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  • “BUGIE ETERNE” È IL NUOVO SINGOLO DI MASSIMILIANO ACRI IN COLLABORAZIONE CON ETHOS ED IL FENOMENO POP-RAP SOCIAL ANTO PAGA

    “BUGIE ETERNE” È IL NUOVO SINGOLO DI MASSIMILIANO ACRI IN COLLABORAZIONE CON ETHOS ED IL FENOMENO POP-RAP SOCIAL ANTO PAGA

    Dopo il successo ottenuto con “Il Peggio Di Me”, singolo dal forte valore autorale e compositivo in cui l’musicista si mette a nudo attraverso l’analisi dei propri conflitti interiori e del continuo equilibrio tra empatia ed individualismo, Massimiliano Acri torna a raccontarsi in “Bugie Eterne” (WhatSound), il suo nuovo singolo che vanta la preziosa collaborazione di Ethos e del fenomeno virale pop-rap Anto Paga.

    Ascolta su Spotify.

    Una relazione di coppia complessa, passionale, che vede i suoi protagonisti fare i conti con il forte sentimento che li lega ed il timore che questa unione sia soltanto il frutto di un insieme di bellissime bugie.

    Amore e paura in contrapposizione, l’antitesi per eccellenza, in cui il sentimento più bello, puro e naturale del mondo, si scontra con il turbamento dell’illusione e dell’abbandono.

    Su una produzione attualissima, malinconica e raffinata, curata dal sapiente lavoro di Kevin Payne, si posano le barre incisive dei tre artisti che, miscelate ad hoc come i cuori dei personaggi del racconto, danno vita ad uno storytelling intriso di anima, autenticità ed eleganza, un ritratto di vita vissuta nel quale ciascuno di noi può ritrovarsi, immedesimarsi.

    «Ci siamo tagliati le ali soltanto per tenerci per mano», la dimensione individuale, mediante l’amore, concede spazio all’altro e da quest’ultimo si fa guidare, attraverso le parole – «Ti ho detto che sei mia e son nati milioni di sogni» – e quei piccoli ma preziosi gesti che le avvalorano – «Dammi la mano che voglio volare nel cielo, accendo i tuoi occhi con tutti i colori dell’arcobaleno» -. Parole e gesti che a tratti vengono offuscati da un velo di dubbio ed incertezza – «Ci bacia la malinconia, i nostri uragani nascosti» -, che turba e confonde.

    L’amore inteso e vissuto come un firmamento da ammirare, quasi irraggiungibile, in cui sole, nuvole e stelle lottano costantemente per ricercare e raggiungere l’armonia tra condivisione e riparo dal dolore, tra la scelta di donare e donarsi e l’insicurezza causata dalla paura di rimanere soli – «Mi dici solamente quanto te ne importa e non come ti senti» -.

    Una battaglia in cui il bisogno imprescindibile di essere amati – «Ti dedico il cielo stellato, ma amami ancora stanotte» – si scontra con il naturale timore di soffrire – «Ti ho detto una bugia che non mi importava di te, ti prego non andare via che ho ancora bisogno di te» -, portando l’ascoltatore a riflettere su quanto, l’unica “Bugia Eterna”, sia quella che ripetiamo a noi stessi, con l’erronea convinzione che nascondere i propri sentimenti possa salvaguardarci da tormenti e lacrime.

    Ad accompagnare il singolo, il clip ufficiale, diretto da Edoardo Novati e Paolo Bianconi con la partecipazione della bellissima Noemi Mastropietro, che traspone il significato del pezzo nella dimensione visiva e si conclude con un abbraccio, emblema di rinascita e consapevolezza: un abbraccio che dissipa ed abbatte sconforto, preoccupazioni e dubbi e porta i due partner ad acquisire nuovamente quelle ali che, soltanto unite, consentono loro di volare e di approdare al firmamento stellato dell’Amore, ora, più vicino che mai.

    MASSIMILIANO ACRI BIOGRAFIA

  • IL RAP TORNA ALLA DIMENSIONE DI DENUNCIA SOCIALE CON IL FENOMENO DI YOUTUBE BEDE: “VISTA MARE” È IL SUO NUOVO SINGOLO

    IL RAP TORNA ALLA DIMENSIONE DI DENUNCIA SOCIALE CON IL FENOMENO DI YOUTUBE BEDE: “VISTA MARE” È IL SUO NUOVO SINGOLO

    Bede, giovane e brillante rapper, fenomeno social tra i giovanissimi, dopo aver collezionato una lunga serie di release di successo, torna a raccontarsi in “Vista Mare” (Telegraph Road Studio), il suo nuovo singolo.

     Ascolta su Spotify.

    La ricerca della libertà, supportata dall’urgenza espressiva di dare sfogo alla condizione in cui si ritrovano molti adolescenti, è stata la chiave che ha portato alla stesura del pezzo, un elegante monito in musica e barre che descrive egregiamente la sensazione di oppressione causata dalla società dell’apparire, una società effimera e frivola, che continua ad anteporre l’estetica, l’individualismo e l’egocentrismo, all’essenza collettiva ed al bene comune.

