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  • “Ricomincio così”: Jimmy racconta la forza di lasciarsi il passato alle spalle

    Jimmy, il cantautore pavese che ha conquistato il pubblico con l’album “Schegge di 66“, torna con “Ricomincio Così“, il suo nuovo singolo che combina mito e introspezione per celebrare il coraggio di ricominciare.

    Una danza di rinascita e affermazione, ispirata al simbolo universale della spirale, emblema di evoluzione e trasformazione: come il pavone perde le sue piume in autunno per rinascere in primavera, il brano, prodotto da Simone “Gone” Bacco, ci ricorda il potere rigenerante della musica, guidandoci in un cammino libero da malinconie e rimpianti. Con una penna abile nel rendere accessibili anche le sfumature più articolate della vita, Jimmy si lascia alle spalle relazioni tossiche, aspirazioni incompiute e sogni rimasti irrealizzati.

    Partendo da un chiaro riferimento al mito di Menelao, “Ricomincio Così” riflette sulla vanità di rincorrere ciò che non può essere recuperato, scegliendo invece di voltare pagina e abbracciare una nuova strada:

    «Il passato deve rimanere nel passato – spiega Jimmy – e non vale la pena cercare di recuperare ciò che non può tornare, proprio come Menelao che inseguì invano Elena. Ho scelto di chiudere quel capitolo della mia vita con gratitudine, consapevole di aver dato tutto, anche a chi si è rivelata solo “pazzia” o, come canto nel brano, una “Stronza a Buffet”. Questo nuovo inizio è come un valzer senza sosta, una dedica a me stesso e a ciò che davvero mi appaga, come la musica. Le “scarpe vecchie che non butto,” citate in un mio precedente singolo, “Neve Alle Maldive”, ora le metto da parte: non per dimenticare, ma per fare spazio a ciò che conta davvero.»

    Il vissuto personale dell’artista, diventa così un messaggio che parla a chi, lungo il proprio cammino, ha raccolto i frammenti di sé per riedificarsi e rimettersi in marcia. «E ora vado via, pieno di euforia. Parte da qui la via per questa danza», canta, tracciando con spontaneità una nuova traiettoria. Ogni verso sprigiona leggerezza consapevole, trasformando il gesto intimo di ripartire in un movimento collettivo, un invito a riprendere in mano la propria vita.

    In un tempo che sembra mettere alla prova ogni certezza, “Ricomincio Così” si fa strada come un canto di rinascita che ci chiede di guardare oltre per ricostruirci. Jimmy, con le sue parole, suggerisce che a volte, il primo passo verso il futuro, nasce dal coraggio di lasciarsi tutto alle spalle.

    «Scrivere questa canzone è stato come disegnare una linea netta – spiega il cantautore vogherese -. Era arrivato il momento di abbandonare ciò che non mi apparteneva più e di ricominciare. Non dimentico il passato, ma oggi scelgo di guardare avanti, libero e senza rimorsi.»

    Con “Schegge di 66”, Jimmy aveva saputo raccontare l’amore nelle sue molteplici forme, dal romanticismo all’amicizia, dall’affetto per gli animali all’amor proprio. Ora, con “Ricomincio Così”, segna una svolta in cui il fulcro non sono gli altri, ma il sé: il sapersi mettersi al centro e, da lì, ricominciare a camminare.

    Gli scatti fotografici di Nicole Scilipoti e Giulia Tuamaini completano l’universo narrativo del brano, restituendo visivamente il percorso di cambiamento che lo permea. I colori e le inquadrature trasmettono la stessa energia catartica del pezzo, offrendo un’immersione completa nel processo di trasformazione.

    James William Mazza, in arte Jimmy, è riconosciuto come una delle penne più incisive della sua generazione. Con “Ricomincio Così”, riesce a parlare a chi si è trovato a ricostruire, a ricostruirsi, facendo delle difficoltà un terreno fertile per nuove possibilità.

    «La vita è un susseguirsi di cicli e tappe – conclude Jimmy -. E io sono pronto a scoprire ogni sfumatura di questa nuova fase.»

  • Khamilla: il coraggio di affrontare se stessi in “Barbera”

    Un bicchiere di vino rosso, una melodia nata su una tastiera giocattolo, e una delle voci femminili più emozionanti della nuova scena cantautorale italiana: Khamilla, all’anagrafe Camilla Tetti, torna con “Barbera”, il suo nuovo singolo che si snoda tra radici blues, accenti jazz e incursioni pop, raccontando il bisogno di ritrovarsi in un mondo che chiede sempre di essere qualcun altro.

    Conosciuta per la sua capacità di toccare il cuore del pubblico e della critica – come dimostrato dalla precedente release “Rocky senza braccia”, vincitrice di numerosi premi in contest nazionali –, l’artista torinese si reinventa mantenendo intatta la sua anima black, e lo fa con un brano che si inserisce perfettamente nel contesto storico attuale, in cui l’importanza di riconoscere e accogliere le proprie fragilità è sempre più centrale, soprattutto tra le giovani generazioni.

