Tag: Label 33 Records

  • Una frammento che si trasforma in suono

    Mon Keys si racconta durate la produzione del suo primo singolo. 

    La mia fase compositiva è un viaggio interiore, un processo in cui emozioni, suoni e visioni si intrecciano per dare vita a qualcosa di autentico. Ogni canzone nasce da un’idea che può emergere da un’emozione improvvisa, da un suono che mi colpisce o da un ricordo che riaffiora. Spesso inizio con una melodia o un groove elettronico che sento vibrare dentro di me, e da lì costruisco l’atmosfera, stratificando synth, beat e testi che riflettano il mio stato d’animo.
    La mia musica è un equilibrio tra istinto e ricerca: lascio fluire le idee spontanee, ma allo stesso tempo curo ogni dettaglio, modellando i suoni per ottenere quella profondità emotiva che mi rappresenta.
    Una parte fondamentale del mio lavoro è la ricerca dei suoni che richiamano le atmosfere degli anni ‘80 e ‘90. Mi affascina il calore e la profondità dei sintetizzatori analogici, le batterie elettroniche con il loro riverbero profondo, i bassi pulsanti che creano tensione ed energia. Cerco di fondere il fascino retrò di quegli anni con una produzione più moderna, creando un ponte tra passato, presentee futuro. Il mio obiettivo è evocare quelle sonorità senza copiarle, reinterpretandole con un tocco personale.
    Quando riascolto le mie canzoni, provo un mix di soddisfazione, analisi critica e a volte nostalgia. È come rivivere il momento in cui quelle note sono nate, sentire di nuovo ciò che mi ha spinto a scriverle. Alcune tracce mi sembrano sempre fresche, come se avessero un’anima propria, mentre altre mi fanno riflettere su come sia cambiato nel tempo, sia musicalmente che personalmente. Il riascolto è un confronto con me stesso, tra passato e presente, tra emozione pura e tecnica affinata.
    Alla fine, ogni brano è una parte di me, un frammento della mia storia trasformato in suono.

  • Un Viaggio nel Buio: White Mask e il Ritorno della Dark Wave

    Un Viaggio nel Buio: White Mask e il Ritorno della Dark Wave

    White Mask emerge come una delle voci più affascinanti della scena dark wave contemporanea. Con sonorità che richiamano i classici degli anni ’80, l’artista riesce a catturare l’essenza di un’epoca, mescolando melodie malinconiche a testi evocativi. Il suo primo singolo, “Bad Dream”, è un viaggio sonoro che esplora temi di solitudine e introspezione, rendendolo un ascolto imperdibile per gli amanti del genere.

  • Yume Ascolta Yume

    Yume ascolta Yume

    A tre anni dalla sua prima uscita Yume ci porta dentro il suo mondo musicale.

    Metto le cue. Premo play.

    Parte Notte Stellata e mi ritrovo subito dentro quell’atmosfera rarefatta. Mi sembra di ascoltare una voce che parla piano, che quasi sussurra. È come stare sotto un cielo enorme, di quelli che ti fanno sentire piccolo ma in un modo bello, rassicurante. Riascoltandola, mi accorgo di quanto sia nostalgica senza essere triste, come un ricordo che, a ripensarci, ti fa stare sempre bene e che ancora lascia qualcosa dentro. I pensieri lasciano spazio alla calma. C’è quasi un senso di sospensione, come se il tempo rallentasse per farmi respirare dentro le mie stesse parole.Poi arriva Corno Blu e cambia tutto. È più intima, più vicina. C’è qualcosa di estremamente dolce e malinconico nel modo in cui le melodie si intrecciano, come se parlassero di immagini ferme nella mente, che non vogliono andarsene. Le parole sanno di amarezza, ma anche di accettazione. Mi fanno pensare a quelle cose che non puoi spiegare fino in fondo, ma che senti comunque forti. Ascoltandola, mi rendo conto che ogni nota porta con sé un pezzo di me, ma allo stesso tempo appartiene a chiunque abbia mai provato queste stesse emozioni.E poi Tutto Qua. Sorrido, perché è come se chiudesse un cerchio. Mi dà la sensazione di un respiro profondo, di quando capisci che, alla fine, le cose sono esattamente come devono essere. Non c’è bisogno di complicarle, e forse il bello sta proprio lì. Come se il viaggio, per quanto tortuoso, avesse sempre avuto una destinazione chiara.Ascoltarmi da fuori è strano. È come riscoprirmi un pezzo alla volta, come se ogni canzone mi facesse vedere una parte di me che, a volte, mi sfugge. Ma è anche bello, perché alla fine mi rendo conto che queste canzoni non sono solo mie. Appena le ascolto, diventano di chiunque ci trovi dentro un pezzo della sua storia al loro interno.La musica, alla fine, è questo: un modo per guardarsi dentro attraverso le parole di qualcun altro.