    Una società che affligge e schiaccia gli individui che la compongono, celando la promessa di lustro, successo e benessere, dietro a maschere patinate e leziose di odio, pregiudizio e schiavitù. Ma da questa schiavitù mentale, fondata su un “pensiero uniforme” non libero, imposto dalla sovraesposizione a cui siamo quotidianamente assoggettati, che dichiara guerra alla libertà di espressione, alla possibilità di concepire un’idea, una visione, una dimensione esistenziale diversa dal binario su cui viaggiano i più, si può uscire solo ricordando che la società siamo noi, noi che abbiamo ancora la possibilità e la facoltà di scelta.

    «Mi sento lontano da loro, questi non vivono e fanno le foto», «Cosa ti ritrovi in mano, a parte qualche fallimento che dimentichi presto con un regalo?»; un susseguirsi di dichiarazioni, di denunce sociali, che evidenziano la sensibilità artistica del giovane cantautore reggino di base a Roma, da sempre affine alle tematiche delicate e complesse che gravitano attorno l’universo dei più fragili, per dar loro voce, speranza e rilievo.

    Gli incastri di Bede trovano la perfetta combinazione visivo-sonora attraverso il corto ufficiale – diretto da Sebastian Morabito e presentato in anteprima nazionale sul MEI – e la produzione, fresca e minimalista – curata dal fidato producer Giuseppe Cirino – che lasciano spazio all’intensità del testo, maturo e consapevole, nato con l’intento di far riflettere, di riportare in primo piano l’autodeterminazione, senza il bisogno di competere con gli altri, ma facendo leva su se stessi e su quei pensieri, quei progetti e quelle inclinazioni che scaturiscono naturalmente, senza imposizione alcuna, dalla nostra anima – «Il destino lo preparo in silenzio» -.


    Attraverso un azzeccato parallelismo tra musica e vita, “Vista Mare” ci ricorda che quando «termina un periodo ne inizia uno più bello», e che «quando la strofa finisce» – qui intesa come un periodo buio e cupo del percorso di ciascuno di noi, «inizia il ritornello».

    Bede BIOGRAFIA

  • RACCONTARE IL VALORE DELLA FAMIGLIA ATTRAVERSO LA MUSICA: IL CANTAUTORE URBAN POP SIMONE QUARTUCCIO TORNA CON “NON SARÒ MAI SOLO”, IL SUO NUOVO SINGOLO

    RACCONTARE IL VALORE DELLA FAMIGLIA ATTRAVERSO LA MUSICA: IL CANTAUTORE URBAN POP SIMONE QUARTUCCIO TORNA CON “NON SARÒ MAI SOLO”, IL SUO NUOVO SINGOLO

    Dopo l’esordio con “Mi Sento a Casa” ed il successo ottenuto con le sue ultime due release – “Display”, “Adesso Cercami” – il giovane cantautore urban dai valori senza tempo Simone Quartuccio, torna a dar voce alla sua generazione con “Non sarò mai solo” (Red Owl Records/Visory Records/Thaurus), il suo nuovo singolo.

    Ascolta su Spotify.

    L’amore, la famiglia, la gratitudine: valori che apportano un significato profondo all’esistenza umana, valori intramontabili, ma non sempre attribuibili a tutti e condivisi, in particolar modo, a detta comune, dai giovanissimi.

    Etichette e pregiudizi da abbattere, da smantellare con l’empatia, mettendosi nei panni dell’altro e provando ad immergersi completamente nel suo sentire. In questo caso, l’altro, è un brillante e talentuoso diciottenne, che attraverso la musica amplifica la sua voce interiore per enfatizzare quella dei suoi coetanei.

    «Riempirsi di oro equivale all’odio»; «Ho invertito troppe rotte, scritto mille melodie che raccontassero il vero, per sentirle così mie»: frasi che evidenziano non soltanto una notevole maturità autorale, ma anche l’esigenza di gridare al “mondo dei grandi” quanto sia inutile, sbagliato e perfino lesivo, legare la propria vita ad una ricchezza esclusivamente materiale, effimera, fittizia, perché il benessere, quello reale, è insito nella qualità della nostra routine, nella condivisione e nei rapporti umani.

    «Tutta la sera cerco di scrivere per un concerto: papà, tuo figlio vuole solo questo»; «Mamma, grazie per tutte quelle notti bianche», canta Simone, mettendo in luce gratitudine e profondo attaccamento verso chi non soltanto l’ha messo al mondo, ma chi, al mondo, gli ha insegnato a starci – «A voi devo tutto, tranne i miei problemi».

    “Non sarò mai solo” è un racconto, uno sfogo in musica, in cui l’talento artistico ripercorre la sua vita, partendo dall’infanzia e giungendo al presente, un presente di crescita e maturazione, che porta con sé dubbi, paure e timori. Responsabilità e preoccupazioni caratterizzano ogni frangente evolutivo ed occorre sostegno e conforto per dissipare ansie ed incertezze; conforto che trova la sua realizzazione nella vicinanza, negli affetti. Questo il punto focale del elaborato musicale: il senso di famiglia, di quei legami indissolubili che ci riportano alla realtà, donandoci la consapevolezza e la forza di cui necessitiamo nelle criticità della vita, senza farci mai sentire soli in un mondo che, soprattutto in una fase di transizione, appare ostile e confuso – «Finché ho la famiglia non sarò mai solo» -.