    Nella cultura della performance e dell’apparenza, “Barbera” diventa così un antidoto, un invito a rallentare e a sedersi con le proprie ombre, guardandole dritte negli occhi e affrontandole, per trasformarle in occasioni di crescita. Il richiamo al vino rosso, simbolo di convivialità e introspezione, si intreccia con il bisogno collettivo di ritrovare una connessione sincera con sé e con il prossimo, lontano dalle pressioni dei social e dalle aspettative.

    “Barbera” nasce in una calda giornata d’agosto, da una semplice melodia su una tastiera giocattolo, che ha poi preso vita in un arrangiamento ricco di sfumature. Tra tromba, pianoforte ed anima, la traccia dalle venature elettroniche plasma un’atmosfera sospesa, capace di accompagnare un racconto tanto dolce quanto amaro. “Barbera” come manifesto della forza interiore e della resilienza, “Barbera” come emblema di un linguaggio musicale iconografico che tramite un elemento semplice, diventa una canzone intensa e complessa, portavoce della volontà di creare bellezza partendo dalle difficoltà.

    Il testo descrive con precisione sentimenti che si fanno immagini e, dalle immagini, parole, imprimendosi nella mente sin dal primo ascolto: «Spremi il mio cuore, versa Barbera, affogo i ricordi di quel che era»; «Mi lasci qui in bilico, l’amaro in bocca, tutte quelle bugie che mi dai a bere», istantanee che immortalano ricordi e descrivono con lucidità il peso delle delusioni, la difficoltà di lasciarsi andare. Khamilla analizza il rapporto tra la rabbia repressa e la necessità di accettarsi, trovando nella musica una valvola di sfogo, una via per liberarsi e fare pace con se stessa.

    Se con “Rocky senza braccia” l’artista ha reso omaggio all’iconico personaggio interpretato da Sylvester Stallone, sottolineando come la volontà di andare oltre i propri limiti possa prevalere persino sull’assenza di ciò che appare indispensabile – come le braccia per un pugile –, con questo nuovo singolo firma un manifesto per chi cerca di trovare equilibrio e significato nelle proprie complessità.

    Sin dagli esordi, Khamilla è un talento poliedrico che non si limita a scrivere e cantare, ma costruisce mondi interiori, microcosmi da cui trarre energia e forza per affrontare e dipingere la propria quotidianità. Nata e cresciuta a Torino, dove ha sviluppato una devozione profonda per la musica, ispirandosi a Lucio Battisti e Ornella Vanoni, attraverso sonorità soul e R&B – apprese ascoltando artisti come Bill Withers, Aretha Franklin ed Etta James -, ha trovato il suo personalissimo linguaggio musicale, che oggi si esprime attraverso liriche che abbracciano e al contempo spezzano, per fare spazio e ricostruire.  Dopo essersi esibita su palchi prestigiosi come quello di Venaria con Aiello e il CAP10100 di Torino, Khamilla si afferma come una delle nuove promesse del cantautorato italiano. Il suo stile richiama la rivoluzione artistica degli anni ’70, ma è fortemente radicato nel presente, raccontando tematiche contemporanee con una voce inconfondibile e un’autentica passione per la condivisione come mezzo di unione, eguaglianza e inclusione.

    “Barbera” è un brindisi simbolico a ciò che rende unico ciascuno di noi, tra cadute e vittorie personali, e, proprio come un buon calice di vino, porta con sé il sapore agrodolce delle esperienze vissute. È un invito ad assaporare le sfumature, un mix di dolcezza, amarezza e intensità che non si lascia solo ascoltare, ma si fa vivere, accompagnandoci in un momento di intima connessione e consapevolezza.

  • Francesco Luz celebra la forza del confronto in “Come te”

    Quante parole restano intrappolate nel silenzio delle relazioni? L’incomunicabilità, quel vuoto che si crea quando i pensieri si fermano sulla soglia del non detto, è il tema centrale di “Come te” (PaKo Music Records/Believe Digital), il nuovo singolo di Francesco Luz. Con un linguaggio musicale diretto e personale, il cantautore romano racconta la difficoltà di entrare in sintonia con chi ci circonda – un ostacolo che genera conflitti, incomprensioni e solitudine, ma che può diventare anche un’opportunità di crescita e consapevolezza.

    Prodotto presso Il Piano B Progetti Sonori dallo stesso Luz in collaborazione con Roberto Cola (già per Patty Pravo, Arisa e Lorenzo Lepore), “Come te” combina emozioni in antitesi ad una struttura musicale sorprendentemente dinamica. Il brano si apre infatti con l’intimità di una ballata classica, per poi trasformarsi progressivamente in un’esplosione di sonorità pop-rock e disco. Questa metamorfosi non è solo musicale, ma anche emotiva, seguendo le oscillazioni del cuore nei momenti di conflitto. Il contrasto tra fragilità e forza, tra malinconia e rabbia, rende il messaggio ancora più efficace, spingendo l’ascoltatore a riflettere sulle difficoltà e le possibilità che nascono dall’esprimere sinceramente ciò che si prova.

    La batteria di Edoardo Guerrazzi e l’esecuzione vocale e strumentale di Francesco Luz si fondono per creare un’esperienza musicale stratificata, dove ogni elemento è curato nei minimi dettagli per trasmettere equilibrio, confermando la capacità dell’artista di unire profondità lirica e maestria tecnica.

