Tag: album

  • ‘Come l’uomo della Luna’, il nuovo album di Gimbo tra cantautorato e contaminazioni jazz world

    ‘Come l’uomo della Luna’, il nuovo album di Gimbo tra cantautorato e contaminazioni jazz world

    Come l’uomo della Luna’ è il titolo del nuovo album del cantautore romano Giampietro Pica in arte Gimbo, disponibile da venerdì 26 febbraio in tutte le piattaforme digitali e pubblicato da Redgoldgreen Label.

    Un albumandata e ritorno come un viaggio, un percorso dove ognuna delle undici tracce è un punto di partenza e arriva a quella successiva in punta di piedi. Quasi un concept album con una linea netta tracciata dal viaggio, dai sogni e dalle speranze. Se si ascoltano i brani dall’inizio alla fine, si attraversano ballad, pezzi andanti dal gusto patchanka, reggae, folk e country. Tutti diversi, ma, appartenenti allo stesso viaggio. Si parte dall’Europa fino ad arrivare in America Latina per poi tornare. E quello che il albumriporta a casa, sin dal primo componimento, è un tributo al cielo, alle stelle, agli spazi aperti, alla natura che in tante culture mesoamericane e amerindie dialogano costantemente con i sogni. Il mondo, come casa che viaggia nello spazio infinito, non ha confini ma solo avamposti da cui ripartire. Il viaggio, infatti, non termina mai, perché anche l’ultimo componimento del albumrappresenta solo una sosta prima di rivivere nuove avventure.

    Tanti anche gli ospiti presenti sul disco, musicisti che portano in dote il retroterra artistico e culturale dove Gimbo è maturato. Il jazz di Fabrizio Bosso e Javier Girotto attraversa deliacamente le tracce, dove compaiono anche Rastablanco e Giulio Ferrante provenienti dal mondo reggae di Radici nel Cemento, i ritmi in levare di Raina dei Villa Ada Posse e la tastiera di Francesco Bellani (già con Calcutta, I Cani, Giorgio Poi tra gli altri).

    Mondi tanto diversi quanto uniti dalla visione di Gimbo, che in ‘Come l’uomo della Luna’ è riuscito a far convivere attraverso arrangiamenti raffinati e un songwriting maturo e consapevole. 

    Fiati, chitarre, percussioni, respiri e parole si fondono in atmosfere personali e sognatrici, dove la cristallina semplicità del cantautorato folk traccia un sentiero onirico tra la Terra, il cielo e la Luna.

    L’album è accompagnato dal clip ‘Sulle Mie Tracce’ realizzato da dal regista Andrea Casella (Studio Capta), dove assieme a Gimbo compare proprio Fabrizio Bosso, uno dei trombettisti più influenti dei jazz italiano e internazionale.

  • Riff Willer “Streets of chance” segna l’esordio del cantautore abruzzese

    Lo stile brit rock caratterizza le otto tracce dell’album, dense di emozioni e spunti autobiografici.

    «Concepito e scritto in inglese, l’album, il primo, è un po’ il riassunto dei miei 23 anni: un’altalena di sogni e speranze, ambizioni e giornate no, sfiducia improvvisa alternata alla voglia un po’ folle di farcela, di ritagliarmi uno spazio tutto mio nel mondo che più amo, la musica» Riff Willer

    Su tutto il lavoro ha influito il suo forte ascendente britannico: il Regno Unito è per Riff Willer la culla del rock e del pop. Una miniera che lo affascina da sempre: fin da piccolo ascoltava infatti per ore i Queen, Bowie, i Gallagher e che ha avuto modo di conoscere più da vicino in una recente, seppur breve, ma significativa esperienza in Gran Bretagna. Così, tra le atmosfere di Manchester e le corse a perdifiato nel verde dei prati e tra i laghi del Nord Ovest, a due passi dalla Scozia, il suo lavoro ha preso forma.