    Con l’incredibile capacità di unire una produzione attuale e coinvolgente – curata dallo stesso talento artistico -, che strizza l’occhio all’urban da dancefloor ad un testo intriso di significato, Simone arriva ai giovani attraverso il linguaggio dei giovani, senza barriere, senza quei muri, quegli inutili confini, che per scudo, indifferenza o preconcetti, siamo sempre e solo noi adulti a delineare.

    “Non sarò mai solo” è un elaborato musicale – accompagnato dal video ufficiale, diretto da Saverio Minniti – che nella minuziosa leggerezza su cui è costruito, è saturo di parole e sentimenti profondi e si fa portavoce di speranza, ricordando a tutti noi, giovani e meno giovani, quanto le avversità si possano superare grazie alla forza dell’amore di chi ci sta accanto.


    SIMONE QUARTUCCIO BIOGRAFIA

  • RISCOPRIRE LA MERAVIGLIA DELLA VITA ATTRAVERSO LA MUSICA: “CONIUGNI ARNOLFINI” È IL NUOVO SINGOLO DI ROMANO, UN INNO ALLA RESILIENZA

    RISCOPRIRE LA MERAVIGLIA DELLA VITA ATTRAVERSO LA MUSICA: “CONIUGNI ARNOLFINI” È IL NUOVO SINGOLO DI ROMANO, UN INNO ALLA RESILIENZA

    Romano, tra i più promettenti musicisti e cantautori italiani, dopo aver collezionato una serie di prestigiosi riconoscimenti – tra cui il Premio “De André” nel 2016, il Premio della Critica, il Premio Migliore Interpretazione “Andrea Parodi” con la band Tamuna ed il Premio SIAE “Sergio Endrigo” con Francesco Vannini –, torna con “Coniugi Arnolfini” (MCN Dischi), il suo primo proponimento solista.

    Ascolta su Spotify.

    Il singolo, che vede alla produzione esecutiva Lello Analfino ed a quella artistica Francesco Prestigiacomo, vanta la collaborazione di Christian Rigano (già per Jovanotti, Tiziano Ferro, Giorgia e molti altri), che ne ha curato mix e mastering e fa da apripista ad una serie di lavori dal raffinato approccio elettro-bohémien.

    Il titolo cita il celebre dipinto di Van Eyck e, proprio come nel Ritratto, viene narrata l’emigrazione, vista e vissuta come intenso momento di crescita. Nel testo del pezzo, proprio come nell’opera, si celano infatti innumerevoli dettagli che catturano e tengono alta l’attenzione: Romano dipinge su una tela di note un racconto costellato di accurate descrizioni di oggetti, oggetti che abitano un appartamento ideale, un luogo immaginario, emblema di conciliazione e resilienza, ma anche di quotidiana normalità, quella normalità che tanto ci manca in quest’ultimo anno e mezzo.

    Un sottile strato di malinconia avvolge la composizione, riflettendosi nell’assenza di qualcosa, in quei «viaggi verso il mare» che simboleggiano il ritorno, assumendo però anche un altro significato, quello dell’adattamento, capacità intrinseca insita in ognuno di noi. La potenza di un legame che sfocia nel mare della bellezza, nella ricerca della meraviglia «tra cento panorami». Ed è così che «anche la nebbia non è male», perché ai sogni non corrisponde una latitudine ben precisa e definita ed è proprio questo il punto centrale del singolo, invitare l’ascoltatore a scorgere e ritrovare l’entusiasmo della scoperta.

    Ad accompagnare la song, il filmato ufficiale, completamente autoprodotto dall’performer e girato con lo smartphone tra Padova e Palermo: luoghi distanti tra loro, eppure così intimamente vicini, accomunati, oltre che dalla stessa sillaba iniziale, dal desiderio di ripresa da un periodo complesso e drammatico; un periodo che ha reso uniti, coesi e mai così uguali l’un l’altro gli abitanti di tutto il mondo.

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    Romano BIOGRAFIA

  • L’INTENSA E TALENTUOSA ADELAIDE, DOPO LA VITTORIA AL FESTIVAL DI NAPOLI COME MIGLIOR AUTRICE, PUBBLICA “NONNA LI’”, UN BRANO PER RINASCERE DAL DOLORE

    L’INTENSA E TALENTUOSA ADELAIDE, DOPO LA VITTORIA AL FESTIVAL DI NAPOLI COME MIGLIOR AUTRICE, PUBBLICA “NONNA LI’”, UN BRANO PER RINASCERE DAL DOLORE

    Intensa, autentica, appassionata. Tre aggettivi che descrivono Adelaide, pseudonimo di Adelaide Cuciniello e “Nonna Li’” (RR Production), il suo nuovo singolo.

    Ascolta su Spotify.

    Il singolo, scritto dalla stessa cantautrice e vincitore del Premio “Miglior Artista” al Festival di Napoli 2020, è una dedica a cuore aperto alla bisnonna di Adelaide, ma anche a tutti coloro che hanno perso una persona cara.