    Il testo si snoda attorno ai temi dell’umiliazione, della frustrazione e della necessità di rompere il circolo vizioso dei conflitti. Nel passaggio chiave «Devo cancellare anni inutili passati senza mai parlare, solo urlare a farsi male», si percepisce l’onestà disarmante di Luz, che descrive con lucidità il confronto con se stesso, con un uomo che sceglie di reagire. Il ritornello, «Non sono come te», diventa invece un grido di autodeterminazione, di resilienza, una dichiarazione di identità che incoraggia a rompere le catene di dinamiche tossiche per seguire la propria strada.

    «Questo brano rappresenta un momento di consapevolezza—racconta Luz—, in cui ho sentito la necessità di trasformare le parole non dette e i conflitti in un’opportunità per crescere.»

    Con “Come te”, Luz dà voce al silenzio nelle relazioni, presentando una storia che ci porta a riconsiderare il valore della comunicazione nei rapporti interpersonali. La traccia diventa così una testimonianza sincera di quanto sia complesso, ma necessario, abbattere le barriere dell’incomprensione attraverso il dialogo e ritrovare la forza di aprirsi all’altro.

    Il brano si inserisce in un percorso artistico che vuole parlare alla società, portando alla luce una riflessione urgente su come i rapporti interpersonali possano essere salvati solo attraverso il coraggio di comunicare, anche quando è più difficile. “Come te” ci invita ad agire, a rendere il silenzio una forza di cambiamento, segnando un nuovo capitolo non solo nella carriera di Luz, ma nella narrazione musicale contemporanea.

  • Il linguaggio dei segni incontra la musica in “Grazie”, il nuovo brano di Raffaele Poggio

    Una parola semplice, spesso trascurata, sottovalutata e data per scontata, ma capace di cambiare prospettiva, irradiando luce anche nelle giornate più cupe ed ordinarie, con la forza che racchiude in sé: “Grazie”. Con il suo nuovo singolo, disponibile in tutti i digital store per Attic Records/Altafonte Italia, il cantautore, attore e showman torinese Raffaele Poggio invita il pubblico a riflettere sul potere della riconoscenza, restituendo significato ai gesti quotidiani e mostrando come la gratitudine possa mutare in un atto di intima connessione.

    Ma cosa significa davvero ringraziare? E cosa accade, dentro di noi, quando ci fermiamo a dire “Grazie”? Ringraziare significa rallentare, riconoscere e apprezzare ciò che di prezioso abbiamo ricevuto, riscoprendo la virtù trasformativa di una parola che unisce e accorcia le distanze. E quando ci spogliamo di orgoglio e timori, e ci ricordiamo di esprimere riconoscenza, dentro di noi accade qualcosa di straordinario: attiviamo un processo che stimola la produzione di serotonina e dopamina, i cosiddetti ormoni della felicità, creando un senso di appagamento, gioia e benessere. Ringraziare non è quindi solo un gesto verso chi ci circonda, ma un atto che cambia il nostro stato mentale, aumentando la consapevolezza del presente, e rafforzando i legami.

    In un momento storico in cui le relazioni si frammentano e la velocità della quotidianità spesso ci distrae dal valore dei gesti più semplici, “Grazie” si fa spazio per la sua immediatezza e per una sincerità d’intenti a cui è impossibile rimanere indifferenti. Il brano, scritto dallo stesso Poggio e composto e prodotto da Stefania Tasca, si sviluppa intorno a un ritornello diretto e memorabile, che, ripetendo 9 volte il suo titolo, diventa un mantra per spostare il focus su quei momenti che spesso passano inosservati, ma che definiscono il senso del nostro esistere.

    “Grazie” è un progetto che trova il suo effettivo compimento sotto l’aspetto visivo, perché è il videoclip ufficiale che lo accompagna a fare la differenza: diretto dai Knowhere Studios, utilizza il linguaggio dei segni per sottolineare come la gratitudine possa superare ogni barriera. I gesti diventano protagonisti, rendendo una canzone un collante tra mondi che raramente si incontrano nella musica mainstream.

    «Volevo che questo progetto andasse oltre la musica – racconta Poggio -. Il linguaggio dei segni è un omaggio a chi ogni giorno trova modi alternativi per comunicare emozioni e sentimenti. È nei dettagli che la gratitudine diventa tangibile. Ho tratto ispirazione da una storia personale che mi ha colpito profondamente. Ho avuto il piacere di conoscere Dario, un giovane fan che ha perso l’udito e ha gravi problemi di vista, ma che nonostante ciò è un appassionato di cultura. Non potendo ascoltare la mia musica, Dario legge i contenuti e gli articoli che ne parlano. Per lui, e per tutti coloro che affrontano difficoltà simili, ho cercato rendere il mio messaggio più accessibile, dimostrando che la musica può arrivare anche dove le parole non riescono».

    Una narrazione sonora e visiva che glorifica l’amore in tutte le sue forme, un simbolo di apertura e inclusione che incoraggia a superare le barriere comunicative e tutti quei confini che, molto spesso, sono definiti solo dalla nostra mente.