    TRACK BY TRACK

    Paper Planes – «La prima traccia. A volte, pensando alla mia passione musicale e al sogno di farcela, mi chiedo se, invece, sono soltanto un parassita che sta perdendo il suo tempo. Poi però penso che, stare dietro la scrivania di un ufficio a lanciare aeroplanini di carta per la noia di un lavoro non appagante, sarebbe ancora peggio».

    Lou – «Mi sono ispirato a Freud, nello specifico alla sua teoria dei sogni. Quando si dorme e si sogna, l’inconscio proietta immagini, scene. Se si ha un desiderio, anche sessuale, potresti vederlo in maniera insolita, pure bizzarra. “Niente è reale, tutto è chiaro”, canto nel pezzo, perché, in generale, si sogna qualcosa che si desidera, ma non lo stai vivendo per davvero, perché stai dormendo. Un animo tormentato e problematico che si prefigge di “lasciarsi tutto alle spalle e di trovare la pace dei sensi”».

    Step Outside – «Un inno alla gioia del vivere, del viaggiare e dell’uscire dalle proprie certezze e dai luoghi abituali per abbracciare l’avventura. “Esci fuori, abbraccia la tempesta, non c’è motivo per nasconderti”».

    I’m not sleeping – «“Sono travolto dalla realtà che uccide la mia filosofia”, consapevolezza di avere un altro tipo di mentalità. Nel componimento propongo la difficoltà di conformarsi a una realtà morta intellettualmente fino al punto di sentirsi sbagliato».

    Tidal Wave – «Ricalcando il dottor Faustus di Marlowe e il suo patto col diavolo, molte persone, per raggiungere egoisticamente i loro scopi, semcomponimento stringere un patto diabolico, senza pensare alle conseguenze che potrebbero arrecare alle persone vicine. Ma non sono immortali e un’ondata li travolgerà».

    Streets of Chance – «Alla mia età ci si trova a camminare lungo una strada dove ci sono molte possibilità da afferrare, si è consapevoli che bisognerebbe avere uno scatto di maturità, ma l’ansia e la pigrizia non le fanno percepire. Un pezzo coinvolgente, che al volante ti fa portare il tempo al ritmo delle percussioni».

    Rusty Tracks – «Forse la più intima. Per andare all’università prendevo il treno tutte le mattine, da Vasto alla fermata di Pescara Tribunale. In stazione mi fermavo a osservare la gente che, come me, faceva un viaggio, aveva i suoi obiettivi da raggiungere. Allora, con lo zaino a tracolla, pensavo alla mia condizione di studente ma, come canto nel testo “questi libri cominciano a pesare sulla mia spalla, desidero una vita più dinamica, più attiva, di prendere un aereo e abbandonare il treno di quella stazione per raggiungere il sogno di una vita”».

    Guarda qui il video del primo singolo estratto: Until tomorrow

    Autoproduzione

    Pubblicazione album: 6 novembre 2020

    BIO

    Riff Willer, al secolo Amedeo Quagliarella, 23 anni, nasce il 19 agosto 1997 e vive a Vasto, in Abruzzo. Si  appassiona alla musica fin da piccolo. Dai programmi e dai concerti seguiti in tv passa in breve a suonare la chitarra, dandosi alle prime esperienze di palco con band locali. Le cover, però, gli stanno strette, non le sente sue, per cui rinuncia a girare d’estate per le feste nei paesi di provincia. Vuole dare libero sfogo alla sua creatività e così comincia a comporre.  Per un po’ si sposta nel Regno Unito, dove perfeziona il suo inglese e dove, soprattutto, fa suo il sound che ne contraddistingue i primi passi da solista. A influenzarlo sono, tra gli altri, Paul McCartney, Blur, Bowie, Noel Gallagher, ma non disdegna l’ascolto attento degli altri mostri sacri del rock internazionale.