    Il senso di smarrimento e di solitudine amplificato dal vuoto dell’assenza, a cui si aggiunge, da oltre un anno, l’impossibilità di quel contatto fisico tanto naturale, quanto profondamente umano, a cui siamo costretti a rinunciare per un bene più grande, quello collettivo; è da qui che ha preso il via la decisione di Adelaide di mettersi a nudo, attraverso un racconto personale di mancanza, una mancanza colmata però dai valori appresi e dai ricordi: istanti che scorrono vividi e brillanti davanti agli occhi verde corallo della giovane cantautrice partenopea, di base a Marcianise (CE), che in questo pezzo ha scelto di riviverli per portare luce e speranza a chi soffre, a chi cerca un senso nel dolore, nello sconforto, nell’abbandono.

    Nato in un giorno di pioggia, durante la quarantena, “Nonna Li’” rappresenta la dimensione più cristallina, intima e viscerale della musica, quella di espressione di un sentimento immenso e puro attraverso una composizione, delicata ma struggente, che diventa lo sfondo ideale su cui si posa uno storytelling articolato su memorie e condivisione, che prende anima e vita attraverso una voce, quella di Adelaide, che non ha bisogno di essere raccontata, ma soltanto ascoltata e vissuta, come una guida che ci accompagna in un viaggio intimo e profondo, quel viaggio di cui necessitiamo per metabolizzare e comprendere il dolore, rinascendo da esso attraverso il dono dell’amore. Perché per rinascere non occorre dimenticare, ma incanalare la sofferenza nell’oceano dei sentimenti, donando al mondo tutto ciò che di meraviglioso e positivo chi ci ha lasciati, ci ha trasmesso.

    La spensieratezza, le risate, la musica ascoltata insieme; uno spaccato di vita saturo di affetto, che dona forza e resilienza e sovrasta paure e timori, giungendo ovunque, ben oltre la dimensione fisica, terrena, tangibile. “Nonna Li’” è una composizione sbocciata dall’esigenza di raccontarsi, raccontarsi per raccontare, a chi ascolta, che non siamo mai realmente soli.

    «Sono molto legata a questo singolo – dichiara Adelaide – ed è per questo che ho deciso di portarlo al Festival di Napoli, anche perché la mia bisnonna amava molto la musica partenopea e così, su quel palco, io l’ho immaginata seduta in prima fila, a cantare con me».

    Ad accompagnare il singolo, il filmato ufficiale, girato a Napoli nell’iconico Palazzo Caracciolo di Largo Avellino e diretto da ACADV, che vede l’artiere immaginare ed inseguire, quasi rincorrere, la sua amata bisnonna – nella clip interpretata dalla talentuosa attrice Rosanna Esposito – per poi ritrovarla, finalmente, nella dimensione onirica, nel pianeta, magico ed intimo, dei sogni a cui si accede lasciando aperta la porta del cuore, oltre il dolore, perché coloro che amiamo vivranno sempre dentro ed attraverso noi.

    Guarda il video.

    “Nonna Li’” è un prezioso pezzo, di cantautorato italiano e di cuore, che così come l’anima, i sentimenti, le emozioni e la Musica stessa, non necessita di esplicazioni, ma di essere ascoltato con orecchie ed occhi nuovi, pronti ad accogliere il senso profondo della vita, quel senso che, quando ci appare confuso e lontano, ricerchiamo proprio nell’Arte, perché lo renda più nitido, più chiaro, più definito.

    Il singolo è stato prodotto da RR Production di Rosanna Rinaldi, celebre performer, vocal coach e talent scout; una realtà sempre attenta ai nuovi talenti, che sostiene e supporta nel loro percorso artistico e didattico.

    Grazie ad una timbrica autentica e ad un’incredibile caratura ed estensione vocale che le consentono di spaziare tra generi musicali differenti, Adelaide è considerata tra le più brillanti cantautrici ed interpreti del nuovo panorama musicale italiano.

    Adelaide Cuciniello BIOGRAFIA

  • DOPO AVER RAPPRESENTATO L’ITALIA AD HOLLYWOOD, I DIESIS TORNANO CON “PAGLIA NEL FUOCO”, IL LORO NUOVO SINGOLO

    DOPO AVER RAPPRESENTATO L’ITALIA AD HOLLYWOOD, I DIESIS TORNANO CON “PAGLIA NEL FUOCO”, IL LORO NUOVO SINGOLO

    Dopo aver rappresentato l’Italia al prestigioso Virtual Red Carpet 2020 (Hollywood, LA) ed aver collezionato un numero incredibile di streams e di views, i Diesis tornano con “Paglia nel fuoco” (Red Owl Records/Visory Records/Thaurus), il loro nuovo singolo.

    Ascolta su Spotify.

    Su una produzione fortemente pop, impreziosita da  attualissime sfumature urban che abbracciano il genere trap – curata dal fidato e celebre producer catanese Funkyman (già per Fabri Fibra, Nerone, L’Elfo e molti altri) -, si posa un testo romantico, curato nei minimi dettagli, che racconta una storia d’amore, la storia di due partner che ricordano «il passato ma parlando del domani», alternando momenti di gioia ad istanti di dubbi, incertezze e difficoltà, ma che infine riescono a superare ogni ostacolo grazie alla forza insita nei loro cuori, la straordinaria e sconfinata potenza dell’Amore, perché, come ci ricorda il pezzo, «anche paglia nel fuoco è amore».

