Category: Web tools

  • Solo il 2% dei CV passa la prima selezione: ecco come superarla

    Solo il 2% dei CV passa la prima selezione: ecco come superarla

    I consigli e gli errori da evitare, anche con l’aiuto della tecnologia

    Trovare un lavoro non è certamente un compito facile. Si inizia con l’inviare decine di Curriculum Vitae, sperando di ricevere una risposta, ma spesso si commettono degli errori che possono precludere qualsiasi speranza di successo.

    Recentemente è stato dimostrato che un recruiter impiega 6 secondi ad analizzare un CV e di questi solo il 2% riesce a superare la prima selezione. Il Curriculum Vitae è dunque un elemento da curare nei minimi dettagli, compito reso più semplice da CVapp.it, una piattaforma appena sbarcata in Italia che permette di realizzare CV e lettere di presentazione professionali ed efficaci in pochi clic.

    Grazie a consigli e suggerimenti, frutto di un’attenta analisi delle tecniche di selezione e dei requisiti richiesti dalle aziende, CVapp.it, servizio attivo in altri paesi da 5 anni che ha già aiutato oltre 8 milioni di candidati, ha realizzato dei modelli di Curricula professionali ed efficaci semplici da personalizzare.

    Quando si realizza un CV, infatti, è molto facile incappare in uno dei classici errori, a partire dall’utilizzo di quelle parole che sono ormai abusate e che vengono, quindi, subito rilevate al primo sguardo dagli HR. Motivato, appassionato, eccellente, affidabile sono solo alcuni di quei termini tra i più utilizzati dai candidati e che vengono ormai visti come standardizzati e svuotati di significato.

    Un altro elemento cui oggi un candidato deve prestare particolare attenzione è poi quello dei social network: in una recente ricerca il 44% dei recruiter ha dichiarato di aver scartato un candidato per i suoi profili social. Curare il personal branding e la social reputation sono dunque altri aspetti fondamentali per avere successo e superare brillantemente la fase di selezione.

    CV_i consigli e gli errori da evitare
  • Gabriele Saurio e l’armadio del ricordi di artisti e vip a Palco Libero sul web

    Gabriele Saurio e l’armadio del ricordi di artisti e vip a Palco Libero sul web

    In questo periodo d’emergenza causato dal Coronavirus, l’attore campano Gabriele Saurio ha dato il via ad
    a Palco Libero, un format web dove diversi artisti hanno scelto di raccontarsi attraverso gli aneddoti, in certi
    casi mai raccontati, della loro carriera. Un progetto che è stato reso possibile anche grazie a Vocazioni
    Creative, la sua Associazione di Promozione Culturale e Sociale, di cui lo stesso Saurio è presidente.
    Ciao Gabriele, io partirei da Palco Libero, il format che stai portando avanti con Vocazioni Creative. Com’è
    nata l’idea?
    “E’ nata un po’ per gioco, da un’idea che mi è venuta mentre parlavo con gli amici Francesco Rivieccio e
    Pasquale Termini. Sicuramente perché avevo del tempo libero, visto che dovevo stare in casa, ma
    soprattutto per esigenza. Molti artisti in questo momento stanno recitando, stanno cantando, si stanno
    esprimendo sul web. Oggi sento il teatro, così come l’arte, ancora più vivo. Quando stavo riflettendo sul
    valore che gli artisti possono offrire, visto la non considerazione da parte degli enti e dello Stato, mi sono
    detto che, molto probabilmente, non avevano capito quanto ogni artista potesse essere, appunto, un
    valore aggiunto poiché custodisce un suo personale armadio dei ricordi. Per tale motivo è nata questa mia
    rubrica sugli aneddoti: ciascuno dei miei ospiti, con una videochiamata, non parla solo della sua carriera,
    ma anche di un incontro, di una determinata situazione, che ha caratterizzato la sua vita professionale.
    Molti hanno parlato di cose che non avevano mai portato alla luce, nemmeno con il proprio consorte”.
    Ti sei emozionato di fronte a questi racconti?
    “Assolutamente sì. Mi sono venuti i brividi a sentire certe storie. Mi hanno raccontato degli incontri con
    grandi attori, artisti, letterati. Ad esempio, ho potuto parlare con Maurizio De Giovanni, uno dei più grandi
    autori che abbiamo in Italia. Ha scritto tanto anche per la televisione come Il Commissario Ricciardi. Ho
    dialogato poi con diversi attori, sia di Un Posto al sole e sia di teatro; Artisti che hanno collaborato con Mel
    Gibson, Jude Law , Eduardo De Filippo, Roberto De Simone. Alvaro Vitali mi ha parlato poi di quello che ha
    provato quando ha fatto un provino con Fellini. Lì non si è espresso come artista, ha messo a nudo i suoi
    sentimenti”.
    Una rubrica che è in continua espansione, mi sembra di capire…
    “Direi di sì, anche perché ho voluto strutturarla come una sorta di challenge. Ogni artista, al termine del suo
    intervento, mi suggerisce infatti un’altra persona da “intervistare”. Devo dire che tutti i nominati stanno
    accettando di presenziare con grande entusiasmo. Stiamo arrivando anche a persone molto conosciute. Ad
    ogni modo, ho deciso di chiudere questa prima stagione con circa 40 interviste. A me però piace chiamarle
    chiacchierate, perché non sono né un cronista, né un giornalista. Sono un attore e un regista; mi ritengo
    una persona che vuole chiacchierare e mettere nel proprio armadio questi ricordi degli altri.
    Tra quelle che ti sono state raccontate, c’è una storia che ha catturato di più la tua attenzione?
    “Mi hanno colpito tutte, ogni storia ti lascia una forte emozione è difficile sceglierne una. Ti cito quella di
    Peppe Barra, cantante e attore bravissimo, quando mi ha detto che una signora, al termine di un concerto,
    gli aveva regalato cinque caramelle per ringraziarlo. Oggi questo valore, quello del ringraziamento, non c’è
    quasi più; la prima cosa che pensiamo, se incontriamo un’artista, è quella di fare un selfie con lui, non gli
    diciamo grazie. Mi auguro che questo stop forzato dovuto al Coronavirus possa servire a tutti noi per
    guardare il mondo in un modo differente, a riscoprire valori che sono stati persi. Mi sto divertendo tanto in
    questa esperienza: fin da piccolo mi piaceva ascoltare gli aneddoti dei nonni. Oggi penso che manchi
    davvero l’ascolto. Tutti parlano, sono dei tuttologi, ma nessuno vuole fermarsi, incamerare le emozioni.
    Fanno solo finta di ascoltare. Ad ogni modo, potrei citare anche altre storie”.
    Quali?