    Schivo, a tratti spigoloso, appassionato di filosofia e letture colte, Riff Willer si affaccia sulla rete con singoli di tutto interesse, “To me”, per esempio, col suo video d’esordio, ma, soprattutto, con la precedente “Paradise Lost”, una struggente ballad che gli porta consensi da diverse parti del mondo. Maturo, ormai, per la prova dell’album, Riff Willer si affida allo studio di registrazione di Fabio Tumini, dove mette uno dietro l’altro gli otto brani di “Streets of Chance”.  Li scrive tutti di suo pugno, in inglese, lingua con cui l’autore esordiente sceglie di cantare. Pubblicato il 6 novembre 2020, disponibile anche su cd, il lavoro riscuote subito le simpatie del pubblico.

    Contatti e social

    Facebook: https://www.facebook.com/riffwiller 

    Instagram: https://www.instagram.com/riffwiller/ 

    Youtube: https://youtu.be/512wJW7cr8o

    Spotify: https://open.spotify.com/artist/5iz3oivsnSGyPriG2iy6Qd?si=ndXFJKTFQ4ig0P2sk-Dakw 

  • Rejecto “Prima, durante e… Dopo?” l’esordio discografico dell’artista senza volto

    Scritte prima e durante la pandemia che ha colpito il mondo intero, molte tra le quattordici tracce si interrogano su un possibile “dopo” e sulle conseguenze di azioni di piccoli e grandi uomini

    In uscita il 15 gennaio 2021

    Prima, durante e… Dopo?” è il titolo del primo album di Rejecto, esecutore che ha deciso di di rimanere in anonimato. Quattordici brani in quattro quarti con l’attitudine ad un hip hop, che gira alla ricerca dell’underground e del mainstream più pop.

    Nato prima e durante la pandemia globale, i brani toccano ognuno uno specifico tema del cambiamento globale a cui tutti stiamo assistendo. Una trasformazione epocale e repentina e che genera naturalmente dubbi e frustrazioni oltre alla necessità di ritrovare risposte. Questo album nasce soprattutto dal bisogno imprescindibile di comunicare questo evento travolgente, che ha colpito direttamente lo stesso autore: il padre di Rejecto, infatti, è stata una delle prime vittime del Covid19, quando ancora l’OMS lo definiva un’epidemia (per quale motivo? È una delle domande). Rejecto non nasconde la sua profonda perplessità sui fatti accaduti e si chiede quale verità si nasconda dietro a tutto ciò. 

    Altri brani sono legati al mondo dell’hip hop e alla musica in generale, passando per lo show-biz e i curiosi personaggi che lo popolano.

    Un album questo di Rejecto che, oltre ad essere pop e easy, offre anche bassi a 20 hertz, snare in sedicesimi, rampe in stile drone music, registrazioni di noise come la drill inglese, rap sgangherati, messaggi taglienti, nomi e cognomi, “santi e padroni”. Lo stesso Rejecto lo definisce: «Un album autentico e spontaneo, senza featuring, né studi di registrazione… solo un homeboy e la sua creatività».

     TRACK BY TRACK

    Liberate Assange

    Il componimento che fa da intro all’album è una piccola preghiera gospel ed è dedicato al giornalista Julian Assange, proposto per il premio Nobel per la pace e cofondatore di Wikileaks. Al momento è ancora in prigione a Londra dopo aver chiesto ed ottenuto asilo politico all’ambasciata dell’Ecuador. 

    Fastfood 

    Sonorità taglienti e ritmo incalzante in uno stile che prende in prestito sonorità della deep house. Il testo invece denuncia la mercificazione della musica e del mondo ad essa collegato che ha trovato, a detta di Rejecto, nel genere hip hop uno dei suoi massimi esponenti: «Neoliberisti, sessisti, omofobi ed edonisti sono facilmente rintracciabili e veicolati in modo magistrale dai social media». Ma naturalmente sono anche molti quelli che invece stima.

