapper, fenomeno social tra i giovanissimi, dopo aver collezionato una lunga serie di release di successo, torna a raccontarsi in “Vista Mare” (Telegraph Road Studio), il suo nuovo singolo.
La ricerca della libertà, supportata dall’urgenza espressiva di dare sfogo alla condizione in cui si ritrovano molti adolescenti, è stata la chiave che ha portato alla stesura del pezzo, un elegante monito in musica e barre che descrive egregiamente la sensazione di oppressione causata dalla società dell’apparire, una società effimera e frivola, che continua ad anteporre l’estetica, l’individualismo e l’egocentrismo, all’essenza collettiva ed al bene comune.
Una società che affligge e schiaccia gli individui che la compongono, celando la promessa di lustro, successo e benessere, dietro a maschere patinate e leziose di odio, pregiudizio e schiavitù. Ma da questa schiavitù mentale, fondata su un “pensiero uniforme” non libero, imposto dalla sovraesposizione a cui siamo quotidianamente assoggettati, che dichiara guerra alla libertà di espressione, alla possibilità di concepire un’idea, una visione, una dimensione esistenziale diversa dal binario su cui viaggiano i più, si può uscire solo ricordando che la società siamo noi, noi che abbiamo ancora la possibilità e la facoltà di scelta.
«Mi sento lontano da loro, questi non vivono e fanno le foto», «Cosa ti ritrovi in mano, a parte qualche fallimento che dimentichi presto con un regalo?»; un susseguirsi di dichiarazioni, di denunce sociali, che evidenziano la sensibilità artistica del giovane cantautore reggino di base a Roma, da sempre affine alle tematiche delicate e complesse che gravitano attorno l’universo dei più fragili, per dar loro voce, speranza e rilievo.
Gli incastri di Bede trovano la perfetta combinazione visivo-sonora attraverso il corto ufficiale – diretto da Sebastian Morabito e presentato in anteprima nazionale sul MEI – e la produzione, fresca e minimalista – curata dal fidato producer Giuseppe Cirino – che lasciano spazio all’intensità del testo, maturo e consapevole, nato con l’intento di far riflettere, di riportare in primo piano l’autodeterminazione, senza il bisogno di competere con gli altri, ma facendo leva su se stessi e su quei pensieri, quei progetti e quelle inclinazioni che scaturiscono naturalmente, senza imposizione alcuna, dalla nostra anima – «Il destino lo preparo in silenzio» -.
Attraverso un azzeccato parallelismo tra musica e vita, “Vista Mare” ci ricorda che quando «termina un periodo ne inizia uno più bello», e che «quando la strofa finisce» – qui intesa come un periodo buio e cupo del percorso di ciascuno di noi, «inizia il ritornello».