Category: News

  • “Senza di te non riesco proprio a vivere”- DIPENDENZA di GUIDOBALDI fuori il 22 gennaio

    “Senza di te non riesco proprio a vivere”- DIPENDENZA di GUIDOBALDI fuori il 22 gennaio

    Esce il 22 gennaio sulle piattaforme digitali Dipendenza, il nuovo singolo di Guidobaldi.

    Dipendenza è una dichiarazione d’amore a tutto ciò che ci consuma. Tra citazioni beatlesiane e bassi discendenti, è un inno alla musica.

    L’esecutore racconta: “Quando ho iniziato a scrivere questo componimento, non avevo in mente un destinatario preciso, ma quando sono arrivato al ritornello mi sono reso conto di aver descritto precisamente il mio rapporto con la Musica. Ho personificato la mia passione più grande e le ho scritto una song d’amore. Come tutte le storie d’amore, anche questa ha i suoi alti e bassi, ma la Musica non mi abbandona mai: anche quando mi sento solo, non sono solo davvero se ho un paio di cuffie con me. Nella visione d’insieme dell’album che uscirà, c’è sicuramente un filo conduttore tra i brani e non è casuale l’uscita di Dipendenza dopo Cartolina Portuense e Lungotevere: infatti, se la prima descrive l’incontro tra due ragazzi e la seconda racconta il loro secondo appuntamento, l’ultima rappresenta l’apice di questa storia d’amore, in cui i due si rendono conto di non poter più fare a meno l’uno dell’altra”. 


    Matteo Guidobaldi, in arte Guidobaldi, è un cantautore romano, classe ’94. Di giorno è uno studente universitario, di notte scrive canzoni perché beve troppi caffè. Prova un’ammirazione smisurata per Mina e Sir Paul McCartney. Il suo sound ha due anime: la musica leggera italiana e il brit rock.
    Nel 2018 ha pubblicato il suo primo singolo Cartolina Portuense, seguito nel 2019 da Lungotevere. Nel 2020 ha realizzato il suo albumd’esordio la cui uscita è prevista per la primavera del 2021.

  • “Stupido telefono, mollami!” – DISCO PUNK degli AMBER fuori il 15 gennaio

    “Stupido telefono, mollami!” – DISCO PUNK degli AMBER fuori il 15 gennaio

    Tornano il 15 gennaio gli Amber con un nuovo singolo, intitolato Disco Punk.
    Brano dalle sonorità fresche e catchyDisco Punk è un inno alla libertà di essere sempre se stessi, senza via di mezzo.

    Disco Punk cerca di raccontare l’urgenza e l’importanza di ciò che ci tiene svegli la notte – commenta la band – La voglia di fare ciò in cui si crede ed essere quello che si è, senza l’ansia di risultare fuori contesto, senza ascoltare le banalità che ci raccontiamo ogni giorno e cercando di evitare le distrazioni inutili, pietre angolari della nostra società. “Spegniti come le mie tensioni verso ciò che non è questo Disco Punk”, dedicato a tutto quello che ci ha fatto perdere tempo in questi anni.

    Gli Amber sono una band di Vigevano composta da 4 elementi (tra i 23 e i 24 anni) nata nel 2010 dall’idea di Riccardo Bruggi e Federico Mazzucco, tra i banchi della scuola media. Sin dai primi incontri il gruppo si concentra sulla scrittura e l’esecuzione di brani originali, ottenendo negli anni un sound caratteristico tra influenze rock, pop e alternative. Nel 2013 la band pubblica su YouTube il primo EP Just Listen, seguito da Murder In Light Blue nel 2015. Il 2016 è l’anno dei primi testi in italiano, vengono pubblicati i singoli Mai Più e Per Resistere, sempre su YouTube.
    Dopo aver pubblicato indipendentemente Supreme nel 2018 sulle piattaforme digitali, la band ha iniziato le registrazioni del disco.
    Porta Genova è il primo tassello che compone Hobby, l’album d’esordio degli Amber. È un album che racconta della nostalgia e dell’urgenza che si provano quando ci si riscopre adulti, degli appigli necessari per non cadere nel vuoto e delle contraddizioni che ognuno deve affrontare, con se stessi e con il mondo fuori.

  • Il 12 gennaio scoppia la revolución con CIAO MANU e il suo CHE GUEVARA

    Il 12 gennaio scoppia la revolución con CIAO MANU e il suo CHE GUEVARA

    Esce martedì 12 gennaio Che Guevara, il nuovo singolo di Ciao Manu.
    Brano semplice e diretto, Che Guevara è una ballad d’amore, che riflette anche sulla condizione dei giovani e le loro difficoltà nel XXI secolo.

    Rinchiuso come i rivoluzionari tra le celle, ma quelle di Excel per calcolare quotidianamente la produttività. Anche io canto la rivoluzione – racconta lo stesso Ciao Manu – ma non la faccio, d’altronde “non sono mica Che Guevara”!E così l’esecutore si pone a metà tra un eroe moderno, che prova a vivere la normalità nell’era degli stage e del rimborso spese, e un sognatore, che non fa nulla per cambiare la condizione della propria generazione, se non cantare canzoni d’amore alla propria donna. 