    Vecchi amici nuovi nemici

    Suoni Old school hip hop per questa terza traccia. Rejecto racconta con ironia il proprio conflitto con le persone che negli anni gli sono state vicine. Rapporti interpersonali ed eventi perversi, che hanno logorato il concetto stesso di amicizia.

    Rejecto

    Basse frequenze di un dope realizzato con una sola nota che si risolve in ritornello dove una voce femminile e un cambio armonico di una tastiera anni’80 realizzano una base ipnotica su cui Rejecto si racconta: la lotta di classe, il disprezzo per lo sfarzo e per l’uso della droga come biglietto da visita degli artisti hip hop. L’ostentare trascorsi in prigione e gli insopportabili cliché. L’odio per le lobby grandi e piccole.

    Too skinny

    Too Skinny, in italiano “troppo magro”. Ambienti scuri e profondi, bassi che ruggiscono a pochissimi hertz, overdubbing e poche note di un piano acustico sono l’impalcatura di questa track. Il testo racconta della diseguaglianza sociale ed economica che diviene sempre più profonda. Milioni di persone si muovono da un continente all’altro fuggendo da guerre e carestie. Esiste una cura per i milioni di bambini che muoiono di fame: si chiama cibo, ma non interessa a nessun capitalista.

    Blow

    Assieme a Too Skinny questa sesta traccia posta al centro dell’album è sicuramente la meno pop. Scritta prima della pandemia, presenta una base onirica, minimale e rarefatta. Blow racconta quanto il business della musica moderna può diventare alienante.

    Pretty vacant

    Pretty vacant è il titolo di una track dei Sex Pistols. La traduzione è “Belli e vuoti”. Questa di Rejecto, che è forse la song hip hop più convenzionale dell’album, vuole prendere in giro la modalità che hanno alcuni rapper di canzonarsi a vicenda, pratica che si chiama dissing e che talvolta in USA finisce con la morte di qualcuno, mentre in Italia è solo un inutile e imbarazzante parodia.

    Mumbo jumbo

    Il mumbo jumbo è una maniera di parlare per schernire alcuni modi di fare o vecchi credi religiosi. Questo componimento, con un basso in slide e il rullante che schiaffeggia ogni quattro movimenti sembra essere altrettanto irriverente. Anche Rejecto spara a salve a destra e a manca, colpendo dai personaggi televisivi onnipresenti e arroganti, alle nuove star prodotte in televisione.

    Spy

    Un hip hop scarno e sincopato, pieno di noises e effetti da commedia e da vecchie comiche sono l’ossatura di questa sgangherata e picaresca nona song. Scritta prima dell’inizio della pandemia, Spy, è ispirata al controllo: telecamere in strada, algoritmi del web, app di tracciamento. 

    Lezioni di economia

    A pandemia appena esplosa, il padre di Rejecto muore di una strana polmonite. Nella ricerca spasmodica di dare un senso a tutto quello che repentinamente accadeva, Rejecto indaga come può, dove può, più che può: quindi libri, film, documentari, interviste, saggi di storia… teorie che circolano sul web e non solo, con tutti i loro collegamenti più o meno visibili ai più. Banche centrali, Big Pharma, bond e provocazioni esposte in questa traccia, con voce a tratti sbeffeggiante, su una base con cassa dritta e liuto orientale.

    Lockdown, odio casa mia!

    Definire questo componimento pop, sia per la forma track che per scelta di suoni e ritornello, non lo degrada o la allontana dal mondo hip hop. Il titolo è da leggersi come il rifiuto al modo con cui si è gestita la pandemia. Lo stato dei piccoli imprenditori, degli artisti e del turismo e degli altri mille mestieri è in ginocchio. Si arricchiscono solo i già ricchi. Mentre la coercizione, isola i bambini, distrugge le famiglie e il libero arbitrio. 

    I gotcha! 