    Ma “Grazie” non è una dedica a senso unico, bensì un invito a chi ascolta a ritrovarsi in quelle frasi che troppo spesso dimentichiamo, o ci vergogniamo a pronunciare, e in quei motti di affetto che quotidianamente passano inosservati, tra priorità accessorie e rincorse utopiche. Frasi e attenzioni che vanno ben oltre l’essere un omaggio alla persona amata, agli amici, alla famiglia, diventando una chiamata all’azione volta a valorizzare i piccoli gesti che rendono speciale ogni rapporto.

    Contemporaneamente al lancio del singolo, Raffaele Poggio continua il suo percorso artistico con nuovi progetti e appuntamenti live. Tra i più attesi, il “Latin Project”: un’esplorazione musicale che unisce grandi classici latini e brani originali. Inoltre, ogni venerdì sera, l’artista si esibisce al MI AMOR VIP CLUB di Torino nello show Magic Boys, un’esperienza unica che fonde energia, musica e intrattenimento.

    Torinese di nascita e anima latina per vocazione, Raffaele Poggio è un creativo poliedrico e instancabile, che non smette mai di cercare nuovi modi per raccontarsi e raccontare. Con “Grazie”, conferma la sua capacità di trasformare la semplicità in qualcosa di straordinario, invitando il pubblico a riscoprire il potere di una parola che, oggi più che mai, merita di essere pronunciata, espressa e vissuta.

  • “Gitana”: il mix di lingue e suoni che rende unico il nuovo singolo di KAWAKAMI

    Gitana” (KeyRecords/Kmusic/ADA Music Italy) è il nuovo singolo di KAWAKAMI, l’artista milanese classe 1999 che, con la sua anima eclettica e il suo talento fluido, ci trascina in un’avventura musicale carica di suggestioni ritmiche e culturali. Il brano, disponibile su tutte le piattaforme digitali, è un omaggio alla libertà dell’artista e alla sua incessante ricerca di nuove tappe, luoghi e identità.

    Prodotto da KAIZÈN, “Gitana” unisce sonorità ancestrali e contemporanee, guidando l’ascoltatore tra le colorate vie dei mercati profumati d’Oriente e i portici calienti di Siviglia. Con un mix di lingue e culture, il pezzo celebra l’essenza nomade di KAWAKAMI, come lei stessa racconta:

    «Sono una “hija de la calle”, una figlia della strada. La mia musica nasce dal movimento, dal coraggio di lasciare alle spalle la staticità per inseguire una voce che non smette mai di chiamarmi.»

    Il testo alterna immagini forti e intime, come «Sono partita sopra a un tram, la vivi loca la vida… qua sempre il solito tran tran» e versi che tratteggiano la tensione tra fuga e libertà – «Corri ma via di qua, la musica, la celebrità» -. Liriche che trasmettono un dinamismo continuo, dipingendo un’avventura carica di energia e trasformazione, elemento centrale del progetto.

    Ad accompagnare il brano, il videoclip ufficiale diretto da Gianmarco Oragano, che offre una narrazione visiva in grado di intensificare e rafforzare il messaggio di “Gitana.” Girato tra atmosfere esotiche e urbane, il video, in uscita lunedì 27 gennaio, vede la partecipazione di attori come Camilla Trotta e Valentina D’Amato, mentre la sceneggiatura, firmata da Antea Zavaglio e Camilla Conte, è incentrata sui contrasti tra tradizione e modernità, richiamando l’idea di un viaggio che è tanto fisico quanto interiore.

    Quella di KAWAKAMI è la voce di un’artista che si reinventa: già nota per i singoli “Altrove” e “Fiori di Carta,” brani che le hanno permesso di conquistare playlist editoriali di spicco come “Scuola Indie” e “Anima R&B,” continua ad evolversi con “Gitana”, una traccia che abbraccia la contaminazione culturale come elemento distintivo della sua musica. La scelta di mescolare lingue diverse, dall’italiano allo spagnolo, sottolinea la poliedricità dell’artista e il suo desiderio di abbattere confini, non solo geografici, ma anche musicali.

    «”Gitana” – conclude KAWAKAMI – è il mio manifesto di libertà: non importa quante volte mi perdo, c’è sempre una voce che mi riporta sulla mia strada.»

    Con “Gitana”, KAWAKAMI ci apre le porte del suo mondo nomade, invitandoci a salire sul suo tram, quello che corre tra sogni e realtà, senza una meta definita ma con la certezza che ogni tappa sarà un’esperienza indimenticabile. Perché essere “Gitana” non è solo un modo di vivere, è un modo di essere: liberi, inarrestabili, e sempre pronti a riscrivere la propria storia.

    Camilla Conte BIOGRAFIA

  • “Lussuria e desiderio”: i Ferrinis raccontano l’insostenibilità delle passioni segrete

    Ci sono storie che nascono nell’ombra, fatte di segreti, attrazione e bugie che si sedimentano fino a diventare insostenibili. È da queste dinamiche, capaci di incrinare anche i legami più forti e causare crepe che portano al crollo, che nasce “Lussuria e Desiderio”, il nuovo singolo dei Ferrinis. Un brano che si addentra nei lati più oscuri dell’amore, svelando le verità scomode e traducendo in musica il momento in cui il desiderio si trasforma in un fardello intollerabile.