    Nato da esperienze personali vissute dai due fratelli Verna, dall’inchiostro che «scorreva su carta come frasi nell’immenso», “Paglia nel fuoco” è uno spaccato di vita quotidiana, una song manifesto dell’unione, delle relazioni, un inno ad amarsi, perché l’Amore, per antonomasia inspiegabile, intangibile, ma al tempo stesso così reale e fisico, è forse l’unica «scienza esatta che risponde ai perché».

    Come «rose e neve in un deserto astrale», i due protagonisti del pezzo nutrono le loro anime attraverso i sentimenti che provano l’una per l’altro, senza dipenderne, ma rimanendo avvolti in quella «magia che prende vita» solo stando insieme, «con le mani che si sfiorano e si stringon dolcemente», dando come esito l’esigenza, più umana che mai, di condividere, di accettare ed essere accattati, quei «risultati di equazioni che riportano a noi».

    «Beviamo birra e stelle sotto i cieli americani», parole che scorrono sognanti nell’idillio non solo dell’innamoramento, ma anche – e soprattutto – nella consapevolezza di scegliere ogni giorno il proprio partner, oltre ogni discussione, ogni momento buio, con la certezza di guardarlo negli occhi e, senza proferire parola, trasmettergli un unico messaggio: «è amore solo se è con te».

    «”Paglia nel fuoco” – dichiarano i Diesis – riteniamo sia uno dei brani più sentiti che abbiamo scritto finora, forse il più sentito in assoluto, perché vede coinvolte emozioni che abbiamo provato entrambi in momenti diversi e particolari delle nostre vite. Ed è proprio facendoci trasportare da quelle emozioni che abbiamo dato vita al pezzo. Il titolo, “Paglia nel fuoco”, ha per noi due significati differenti: in primis, la visione ed il rumore della paglia che brucia sul fuoco, riporta un po’ all’immaginario dell’amore che brucia nel cuore; in secondo luogo, un’azione semplice, come quella di gettare un po’ paglia sul fuoco, se fatta per e con la persona che si ama, assume un senso più brillante, magico, luminoso».

    Una luce che ci indica la strada, la strada per cui, attraverso chi ci ama, torniamo a noi stessi.

    Ad accompagnare la song, lo splendido clip ufficiale girato nella città natale dei Diesis, Paternò (CT), presentato in anteprima sul MEI e diretto da Graziano Piazza, che vede la partecipazione ai cori della bravissima Veronica Verna – sorella del duo – e rappresenta, attraverso una serie di vivide ed emblematiche immagini, lo storytelling presentato nel pezzo.

    Guarda il video.

    Giovani, determinati, versatili, uniti nell’Arte oltre che da un legame di sangue, i Diesis sono il nuovo volto del pop maschile italiano, una fusione di suoni e generi differenti che confluisce in release attualissime ma, per composizioni e valore autorale, decisamente senza tempo.

    DIESIS BIOGRAFIA

  • “ORMONI” È IL NUOVO SINGOLO DI MERCVRIO

    “ORMONI” È IL NUOVO SINGOLO DI MERCVRIO

    É disponibile su tutte le piattaforme digitali “Ormoni” (The Bluestone Records/Belive Digital), il nuovo singolo di Mercvrio.

    Ascolta su Spotify.

    Progetto solista del cantautore romano Davide Attili, Mercvrio è per antonomasia un messaggero, in questo caso specifico, portavoce di emozioni, di vicissitudini personali che l’performer ha sperimentato in prima persona e nelle quali, ciascuno di noi, può ritrovarsi ed immedesimarsi.

    Su una produzione fortemente indie pop, curata da rebtheprod e minervæ ed influenzata da un rock attuale e fresco a cui l’performer attinge sin dagli esordi, la voce di Mercvrio dipinge un quadro di ricordi, i ricordi del primo amore, quel sentimento puro e cristallino che, ripensandolo in età adulta, fa sorgere un sorriso, a cui spesso si aggiunge un senso di rammarico per un’età che non tornerà più e per quella spensieratezza che caratterizza l’infanzia e la preadolescenza, che si converte poi in una sorta di incoscienza durante l’adolescenza e che, alla fine, sfocia nel mare delle responsabilità. Un mare alimentato dalle correnti dei nostri pensieri confusi, dalle domande che ci poniamo e per cui cerchiamo risposte e dai doveri che bussano alla nostra porta ed a cui siamo chiamati a rispondere, senza possibilità di sottrarci o di procrastinare, rimandando ad un domani che si è già trasformato in oggi.

    «Stavo meglio da bambino, alle scuole elementari, se adesso è tutto un po’ un casino, è solo colpa degli ormoni», canta Mercvrio, evidenziando quanto, da bambini, tutto appaia più chiaro, più semplice, privo di secondi fini e quanto il bene e l’amore scaturiscano in e da noi in maniera totalmente naturale, incontrollata, un controllo che invece, crescendo, tendiamo ad assumere sempre in maniera maggiore, su noi stessi, sulle nostre emozioni ed a volte, persino su chi ci circonda.