    …Ho capito”, “t’ho beccato”, più o meno queste le traduzioni del modo di dire. Hip Hop classic che nel ritornello con l’utilizzo della stesura realizzata da un synth monofonico richiama lo stile west coast. La track si riferisce chiaramente a ciò che ancora sta accadendo nel nostro Paese e nell’intero mondo. Rejecto si ripromette dopo la quarantena di darsi al sesso e ai party come un… bonobo.

    I hate Bill Gates 

    Omen nomen. In questo componimento, Rejecto manifesta tutto il suo odio verso un personaggio a cui molti imputano dichiarazioni non del tutto etiche. La base sembra presa da Gary Numan con la ritmica di un B Boy. 

    Baby che ti bevi baby

    Chiude il primo album di Rejecto. Su una base rocky il testo si chiede, con ironia, quante notizie false dobbiamo ancora buttar giù. Ammaestrati dalle televisioni e dai giornali, mentre imprenditori acquistano testate e social media contribuendo alla corsa al controllo della popolazione. 

    Autoproduzione

    Pubblicazione album: 15 gennaio 2021

    BIO

    Rejecto è un esecutore italiano che realizza e produce la propria arte in completo anonimato. In uscita nel 2021 il suo primo album alternative hip hop dal nome “Prima, durante e… dopo?“. La composizione del lavoro discografico si è rivelata nel tempo molto travagliata.  Il primo componimento realizzato nel 2019 era dedicato a Julian Assange, il giornalista australiano fondatore di Wikileaks, detenuto a Londra nel carcere di Belmarsh, per il quale l’America aveva chiesto l’estradizione per sacrificarne la vita. Ma poi il lavoro sull’album ha rallentato la corsa a causa degli eventi che sono letteralmente esplosi intorno all’esecutore: prima la morte del padre, poi l’esplosione della pandemia. Costretto in casa dal lockdown Rejecto divora di tutto: documentari, libri, interviste, ogni testimonianza che potesse placare il suo dolore e il suo stupore, la sua necessità di far luce e di comprensione, trasformandola in musica. La sua vita, dopo due mesi, viene ulteriormente colpita dalla separazione dalla moglie, che porta via anche il figlio. Rejecto non si ferma, anche se il peso da sopportare, con l’assottigliarsi dei suoi amori è diventato un macigno. Lo salva la sua ironia, la sua musica, la sua voglia di comunicare, la speranza di un mondo migliore, più equo, canalizzando il proprio dolore, metabolizzando la sua catarsi ancora di più. Vede le ingiustizie sociali, le multinazionali arricchirsi, i piccoli imprenditori fallire, gli artisti morire, la democrazia sparire. Chiede aiuto e solidarietà, facendolo con leggerezza e ironia, rap e stesura. L’esecutore realizza infine circa trenta brani ma decide di pubblicarne solo 14, rispettando la cronologia degli eventi: da quello che era il mondo a novembre del 2019, fino a quello che è diventato nell’estate del 2020. Si chiede allora… che cosa succederà dopo?

    Prima, durante e… dopo?” è un album di “hip hop alternativo” scritto in solitaria da un unico esecutore, durante questa pandemia, che ci ha segnato per sempre.

    Contatti e social

    Instagram https://www.instagram.com/rejectorejecto/?hl=it

    YouTube https://www.youtube.com/c/RejectoSpotifyhttps://open.spotify.com/artist/4MHox5jqVKOj9NRKUegDSf

  • Francesco Maria Mancarella “Fate” è il nuovo album strumentale dell’artista leccese

    Esce il 4 dicembre per INRI Classic il nuovo album strumentale dell’performer che utilizza in maniera del tutto originale il mix tra pianoforte classico, beatbox e clarinetto.

    FATE (da leggersi in inglese) è il destino, la sorte, il fato, ma anche la speranza in un mondo migliore, in una vita più attenta a ciò che abbiamo dentro piuttosto che a tutto quello che c’è fuori. 