    “Il nipote della grandissima Tina Pica, ad esempio, è intervenuto a Palco Libero e, oltre a mostrarmi il nastro
    d’argento che aveva vinto per Pane, Amore e Fantasia, mi ha raccontato di un incontro tra la donna,
    Eduardo De Filippo, Peppino e Luigi Pirandello. Di quando non riusciva a provare Liolà e, esasperata dai
    continui rimproveri, ha detto loro “Tutte e tre me parite la Santissima Trinità, il padre, il figlio e quello che si
    alliscia il pizzetto (Pirandello) lo Spirito Santo”. Aveva una grande energia anche a relazionarsi con i più
    grandi”.
    Puoi farci un elenco di tutti gli artisti ospitati, ad oggi, nel tuo format?
    “Sì. Francesco Rivieccio, Ernesto Lama , Piero Pepe , Antonella Morea , Franco Iavarone , Peppe Barra ,Anna
    Spagnuolo, Patrizia Spinosi, Mario Brancaccio , Monica Assante di Tatisso, Maurizio De Giovanni , Rosaria
    de Cicco, Patrizio Rispo, Mirella Sessa (Miss moda Italia 2009) , Mario Porfito, Gino Rivieccio, Franco Pica
    (nipote di Tina Pica), Giulio Baffi , Andrea Di Maria (fondatore casa Surace) , Paolo Caiazzo , Pino Imperatore
    , Fiorenza Calogero, Pasquale Termini , Massimo De Matteo , Angela De Matteo , Gigi Longobardi, Gea
    Martire , Daniele Sansone (Leader degli A67), Speaker Cenzou, PeppHo, Valerio Jovine, Andrea Tartaglia,
    Jennà Romano dei Letti sfatti, Monica Sarnelli, Carlo Poggioli, Nicola Vorelli, Francesco Manisi e Alvaro
    Vitali. Ne arriveranno tanti altri poiché, come ti ho già detto, alla fine della videochiamata, chiedo all’artista
    ospite di proporre un nome che possa, in seguito, raccontarci il prossimo aneddoto”.
    Prima hai parlato di “fine prima stagione” per Palco Libero. La domanda sorge spontanea: hai intenzione di
    riproporlo?
    “Certo. Non voglio fare i nomi, perché mi piace parlare delle cose quando sono concrete. Però la seconda
    stagione sarà dedicata a persone tanto conosciute. Per un’eventuale terza voglio, invece, ricorrere alle
    persone comuni: alla vecchietta, al salumiere, a chi sta nei campi ad arare. Una volta che le persone
    conoscono il format, possono ascoltare anche quelli che eseguono un lavoro comune, ma che hanno dentro
    di loro un valore. Come il Lo Cunto de li Cunti di Basile. Le storie, le favole che si tramandavano solo
    attraverso la parola, quelle che non avevano nulla di scritto”.
    E chissà se da questo progetto potrà nascere anche qualcos’altro…
    “Sì, mi è stato proposto giusto qualche giorno fa di trasportare tutti i racconti che ho raccolto in forma
    scritta, fare un’opera letteraria di Palco Libero. Sto anche valutando di incontrare persone in grado di farmi
    scavalcare il muro nazionale. Palco Libero mi sta arricchendo tantissimo dal punto di vista personale”.
    Parliamo un po’ di te. Cos’ha fatto nascere in te la passione per la recitazione?
    “Sono state tanti i maestri che mi hanno insegnato nel corso degli anni. La mia associazione si chiama
    Vocazione Creative, perché penso che il mio mestiere sia proprio una vocazione. Una passione che esplode,
    che devi portare fuori. Grazie al teatro, che è cultura, io sono riuscito anche a formarmi culturalmente, a
    leggere tanti autori”.
    Che tipo di studi hai fatto?
    “Ho fatto l’Accademia, vari corsi di formazioni a Napoli, Milano e Roma. Ho avuto la possibilità di entrare a
    lavorare al Teatro Stabile di Napoli e al Bellini con Tato Russo, da subito come co-protagonista, attore e
    cantante di musical. Mi sono avvicinato anche alla regia, sto lavorando con Piero Pepe, che ha collaborato
    con Eduardo de Filippo. In questi 20 anni ho cercato di fare quante più cose possibili, per capire e costruire
    una mia identità artistica. Ho fatto una formazione alla vecchia maniera, vissuta principalmente sul campo e
    soprattutto ascoltando e osservando. Ho lavorato anche in una radio fm, dove ho condotto una
    trasmissione. In seguito, sono diventato anche direttore artistico della radio, costruivo dei format. Ho
    partecipato anche ad un corso di doppiaggio, persino al fianco di Teo Bellia, la voce di Boe de I Simpson,