    Un tema che si intreccia con la realtà attuale: secondo una recente ricerca dell’Osservatorio Infedeltà, la pandemia ha avuto un impatto significativo sulle relazioni di coppia in Italia. Il 31% degli italiani ha dichiarato che il periodo di isolamento ha portato a crisi di coppia, e il 19% ha segnalato una riduzione dell’attività sessuale. Questo contesto ha contribuito a un aumento dell’infedeltà, passando dal 34,5% del 2019 al 41% degli ultimi 2 anni.

    Seguito di “Coca e Malibù” e secondo estratto dall’atteso album “Twins”, la cui uscita è prevista per la primavera, “Lussuria e Desiderio” racconta un rapporto consumato dalla passione e distrutto dal suo stesso peso, un trasporto accecante che non riesce a sopravvivere alla realtà.

    «Notte dopo notte lussuria e desiderio, il cuore pesante se il destino ci porta lontano» recita il ritornello, condensando in poche parole il tormento e l’inquietudine di una storia vissuta sul filo del proibito, tanto irresistibile quanto incapace di reggere alla luce del giorno.

    In questo nuovo capitolo, i Ferrinis offrono uno sguardo diretto sulla relazione tra due amanti, due cuori intrappolati in una danza di attrazione e senso di colpa, dove la necessità di nascondersi finisce per logorare l’anima. Uno spaccato di contemporaneità che mette in evidenza situazioni che molti vivono ma raramente condividono, celate dalla vergogna e dalla paura di essere giudicati. Passione e silenzi si intrecciano, fino a rendere impossibile distinguere ciò che si vuole da ciò che si può avere, lasciando chi li vive sospeso tra ciò che sogna e ciò che è costretto a sacrificare.

    «Abbiamo voluto mettere in musica la collisione tra l’irresistibile e l’insostenibile – spiegano i Ferrinis -. Non si tratta solo di un legame tra amanti, ma di quel senso di vuoto e di colpa che resta quando una relazione finisce perché non può essere vissuta apertamente.»

    Se “Coca e Malibù” ha acceso i riflettori sui paradossi di una generazione travolta dai social e dalle apparenze, “Lussuria e Desiderio” si colloca dall’altra parte dello spettro, mostrando una maturità, artistica e personale, che esamina temi più articolati e complessi.

    «Ogni brano di “Twins” rappresenta una sfumatura diversa delle nostre esperienze e del nostro modo di fare musica – concludono i Ferrinis -. Con “Lussuria e Desiderio”, volevamo fare luce sul lato più oscuro del desiderio, quello che non viene mai raccontato ma che, infondo, è parte della vita di molti.»

    Come sempre, i Ferrinis dimostrano di essere artisti completi, in grado di dare vita ai loro progetti anche sul piano visivo. “Lussuria e Desiderio” è infatti accompagnato dal videoclip ufficiale – in uscita venerdì 31 gennaio -, che, diretto dalla creatività raffinata e distintiva di Alessandro Murdaca, aggiunge un ulteriore livello narrativo al brano, utilizzando immagini suggestive e dettagli curati per amplificare l’atmosfera e il significato della canzone.

    “Lussuria e Desiderio” ci invita a riflettere su come l’attrazione e le scelte che ne conseguono possano ridefinire le relazioni. È un pezzo che trova spazio non solo nelle playlist, ma anche nelle conversazioni di chi è pronto a trattare e affrontare il lato più scomodo dell’amore. Il video offre uno sguardo cinematografico sul tema della passione distruttiva, arricchendo e amplificando il significato del brano. I Ferrinis, con questa nuova release, consolidano la loro posizione come una delle realtà più interessanti della scena pop italiana, confermandosi capaci di analizzare argomenti delicati e spesso taciuti, attraverso la lente della loro musica.

  • Andrea Lucisano e La Volpe Sophia: il potere trasformativo di un semplice gesto in “L’Abbraccio”

    In occasione della 39ª Giornata Internazionale dell’Abbraccio, fondata nel 1989 e celebrata ogni 21 gennaio, La volpe Sophia, l’iconico personaggio educativo ideato dal filosofo, artista, musicista e regista Andrea Lucisano, presenta il suo nuovo singolo, “L’Abbraccio“. In un’epoca di distanze e divisioni, questo brano invita a riscoprire il valore di un gesto che abbatte barriere, riscalda l’anima, distende le tensioni e rafforza i legami.

    “L’Abbraccio”, come ogni progetto de La volpe Sophia, si caratterizza per un testo immediato e accessibile, che parla simultaneamente a tutte le generazioni. La canzone sottolinea l’importanza di un atto tanto semplice quanto rivoluzionario, «un bene che si dà e che ti ritornerà»: abbracciarsi per creare connessioni rigeneranti.

    Pensato per bambini e famiglie come momento di incontro e compartecipazione, restituendo rilevanza a una manifestazione d’affetto e accettazione che spesso viene dimenticata, questo singolo si inserisce in un percorso educativo che coinvolge le scuole e va oltre i confini nazionali. Attraverso flash mob e attività speciali, il 21 gennaio 2025 migliaia di alunni, insegnanti e genitori si uniranno simbolicamente sulle note del brano, estendendo il messaggio anche in paesi come Grecia e Tanzania. Un progetto formativo di portata globale che intreccia culture ed etnie, volto a connettere realtà diverse nel linguaggio universale della musica.