    Questo albumè stato composto dal 2018 fino alla prima metà del 2020: dieci tracce pensate e suonate nei vari concerti dell’performer in giro per l’Italia e soprattutto in quei momenti lontano dal palcoscenico, condivisi con il suo team. Dieci brani per pianoforte, dalla musica classica alle sonorità della contemporanea, senza mai dimenticare l’impronta melodica che nel Mancarella sembra essere un fattore predominante.

    Non c’è solo questo, poiché il viaggio è lungo e cosparso da infinite sorprese, come quella dell’aggiunta del beatbox, elemento dell’hip-hop, qui ad opera di Filippo Scrimieri, uno dei beatboxer più rinomati d’Italia, che viene accostato con una naturalezza disarmante al già citato pianoforte e alle note del clarinetto di Lorenzo Mancarella e in alcune tracce anche al basso di Vito Stefanizzi.

    Tutto viene amalgamato dalla produzione audio dell’intero albumche è stata curata dallo stesso autore e che grazie ai sintetizzatori, agli archi, alle percussioni e al sound design, accompagna l’ascoltatore nelle varie stanze di un unico palazzo: arredato in modo diverso, ma pur sempre con lo stesso tocco.

    E di tocco pianistico si può parlare nell’ultima traccia, “The ritual of pilgrimage”, in featuring con il compositore italo turco Taskayali che interagisce con Mancarella come se ognuno stesse raccontando la propria storia all’altro.

    Nei primi due brani “Iddha” e “Roaring Sea” ci sono le radici del compositore salentino: il suono del mare “Lu rusciu” (dal dialetto) e poi c’è “Lei (iddha)”, l’amore che ognuno di noi dedica alla propria metà.

    La realizzazione del disco è legata alla campagna di crowdfunding completata con successo nel 2019 sulla piattaforma Eppela per PostepayCrowd per cui Mancarella è molto riconoscente a tutti i suoi 90 sostenitori.

    «Le riprese del albumsarebbero dovute iniziare a marzo, ma il lockdown mi ha impedito di spostarmi da Lecce e pertanto ho investito il budget nell’acquisto di un pianoforte a coda producendo in autonomia tutte le tracce del albumnel mio studio di registrazione. È stato un momento di grande lavoro che ha portato però tanta soddisfazione: ho potuto lavorare bene sul suono che volevo, sul colore da imprimere ad ogni componimento e ho avuto l’occasione di mettermi in gioco a 360 gradi. Ho accolto quello che la vita in quel momento mi offriva. Dai momenti di profonda tristezza e difficoltà, può nascere un’occasione, sta a noi cercare tra la melma un diamante».

    Etichetta: INRI Classic

    Distribuzione: Artist First

    BIO

    Francesco Maria Mancarella, è un compositore e pianista italiano. È diplomato presso il conservatorio Tito Schipa di Lecce in pianoforte Jazz e in tecnologie dell’industria audiovisiva con master universitario in composizione per musica da film. Ha all’attivo diverse pubblicazioni discografiche come autore, compositore, direttore musicale e produttore artistico.

    È conosciuto ai più per aver inventato e brevettato Il Pianoforte Che Dipinge, con cui è stato recensito su riviste, radio e televisioni nazionali ed internazionali come: Classic FM, Millionaire, Corriere Innovazione, Corriere della sera, RadioRai2 (Caterpillar), Tv2000, TeleNorba, Rai 1, Rai3, Fox ecc..

    Si esibisce per Piano City in piazza Duomo a Milano e sui prestigiosi palchi del Calatafimi Festival, Premio Barocco, Arena di Verona, Noah Festival, Maker Faire, Festivalshow e tanti altri.

    Collabora con grandi Orchestre del panorama nazionale ed internazionale come “Bulgarian National Symphony Orchestra” (Sofia), “Orchestra ritmosinfonica italiana”, “Souther Est Europe Orchestra”.

    Nel 2019 riceve il bollino qualità “Likes it” dalla prestigiosa rivista JazzIt per il album“Condivisioni”. Si esibisce in teatro in tutta Italia dal 2017 al fianco dell’attore Enrico Lo Verso e con Ettore Bassi, Michele Mirabella, Enzo De Caro.