    uno dei più grandi doppiatori, insieme a Tonino Accolla che purtroppo non c’è più. Non è però mai uscito
    nulla di doppiato con la mia voce, anche se ho fatto gli esercizi nelle sale di doppiaggio a Roma”.
    Tu fai tanto teatro; come pensi potrà cambiare questo mondo con tutti gli accorgimenti che si dovranno
    prendere per via del Covid-19?
    “E’ una domanda difficile. Chi fa questo mestiere dovrà adeguarsi alle misure di prevenzione che darà lo
    Stato perché deve anche mangiare. Io penso però che il Teatro debba essere vissuto dal vivo. La forza di
    quell’arte risiede tutta nella forza comunicativa che si stabilisce nel momento in cui si interagisce con le
    persone che stanno sedute in sala. Guardare un po’ il teatro in televisione è come “fare l’amore a distanza”.
    Lo Stato deve senz’altro tutelare la categoria: in Francia, ad esempio, danno 1200 euro al mese per otto
    mesi, mentre in Italia no. L’Italia è una nazione che ha dato tanto dal punto di vista della cultura, è fondata
    sulla stessa. Noi artisti sopravviveremo con il nostro sorriso, con quel pizzico di follia che ci ha sempre
    contraddistinto. Anche nella quarantena, come hai visto, stiamo cercando di regalare un momento di non
    pensiero da tutta questa tragedia che stiamo vivendo. Sono tante le persone in difficoltà in questo periodo.
    Il teatro continuerà a vivere ma aspetterà, come tutte le forme di espressione artistica. Abbiamo anche
    pensato di fruire via web, grazie a delle piattaforme, il teatro ma è un meccanismo complicato, anche
    oneroso. Dietro questa forma di comunicazione ci sta un mondo dietro di lavoratori. Mi sento di dire però
    che se si ferma il teatro, o l’arte in generale, si spengono anche i sogni. Ci resta l’immaginazione, ma da sola
    non basta. Il teatro aiuta anche a realizzare un sogno”

  • Come realizzare un video appetibile per gli utenti

    Come realizzare un video appetibile per gli utenti

    Già da un paio di anni, il video marketing si è saputo affermare come una delle risorse digitali più performanti per l’immagine e l’autorevolezza di un brand, a prescindere dalla sua grandezza o dal settore di appartenenza. Moltissime PMI hanno ampliato le risorse investite in comunicazione affidandosi con convinzione ad agenzie per la produzione video a Milano, Roma, ecc. e il numero di imprese che oggi hanno compreso l’importanza del video marketing si attesta in esponenziale aumento rispetto a soli pochi anni fa. Di conseguenza, il tasso di concorrenzialità è cresciuto vertiginosamente e oggi riuscire a farsi notare dagli utenti è sempre più complicato. Ma non impossibile. Ecco alcuni consigli per realizzare video efficaci.