    Andrea Lucisano, che è anche presidente dell’associazione La Danza delle Farfalle, arricchisce questa proposta con l’impegno costante verso la creazione di materiali didattici e artistici. L’associazione, tramite iniziative come “L’Abbraccio”, mira a promuovere valori di bellezza, amore e condivisione, offrendo strumenti concreti per un’istruzione emotiva e culturale.

    «Un abbraccio è una casa portatile: un rifugio che possiamo costruire attorno a noi in ogni momento – afferma Lucisano -. L’arte e la formazione devono camminare insieme per creare un mondo migliore e con “L’Abbraccio”, io e volpe Sophia vogliamo ricordare a grandi e piccini che l’azione di stringersi può essere un dono prezioso, capace di trasformare relazioni e portare armonia.»

    Un’educazione alla bellezza potenziata dall’uscita di tre libri dedicati alla volpe Sophia, alleati preziosi per bambini e famiglie atti a riscoprire i princìpi della meraviglia, della gioia e della semplicità. Disponibili a breve sul sito www.ladanzadellefarfalle.com, i volumi rappresentano un ulteriore tassello nella missione ispiratrice ed edificante del progetto.

    Dal suo debutto, il personaggio della volpe Sophia ha conquistato il cuore di migliaia di persone. Protagonista di una serie televisiva educativa, la piccola volpe si è affermata come messaggera di valori senza tempo. Ogni iniziativa, come “L’Abbraccio”, incarna un impegno verso un futuro più solidale e sereno.

    La Giornata Mondiale dell’Abbraccio è anche un’opportunità per le scuole di partecipare attivamente. Gli insegnanti possono organizzare momenti collettivi in classe e inviare i video delle esibizioni all’indirizzo ladanzadellefarfalle@gmail.com. Il video più creativo riceverà in premio uno dei nuovi libri della volpe Sophia. Un concorso che non solo premia l’inventiva e la fantasia, ma diffonde un messaggio di empatia e collaborazione.

    Andrea Lucisano sottolinea la virtù della semplicità come antidoto alla complessità del mondo moderno:

    «Credo fermamente che diffondere messaggi di affetto e fiducia possa rendere il mondo un posto migliore. “L’Abbraccio” è il mio modo di contribuire a questa visione, con un gesto che tutti possono fare, ogni giorno. Viviamo in un tempo dove spesso dimentichiamo l’essenza delle cose. Riscoprire la forza immediata di un abbraccio è rivoluzionario, perché ci riconnette con ciò che conta davvero.»

    In un tempo dove tutto appare sempre più frammentato, riscoprire la forza istantanea di un abbraccio è davvero un atto rivoluzionario. È nella sua immediatezza che risiede il potere di trasformare la quotidianità, rendendo ogni giorno un momento speciale e ispirando fiducia nel futuro.

    “L’Abbraccio” è disponibile su tutte le piattaforme digitali e accompagnato dal videoclip ufficiale, visibile su YouTube.


  • “Love in Time” dei Nexus: quando ogni secondo conta

    Iniziare l’anno con un messaggio di connessione e armonia: è questo l’obiettivo di “Love in Time”, il nuovo singolo dei Nexus sull’importanza di vivere pienamente gli istanti che dedichiamo alle persone che amiamo. Il duo, formato da Tommaso e Michele, ci invita a fermarci e a considerare il valore delle connessioni, riscoprendo il tempo come un dono che trascende il suo semplice scorrere.

    “Love in Time” è un pop-dance dalle linee melodiche calde e dalle bassline marcate, in grado di combinare strofe dinamiche, hook emozionali e drop che catturano l’attenzione. L’obiettivo è trasformare ogni ascolto in un’opportunità, un’occasione per pensare ai momenti che condividiamo con coloro che ci circondano.

    Il brano trova la sua piena espressione nell’emotività del suo suono e nella riflessione che ci invita a fare: nato da due sessioni in studio, racconta, attraverso la sua architettura musicale, l’evoluzione di un rapporto che, costruito su piccoli attimi condivisi, si trasforma in qualcosa di unico, grazie alla volontà reciproca di essere presenti, non solo per l’altro, ma anche per se stessi.

    «Abbiamo dato vita a questa traccia riflettendo su come le relazioni evolvono nel tempo, crescendo attraverso i momenti trascorsi insieme – raccontano i Nexus -. Il nostro desiderio è che la musica diventi un catalizzatore di pensieri positivi e connessioni vere.»

    La genesi di “Love in Time” è il risultato di un processo creativo in studio tra sessioni solitarie e collaborazioni internazionali, con un cantante d’oltreoceano scoperto su Fiverr. Il titolo del pezzo riflette la sua chiave di lettura: il tempo come dono prezioso da offrire a chi amiamo, attraverso gesti semplici, capaci di rendere la quotidianità un’esperienza straordinaria.