    Con il passare degli anni i sentimenti lasciano il passo all’indifferenza, un’indifferenza che edifichiamo come barriera, come scudo per ripararci dal dolore, ma che a lungo andare ci logora, impedendoci di tornare a quella meravigliosa leggerezza, spontaneità e semplicità tipica dei bambini e dei primi amori.

    “Ormoni” nasce da questo, dal desiderio dell’performer di raccontare la doppia faccia dei ricordi d’infanzia: da una parte, l’emozione che rievocano in noi, dall’altra, la malinconia mista all’amarezza, quell’amarezza di chi è cresciuto e, facendo i conti con se stesso, ha preso consapevolezza di quanto maturare significhi spesso – e sotto tanti punti di vista -, ergere dei muri che ci separano dalla nostra parte più autentica e primordiale, quella parte che non è mossa dall’ottenimento di qualcosa in cambio, ma dal puro e semplice bisogno di amare.

    “Ormoni” è una composizione che non ha di per sé un significato, perché come spiega lo stesso Mercvrio, «una composizione funziona come una conversazione: fondamentalmente, a prescindere dagli sforzi linguistici di chi cerca di comunicare un pensiero, il “senso” lo genera chi ascolta. Certo, le parole hanno un loro significato specifico, ma ognuno le interpreta in modo personale». Per questo, prosegue l’performer, «credo che “Ormoni, così come la musica e l’arte in generale, non abbia una vera e propria accezione».

    Una composizione nata da un “ciao” di due ragazzini che per anni si inseguono, si amano, si scontrano, soffrono l’uno per l’altra e si ritrovano. Poi, con il trascorrere del tempo e della vita, si rivedono: tra di loro rimane quel “ciao”, ma questa volta è un “ciao” differente, diverso, un “ciao” di due adulti che si salutano allo stesso modo con cui saluterebbero qualsiasi altro conoscente, senza provare più nulla.

    «Se oggi torno con la mente a quei ricordi – conclude Mercvrio – sicuramente sorrido, ma al tempo stesso c’è una parte di me che rimane abbastanza amareggiata. Questa indifferenza, per quanto fisiologica del tempo, un po’ mi spaventa.  La capacità insita in ognuno di noi di azzerare i sentimenti provati per un’altra persona, la capacità di dimenticare, è sicuramente un ottimo strumento per la sopravvivenza, così come lo è l’istinto di prosecuzione della specie, che ci spinge subdolamente a trovare qualcuno con cui procreare. Ma allora quanto di quello che facciamo è veramente espressione della nostra volontà? Ed in che misura, invece, siamo dominati da ormoni ed istinti primordiali? Se ripenso alla mia infanzia, a prima che la tempesta ormonale mi trascinasse nell’occhio del ciclone adolescenziale, io stavo bene, ero felice. E anche l’amore mi sembrava più semplice».

    Ad accompagnare la composizione, il media ufficiale, girato dallo stesso performer per Miniera Production e presentato in anteprima nazionale sul MEI, che racconta, attraverso una serie di immagini tratte dall’archivio personale di Mercvrio, la sua infanzia, la sua storia; quella stessa storia da cui il asset ha preso vita.


     “Ormoni” è un componimento da ascoltare e riascoltare, per ricordare, ricordare chi eravamo e chi siamo diventati; un componimento per sorridere e riflettere, perché la musica ci aiuta a guardarci dentro senza giudicare, perché la musica, anche in una società che corre, ci consente di fermare il tempo e ripercorrere la nostra storia in un viaggio introspettivo che ha come meta la nostra stessa essenza.

    Attraverso una vocalità calda ed armoniosa ed una capacità interpretativa degna dei più grandi artisti, Mercvrio racconta storie, storie di vita quotidiana, di una routine collettiva che si intreccia a quella personale di ogni individuo. Un cantastorie dell’indie pop italiano che scrive e canta per esigenza, l’esigenza di trasmettere a chi lo ascolta il messaggio che ogni esperienza porta con sé una serie di insegnamenti e che ogni storia, nel bene e nel male, può essere eccezionale nella sua normalità, condivisibile e distante da ogni forma di giudizio.

    MERCVRIO BIOGRAFIA

  • IL ROCK INTIMISTA DEI B.K TORNA ALLA DIMENSIONE INTROSPETTIVA CON “FREDDO”, IL LORO NUOVO SINGOLO

    IL ROCK INTIMISTA DEI B.K TORNA ALLA DIMENSIONE INTROSPETTIVA CON “FREDDO”, IL LORO NUOVO SINGOLO

    Dopo la vittoria di Artemica 2018 e la pubblicazione dell’EP d’esordio “Migliorare in Peggio”, i B.K, rockband lucchese, tornano sulle scene con “Freddo”, un pezzo dal forte impatto emotivo che fonde sonorità cupe ad un testo riflessivo, denso di significato.

    Ascolta su Spotify.