    Dai qualcosa allo spettatore

    Tutto nasce dall’idea di partenza. Gli utenti vedono nei video un’occasione di svago, da visualizzare in pausa pranzo, a fine lavoro o nel tempo libero. Le aziende spesso dimostrano di non avere chiaro questo semplice concetto e producono video che sono mera presentazione della realtà aziendale. Video simili non hanno alcuna presa sugli utenti per il semplice fatto che non apportano loro nessun tipo di beneficio. Perché gli utenti vi concedano il loro tempo, hanno bisogno di ricevere qualcosa in cambio: informazioni, divertimento, emozioni.

    Gestisci bene la durata

    Mediamente, un video su YouTube ha una durata di circa 4 minuti e mezzo. In linea generale, un video breve ha maggiori possibilità di essere visualizzato rispetto ad uno che supera i 7 minuti. Sul web ci è una sovrabbondanza di contenuti e gli utenti non sono per nulla inclini a spendere male il proprio tempo né a rischiare di farlo. Meglio concentrare il proprio storytelling in pochi minuti, meno di 4 se ci riuscite.

    Colpisci l’attenzione da subito

    Per le stesse ragioni, il pubblico del web tende a giudicare un video entro i primi 10-20 secondi. Se non siete riusciti a fare breccia, è molto probabile che scapperanno via. Ecco perché l’introduzione deve essere immediatamente seducente, convincere lo spettatore che vale la pena continuare a guardare.

    Titolo e thumbnail sono fondamentali

    Ma prima ancora è necessario convincere il potenziale spettatore a cliccare sul nostro contenuto. Per tale ragione sono così importanti il titolo e la miniatura che fa da anteprima al video, ovvero la thumbnail: occorre essere incisivi, incuriosire con un titolo arguto e stimolante e con un’immagine di facciata che spinga il navigante ad avere voglia di cliccarci su.

  • Bootstrap domina tra i framework per realizzare siti web

    Bootstrap domina tra i framework per realizzare siti web

    Chiunque sia appassionato alla realizzazione siti web Roma e in tutta Italia avrà sicuramente sentito parlare di Bootstrap. Si tratta di un framework che dà la possibilità di sviluppare le interfacce web e che sta riscuotendo tantissimo successo a livello mondiale. Basti pensare che l’1% dei siti web realizzati in tutto il mondo comprende alcune parti del codice prodotto da Bootstrap. Questo per capire l’entità della popolarità che si sta costruendo tale strumento informatico.

    I motivi del successo e i rischi del suo utilizzo

    Ma come ha fatto Bootstrap ad avere tanto successo? Sicuramente incide non poco l’ottima nomina che il framework vanta tra gli sviluppatori, i quali si impegnano piuttosto attivamente per migliorarlo e supportarlo all’interno della loro community.  Un supporto che ha portato Bootstrap a divenire uno standard fisso per quanto riguarda la realizzazione dei temi prescelti e dei template HTML che vengono poi indirizzati ai diversi CSM (Content Management System), dando loro un’impronta in particolare dal punto di vista del responsive design.

    Ad oggi tantissime web agency utilizzano Bootstrap, anche se ovviamente non tutto è rose e fiori. Questo perché anche un framework di tali capacità può risultare inadatto a soddisfare alcune esigenze. Molto dipende, come è risaputo, dal singolo caso che è sempre diverso l’uno dall’altro. Bootstrap diventa un ottimo strumento nel momento in cui deve soddisfare le esigenze di clienti alla ricerca di un design abbastanza convenzionale, che puntano per lo più sulla solidità del sito web. Non è consigliabile, invece, a tutte quelle persone che puntano su un codice che sia mantenibile o su un design originale. Tornando ai motivi del successo di Bootstrap, parte del merito è dovuta alla capacità di adattare una pagina creata con questo framework a una vasta gamma di dispositivi, che siano essi tablet, smartphone o notebook. Questo perché il layout che presenta è molto fluido, e dà la possibilità di essere adattato a diverse risoluzioni dello schermo. Bootstrap, infine, è un framework free, chiunque può scaricarlo, ma noi vi consigliamo di affidarvi alla versione compilata, che è quella che permette di valutare in toto l’intero programma e di sfruttarlo al meglio qualora si voglia realizzare un progetto completo in tutte le sue dimensioni. Oltre alla versione compilata, esiste anche il modello personalizzato, che è utile per gli utenti non alle prime armi, in quanto dà la possibilità di gestire e controllare i file in modo preciso e dettagliato.