    Nel testo, alcuni passaggi si rivelano particolarmente rilevanti: «I’mma give you all my time» («Ti darò tutto il mio tempo»), descrive il desiderio di dedicarsi completamente all’altro, mentre l’espressione «Wish I could press rewind, so I could give you all my time» («Vorrei poter premere il tasto rewind, per poterti dare tutto il mio tempo») racchiude il rimpianto di non poter tornare indietro per valorizzare meglio le relazioni. Infine, «Every second, every minute, every hour» («Ogni secondo, ogni minuto, ogni ora»), ripetuto più volte, sottolinea l’importanza di vivere appieno, puntando il focus sull’importanza del presente, che non deve mai essere dato per scontato. Questa ripetizione crea un senso di urgenza e di rinnovata percezione, spingendo l’ascoltatore a riconsiderare il proprio rapporto con il tempo.

    «Questo singolo rappresenta la nostra visione di armonia e benessere – prosegue il duo -, un mondo visto non solo per quello che è, ma per quello che vorremmo che fosse.»

    Dal loro debutto ufficiale nel 2022, i Nexus hanno ridefinito il panorama EDM italiano, fondendo influenze pop-dance con un approccio narrativo che li caratterizza. Dopo l’album d’esordio “S(he) Be(lie)ve(s)” e i singoli “Feel Without You” e “Honey (Shake It Up)”, “Love in Time” segna la tappa successiva del loro percorso, in cui ogni traccia è un invito a riflettere e connettersi, non solo con la musica, ma con il mondo che ci circonda.

    I Nexus non definiscono la loro musica né mainstream né underground, ma come un filo conduttore che unisce persone, emozioni e idee. Con “Love in Time”, Tommaso e Michele mettono in luce ancora una volta la capacità delle canzoni di migliorare la vita di chi le ascolta.

    Nel contesto di un’era in cui il tempo è spesso percepito come un bene fugace, “Love in Time” ci incoraggia a dedicare spazio e attenzione alle persone a noi care, a vivere il presente, a dedicare il nostro bene più prezioso a ciò che veramente conta. È un invito a non rifugiarsi nel passato, ma a vivere ora, con consapevolezza.

  • “Transustanzione”: quando il rock si fa riflessione su alienazione e libertà

    «Dio è morto, Nietzsche pure, ed io non è che stia così bene»: questa frase, che ribalta il celebre aforisma nietzschiano, trasforma la riflessione esistenziale in una constatazione pungente. In un mondo in cui i pilastri culturali sembrano crollati, il Rock’n’Roll diventa una possibile via di fuga, un simbolo di ribellione e vitalità. Ed è da questo presupposto, in un intreccio articolato di critica sociale, filosofia e ironia tagliente, che i Sümelga, in collaborazione con Al Vox, pubblicano il singolo “Transustanzione” (PaKo Music Records/Believe Digital), un brano che promette di stimolare il pensiero e suscitare nuove prospettive. La traccia indaga, con un linguaggio intellettuale e provocatorio, temi che spaziano dall’alienazione sociale alla ricerca di nuovi punti di riferimento culturali e spirituali.

    La canzone si apre riprendendo uno dei pezzi più iconici e nazional-popolari di Mina, “Zum zum zum”, qui utilizzato per richiamare il tormento di pensieri insistenti e inarrestabili, che introducono il tema centrale del brano. Le citazioni si estendono con il breve campionamento dell’inno nazionale, “Il Canto degli Italiani”, rafforzando il significato di un’Italia «che non s’è desta» e suggerendo una stagnazione ideologica che fa da sfondo alla narrazione.

    Nel testo, la frase «Cannibalismo domenicale niente di male» si staglia come una delle immagini più distintive, una metafora che racconta una società imprigionata in abitudini, per loro natura monotone e ripetitive. Questo concetto rimanda ad una routine automatica, quasi meccanica che, come un consumo simbolico, riduce il significato delle esperienze a gesti privi di profondità. L’allusione è a un comportamento iterativo che, pur avendo una funzione concreta, rappresenta un vero e proprio utilizzo vano delle emozioni, riducendole a vacui atteggiamenti e svuotandole della loro essenza.

    “Transustanzione” è una rappresentazione emblematica di un conformismo dilagante, lontano dalla ricerca di qualcosa di più “trascendentale”. Il tutto viene raccontato con una penna ironica e penetrante, che non risparmia colpi.

    Con un omaggio al teatro dell’assurdo di Ionesco e un’immersione nell’iconografia dantesca, i Sümelga ci conducono in un «girone a senso unico per peccatori precari», un inferno moderno in cui anche le trasgressioni si sono fatte veniali. Un ritratto che si discosta dall’ordine e dalla giustizia divina tradizionali di Dante, per raffigurare invece un caos contemporaneo che ci spinge a riflettere sulla società attuale.

    Tra alienazione e ironia, “Transustanzione” propone il Rock’n’Roll come antidoto al vuoto esistenziale e alla superficialità dilagante. È un’ode alla ribellione culturale e alla ricerca di significati più rilevanti, sia a livello individuale che collettivo.