    Nel dicembre 2019, si esibisce al teatro delle Vittorie su Rai 1 in prima serata nel programma televisivo “I Soliti ignoti” condotto da Amadeus.

    Nel 2019 firma un contratto discografico con l’etichetta INRI con cui produrrà il suo secondo albumda solista.

    Insieme al pianista e compositore italo turco Francesco Taskayali, collabora con il premio Pulitzer e giornalista del NewYork Times, Ian Urbinia alla realizzazione delle colonne sonore per il lavoro The OutLaw Ocean.

    Mancarella ha già pubblicato il singolo di piano orchestra “Endless” e un featuring con l’amico pianista già citato Francesco Taskayali, “Elsastrasse”. Mentre il componimento “The Oceans” di Mancarella è nella compilation di INRI CLASSIC The shape of piano to come – Vol. I” uscito su Spotify il 28 ottobre 2020. 

    Il 4 novembre esce “Wrapped”, primo singolo estratto dal nuovo album del pianista, mentre il 27 dello stesso mese esce “Fate”, componimento omonimo del albumin uscita il 4 dicembre 2020, sempre per Inri Classic.

    Contatti e social

    Facebook: https://www.facebook.com/framamancarella

    https://www.facebook.com/ilpianofortechedipinge

    Instagram: https://www.instagram.com/framamancarella/

    https://www.instagram.com/ilpianofortechedipinge/

    Website: www.ilpianofortechedipinge.it

    Spotify: https://spoti.fi/38nvcEl 

    Inri Classic: team@metatrongroup.com 

  • “La senti questa voce?” Ultrà il primo EP di Quanto fuori il 25 novembre

    “La senti questa voce?” Ultrà il primo EP di Quanto fuori il 25 novembre

    ULTRÀ è il singolo che dà il titolo all’EP di Quanto, la terza release in quattro mesi.

    La novità è che questo singolo non viaggia da solo. È accompagnato da altri due brani, TDK MEGA, due b-sides che completano una sorta di micro-concept sullo stadio.

    Cantautorato pop e indie-rock s’incontrano allo stadio: luogo di incontri, emozioni intense, grida liberatorie, gioie, dolori, amori iniziati e finiti, di partite e concerti, un luogo in cui la folla diventa un’unica grande voce.

    Quand’ero bambino ero costretto ad andare in chiesa. Durante la messa, i canti liturgici mi facevano provare un’emozione particolarmente intensa. I canti degli ultrà alla partita sortivano su di me lo stesso effetto, ma amplificato.

    Ecco, forse lo stadio per me è stato una seconda chiesa. Lo stadio è un brivido.

    Matteo, in arte Quanto

    QUANTO c’è di sé, da dire in una song. QUANTO parte da qui per capirsi meglio, e raccontarsi bene attraverso la sua musica e le sue parole.

    Non è mai facile descrivere i perché e le sensazioni che danno l’ascolto di brani che contengono le derive degli anni. Quelli passati a scrivere musica e canzoni, e a suonarle e cantarle in giro per quell’Italia sommersa di piccoli locali che ancora ci credono. Il lavoro di QUANTO è la somma di ciò che gli è passato dentro e addosso al tempo delle band che si è inventato strada facendo, fino all’urgenza di sentirsi solo e farsi sentire così.

    La vocazione autoriale ha sempre la meglio, pur inseguendo l’amore per l’indie-pop inglese e i suoi derivati. In QUANTO le chitarre sono sempre le prime a suonare, ma miscelano suoni e riff letterari che girano in testa volentieri. Perché QUANTO ha cose da dire e cose da suonare, per raccontare e raccontarsi. È “una voce fuori campo che rivela cosa pensa” proprio quando guardi la schiena della vita che se ne va e ti lascia indietro, e invece c’è solo da andare avanti. Questo è QUANTO.

    Lele Ghisio