    Il pezzo analizza in musica la solitudine, in particolare, quella che ci può sorprendere pur essendo circondati dal caos quotidiano: un isolamento a cui si attinge quando, il contatto umano, invece di infondere calore e sicurezza, si trasforma in oppressione ed angustia, portandoci a percepire stati d’ansia, panico e smarrimento – «Muri di persone che stringono sopra di me» -. La reazione a questa condizione soffocante, viene poi espressa nel ritornello, attraverso un distacco emotivo e fisico da chi ci circonda, un distacco che però, in fin dei conti, ha come conseguenza ultima l’allontanamento dalla concezione di vita stessa – «Non senti più la vita che ti scorre intorno», guidando l’individuo, animale sociale per natura e per definizione aristotelica, a rifugiarsi in una pace fittizia, individuata nell’insensibilità in cui si rinchiude. Insensibilità che ci discosta dall’imprescindibile rapporto con chi ci sta attorno, trasformandoci in corpi amorfi, espropriati di anima e cuore e derubati nel profondo di tutti quei valori e quelle attitudini che ci rendono umani – «rimane un guscio vuoto e freddo» -, facendoci dimenticare la meraviglia della vita, insita, soprattutto, nei rapporti interpersonali.

    Sonorità puramente rock, intrecciate al punk rock ed al grunge anni ‘80/’90, sono il contesto perfetto in cui si inserisce un testo dall’inestimabile valore emozionale, che porta l’ascoltatore ad immergersi completamente in una dimensione riflessiva, che lo conduce a chiedersi quanto, la società contemporanea, induca ciascuno di noi ad essere anestetizzato, non facendoci sentire «i pugni, ma neanche le carezze».

    B.K BIOGRAFIA

  • RELATIVO, LA NUOVA LEVA DELLA SCENA ITALIANA DA MILIONI DI STREAMS, PUBBLICA “PROMESSA”, UN MANIFESTO DI SPERANZA IN CHIAVE RAP CONTRO LA DEPRESSIONE

    RELATIVO, LA NUOVA LEVA DELLA SCENA ITALIANA DA MILIONI DI STREAMS, PUBBLICA “PROMESSA”, UN MANIFESTO DI SPERANZA IN CHIAVE RAP CONTRO LA DEPRESSIONE

    Dopo lo straordinario successo ottenuto con le prime due release e con l’album d’esordio “Instabile” – che ha totalizzato oltre 1 milione di streams -, Relativo torna a far battere i cuori e le mani a tempo di musica con “Promessa”, il suo nuovo singolo.

    Ascolta su Spotify.

    Il componimento, che ha già superato i 200.000 streams a pochissimi giorni dall’uscita nei digital stores, riconferma il talento del rapper, poeta e scrittore campano, romano d’adozione, che continua a conquistare pubblico e critica grazie ad un’impronta stilistica unica, una scrittura incisiva e diretta e ad un flow travolgente che fa centro, coinvolgendo gli ascoltatori di tutte le età.

    Su un beat attualissimo, curato da Kreed, che strizza l’occhio alle produzioni d’Oltreoceano, si posano gli incastri del talentuoso e brillante artiere, incastonati ad hoc su un testo ricco di astute e sagaci provocazioni, che mettono in evidenza un’incredibile maturità autorale nonostante la giovane età, caratteristica principale delle sue release, sin dagli esordi.

    Con una metrica impeccabile, Relativo riesce a raccontare lo spettro di una generazione, la sua, spesso etichettata come superficiale e frivola, ma che si ritrova a lottare contro la solitudine e l’isolamento, moti d’animo che hanno come conseguenza ultima uno stato di smarrimento e depressione – «Ho i sogni chiusi nel cassetto, baby, non c’è più rispetto, io dico sempre cosa penso, ma per gli altri non c’ha senso»; «Vuoi sapere perché son caduto in depressione? Perché se ne sbattono di te le altre persone e rimani solo» -. Una condizione, frustrante e sconfortante, da cui, secondo l’artiere, si può uscire solo in un modo, impegnandosi in una “promessa”, quella di far leva soltanto su se stessi.

    Sebbene il tema della salute mentale sia quanto mai attuale, specialmente nell’ultimo periodo di pandemia globale, la depressione è tutt’oggi una patologia gravissima ancora molto sottovalutata, in particolar modo nei bambini e negli adolescenti. Confusa spesso come naturale connotazione di un periodo di cambiamento e transizione, la depressione si insinua, come un demone nascosto e subdolo, all’interno della mente e dell’anima; un mostro silenzioso, ma al tempo stesso assordante, che può bussare alla porta di qualsiasi individuo, a qualsiasi età, ma che, tutt’ora, viene frequentemente equivocato come un momento passeggero e temporaneo, od, ancor peggio, etichettato come uno stigma sociale.

    In questo componimento, il giovane cantautore dà libero sfogo alle proprie sensazioni, sensazioni che scorrono una dopo l’altra, in una lineare consequenzialità, come un fiume in piena che sfocia nel beat di Kreed, senza mai rompere gli argini dell’armonia sonora.

    “Promessa” è un componimento che invita l’ascoltatore a raccogliere le proprie forze, a farsi coraggio, perché spesso, nella vita, possiamo contare soltanto su noi stessi. Relativo si medica le ferite e promette a se stesso di andare avanti, di proseguire il suo cammino, continuando a combattere contro un mondo che presenta a ciascuno di noi un conto composto da delusioni e difficoltà, ma da cui si può riuscire ad emergere, tornando sulla superficie della serenità, quello status emotivo di cui necessitiamo per vivere un’esistenza piena ed appagante, affine alle nostre passioni ed inclinazioni.