    «Questo brano è nato dalla sensazione di smarrimento che molti di noi provano in una società sempre più frenetica e conformista – dichiarano i Sümelga -. Insieme ad Al Vox, abbiamo voluto usare l’ironia e la provocazione per portare in musica questi temi, unendo riferimenti filosofici e culturali al potere liberatorio del Rock’n’Roll. Speriamo di poter dare spunti di riflessione, ma anche un po’ di leggerezza».

    In un mondo che corre senza sosta, i Sümelga, insieme ad Al Vox, ci invitano a fermarci e guardare oltre, per scoprire nuove prospettive e ritrovare il potere liberatorio del rock. Questo singolo è una sfida a pensare, a cambiare, a vivere senza compromessi; un invito ad interrogarci sulla nostra realtà, lasciando spazio a una visione lucida e consapevole del presente.

  • “Stare nel mezzo è una scusa”: NEIDIA trasforma il simbolo della resistenza palestinese in un grido contro l’omertà globale in “Ana Dammi Falastini”

    Cosa significa appartenere a una causa che supera i confini dell’individualismo, del nazionalismo e dell’identità culturale? Con il coraggio di una voce che si assume la responsabilità di essere un ponte tra mondi, la cantautrice italo-egiziana NEIDIA porta avanti un messaggio di inclusione, resistenza e consapevolezza. Il suo nuovo singolo, “Ana Dammi Falastini”, ispirato alla frase araba resa celebre dal brano palestinese di Mohammed Assaf del 2015, censurato dai digital store nel maggio del 2023 e simbolo di resilienza, è una dichiarazione forte e inequivocabile: un’esortazione a prendere posizione, a non voltarsi dall’altra parte di fronte alle ingiustizie.

    Con questa traccia, NEIDIA lancia un appello a chiunque sia disposto a guardare oltre le barriere, fisiche e ideologiche, e a farsi promotore di un cambiamento concreto in una società assuefatta all’indifferenza, con l’obiettivo di risvegliare il senso di responsabilità collettiva.

    Nata da madre italiana e padre originario del Cairo, NEIDIA, nome d’arte di Nadia Gomma, classe 1994, fonde nella sua musica sonorità mediorientali e atmosfere occidentali, dando vita ad un linguaggio artistico capace di superare confini geografici e culturali.

    «Con questa canzone ho voluto fare mia l’ideologia racchiusa nel titolo – sostiene -, superando i confini geografici e religiosi. Non è necessario provenire dallo stesso paese o pregare lo stesso Dio per sentirsi vicini a una causa che tocca tutti.»

    Scritto a quattro mani con Elya Zambolin, “Ana Dammi Falastini” di NEIDIA è un atto di denuncia contro l’omertà e l’indifferenza, una luce sul buio dell’imperturbabilità e del distacco dei più che mette in discussione le comode zone grigie in cui molti si rifugiano. «Le mani già sporche da tempo, gli occhi bruciati dal fumo di lacrime perse nel vento»: in versi come questo, la cantautrice lancia una critica aperta al sistema che alimenta, prospera ed incoraggia l’omertà e l’indifferenza, come lei stessa spiega:

    «Stare nel mezzo è una scusa: un comodo scudo per chi non ha il coraggio di schierarsi. Ogni volta che scegliamo di non agire, di non schierarci, stiamo inconsapevolmente dando forza a ciò che vogliamo ignorare. Con questa canzone, ho deciso di denunciare l’apatia e la manipolazione che permeano la nostra società: siamo modellabili come creta, vittime di un sistema che ci propone bugie confezionate come verità assolute. Ho voluto rompere questo meccanismo e invitare chi ascolta a fare lo stesso.»

    Un’affermazione che sottolinea l’urgenza di abbandonare l’immobilismo e riconoscere la responsabilità di ogni scelta, anche quella di non scegliere.

    Gli arrangiamenti, curati da Fabrizio Chiapello, bilanciano l’essenza del brano con un sound contemporaneo, capace di catturare l’attenzione di un pubblico trasversale. La produzione mira a mantenere l’intensità emotiva del pezzo, arricchendola di un’estetica sonora che dialoga con le nuove generazioni. Distribuita da Believe Digital per Moovon/Digital Noise, questa reinterpretazione si inserisce in un dialogo più ampio tra arte e impegno sociale, dimostrando come la musica possa ancora essere uno strumento importante per ispirare e mobilitare.

    Dopo il successo dei singoli “Cosplay” e “Medioriente”, NEIDIA, già nota per il suo ruolo di corista nei jingle di RDS e Discoradio dal 2022, amplia il suo repertorio, dimostrando una maturità e una sensibilità che affondano le radici in un equilibrio perfetto tra tradizione e attualità.

    “Ana Dammi Falastini” rappresenta per NEIDIA l’urlo di chi non ha più voce, «l’invito a non accettare passivamente le narrazioni che ci vengono imposte, a combattere contro l’apatia che ci rende complici di ingiustizie lontane e vicine».

    In una contemporaneità segnata dall’egocentrismo e dalla sovrapposizione di narrative preconfezionate, “Ana Dammi Falastini” di NEIDIA non è un semplice omaggio a un brano del passato, ma una chiave di lettura per il presente, un monito agli ascoltatori per interrogarsi sul proprio ruolo nel mondo.