    «Nonostante il tema della depressione abbia un ruolo centrale e dominante lungo l’intera durata del componimento – dichiara l’artiere –, penso a “Promessa” come ad a un vero e proprio inno alla speranza. Noi giovani ci troviamo spesso a fare i conti con un malessere ben più delicato e profondo rispetto a quanto si tenda comunemente a pensare. In questo pezzo ho voluto raccontare la dimensione oscura e disturbata della depressione, ma, al tempo stesso, fornire una chiave di volta a tutti quei giovani che, come me, l’hanno vissuta o la stanno vivendo. La soluzione per uscire da un problema è affrontarlo, con la consapevolezza che possiamo contare solo su noi stessi ed è proprio lì, dentro di noi, che dobbiamo ricercare la forza necessaria per far fronte ai problemi, sconfiggendoli e diventando più forti, maturi, consapevoli».

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  • IL RAP COME ANCORA DI SALVEZZA PER RITROVARSI E RINASCERE: “FOTOGRAFIA” E’ IL SINGOLO D’ESORDIO DI DAVIDE MALAFEDE

    IL RAP COME ANCORA DI SALVEZZA PER RITROVARSI E RINASCERE: “FOTOGRAFIA” E’ IL SINGOLO D’ESORDIO DI DAVIDE MALAFEDE

    Trovare nella musica il proprio rifugio, la valvola di sfogo per combattere le difficoltà di una quotidianità che scorre veloce e si insinua nelle nostre menti, costringendoci ad una continua lotta con noi stessi, le nostre ambizioni, i nostri sogni. Questo il punto centrale su cui ruota “Fotografia” (The Bluestone Records/Believe Digital), il singolo d’esordio di Davide Malafede.

    Ascolta su Spotify.

    Su una produzione attualissima che strizza l’occhio a sonorità tipiche dell’Hip Hop e del Rap Old School, si posa un testo dal profondo valore autorale, che fonde ricordi, speranze e progetti per il futuro alla disillusione di un giovane uomo che si ritrova costretto a crescere prima del tempo ed a far fronte alle difficoltà, alle responsabilità, alla vita.

    Un mix tra passato e presente, un passato a cui non dobbiamo aggrapparci, ma che dobbiamo ricordare, incidere a fuoco nell’anima per vivere l’oggi con l’obiettivo di costruire un domani migliore, che sia il più possibile affine alle nostre inclinazioni, personali e professionali.

    «Questo pezzo – dichiara l’esecutore – non parla soltanto dei bei momenti trascorsi, ma si focalizza soprattutto sull’introspezione, come se provassimo a rivivere tutto il positivo della nostra infanzia: i ricordi nutrono l’anima, possono essere una vera e propria benzina che accende il motore del nostro cuore e del nostro futuro; l’importante è non aggrapparsi troppo al passato, altrimenti si rischia di rimanere fermi, inermi, privando se stessi della possibilità di evolversi».

    La lotta con il proprio ego – «non so più chi sei, me lo son detto spesso fisso queste parole e poi non trovo più il riflesso di me» -, le porte chiuse in faccia e le cadute di chi tenta il tutto per tutto per realizzare i propri sogni, ma spesso rimane bloccato tra la parte riluttante al cambiamento che abita in ciascun essere umano e le difficoltà di una società sempre di corsa, perché «chi nasce con zero possibilità – prosegue Davide – deve faticare il doppio e purtroppo, spesso, perda di vista l’obiettivo finale». La conquista della rivalsa deve passare da dentro ognuno di noi, da una consapevolezza acquisita del proprio background e delle proprie potenzialità, che vanno affinate con il duro lavoro, l’impegno, la dedizione e la fede ferma e piena nelle proprie attitudini e passioni.

    «Il messaggio che deve arrivare a chi ascolta questo pezzo, a qualunque fascia d’età o ceto sociale appartenga – conclude il rapper – è di non mollare, di non cedere la presa e di non concedere centimetri alla disfatta. È finita si dice alla fine! Io sto ancora lottando, sono solo al primo scalino e probabilmente la mia battaglia non finirà mai. Ma bisogna essere forti e, con umiltà, ricordando sempre da dove si viene, puntare alla meta ed arrivarci passo dopo passo».

    “Fotografia” rappresenta in musica la nota dolente e malinconica nella composizione della vita di ognuno di noi, che ci attraversa e ci segna, che dribbla la direzione del nostro cammino ma che, al tempo stesso, ci porta a crescere, costringendoci a riflettere su chi siamo e cosa e come siamo diventati, consentendoci anche di cambiare e migliorarci, per assottigliare sempre di più il divario tra chi vogliamo essere e chi siamo. Il passato non tornerà più indietro e rimarrà sempre una bellissima fotografia, ciò che conta è trovare la forza ed il coraggio di scattarne altre, sempre più belle e luminose.

    DAVIDE MALAFEDE BIOGRAFIA