    Ciao Manu – al secolo Emmanuel Falato (Benevento, 6 marzo 1988) – è un cantautore e compositore italiano.Nel 1996 (a soli 8 anni), incontra la musica con un pezzo di Lucio Dalla ed uno degli Articolo 31: due generi diversi ma che si fondono perfettamente nel suo attuale stile.Dal 2002 al 2019 ne succedono tante: i primi brani, la prima band, i primi live:
    dai centri sociali ai palazzetti, aprendo concerti ad artisti importanti come: 99 Posse, Brusco, Colle Der Fomento, Kaos, Jack the Smoker (Machete), Jesto, Vacca, Two Fingerz, Turi, Villa Ada Posse, Assalti Frontali, Babaman, Kiave (Macro Beats), Ensi e Raige (One Mic).Nel 2020 Manu è al suo primo lavoro solista di cui cura testi e musiche. Viene subito notato ed inserito – per due volte consecutive – nella playlist editoriale di Spotify “Scuola Indie” con i suoi primi inediti. 

  • FRANK! butta BENZINA sul fuoco per bruciare i ponti con il 2020 – Fuori il 7 gennaio

    FRANK! butta BENZINA sul fuoco per bruciare i ponti con il 2020 – Fuori il 7 gennaio

    Esce il 7 gennaio Benzina (Piuma Dischi/Artist First), il singolo d’esordio di FRANK!, giovane cantautore padovano che sperimenta con l’elettronica e il pop, creando atmosfere suggestive che catturano immediatamente l’ascoltatore.

    “Hai presente l’odore di benzina?
     – spiega FRANK! – Tanto concreto nelle nostre idee quanto astratto nelle nostre parole. Benzina è un concentrato di tutte quelle sensazioni chiare nella nostra testa ma difficili da descrivere a parole. Sensazioni in cui se non ti trovi, ti senti. Ed è proprio quando ti senti che riesci a trovarti.”



    FRANK! è lo pseudonimo di Mattia Orlandini, musicista padovano, classe 1996. Le sonorità ibride della sua musica, a metà tra l’elettronica e le chitarre distorte, creano attorno all’ascoltatore una dimensione moderna, avvolgente, quasi onirica. Dimensione nuova ed insolita nel panorama musicale italiano. FRANK! comincia a scrivere brani intorno al 2014 presentandoli con la band in cui suonava come chitarrista. Nel 2017 intraprende un percorso solista dando libero sfogo alla sperimentazione e lavorando su sonorità più elettroniche. Si distacca definitivamente dalla scrittura in lingua inglese per approdare alla lingua madre, contaminando le sue influenze con il cantautorato italiano e l’itpop. Nell’estate del 2019 l’esecutore si chiude in studio per la produzione di nuovo materiale. Il primo estratto di questo lavoro è il singolo Benzina.

  • Da La leva cantautorale degli Anni Zero alle piattaforme digitali, esce il 23 dicembre Sogno di Dente a dieci anni dalla prima pubblicazione

    Da La leva cantautorale degli Anni Zero alle piattaforme digitali, esce il 23 dicembre Sogno di Dente a dieci anni dalla prima pubblicazione

    Esce per la prima volta in formato digitale Sogno, pezzo scritto da Dente nel 2009.

    Pensato inizialmente per essere inserito all’interno dell’album L’amore non è bello (Ghost Records, 2009), viene pubblicato solo l’anno successivo ne La leva cantautorale dell’Anno Zero (Ala Bianca, 2010), grande raccolta in formato fisico che ben testimonia il panorama della track d’autore degli Anni Duemila. Curata da Enrico Deregibus con la collaborazione di Enrico De Angelis e Giordano Sangiorgi, la compilation vanta la presenza di ben trentasei artisti, tra i quali spiccano sicuramente, oltre a Dente, i nomi di Brunori Sas e Mannarino.

    Intimo e malinconico, Sogno è un pezzo che riflette sulla fine di un amore, nel momento in cui ci si rifugia nei ricordi e si ripensa ai momenti di dolcezza e complicità, con la consapevolezza che oramai appartengono al passato. L’arrangiamento all’insegna della semplicità mette in risalto il testo particolarmente diretto e si conferma essere la cifra stilistica di Dente anche nei lavori successivi.

    Sogno è una track semplice, d’amore e di mancanza, di speranza e desiderio”. 

    Giuseppe Peveri, in arte Dente, nasce a Fidenza nel febbraio del 1976. Inizia il proprio percorso nel mondo della musica come chitarrista per i Quic, prima, e per La Spina, poi.Nel 2006 esce Anice in bocca, suo primo album solista, registrato in casa e pubblicato con l’etichetta Jestrai Records. Già l’anno successivo viene pubblicato il secondo album del cantautore, Non c’è due senza te, e nel 2008 esce l’EP Le cose che contano, che vanta la collaborazione con Roberto Dell’Era, Enrico Gabrielli ed Enzo Cimino. Nello stesso anno partecipa con la cover di Verde a Il dono – Artisti vari interpretano i Diaframma, raccolta per celebrare i trent’anni di carriera del celebre gruppo. Collabora poi con Vasco Brondi e Le Luci della Centrale Elettrica per la cover di Siamo solo noi, inserita in Deviazioni (omaggio a Vasco Rossi).Nel 2009 esce L’amore non è bello, che sancisce l’inizio della collaborazione con Ghost Records, mentre nel 2010 partecipa a La leva cantautorale dell’Anno Zero (Ala Bianca, 2010) con il pezzo Sogno.Il 2011 rappresenta un anno molto intenso per il cantautore fidentino, che pubblica il suo quarto album Io tra di noi e collabora con Enrico Ruggeri e con gli Zen Circus.Dopo aver contribuito all’album Saudade (Ghost Records. 2013) dei Selton, Dente torna con un nuovo albumnel 2014: Almanacco del giorno prima (RCA), registrato in soli due mesi all’interno di una scuola abbandonata nella provincia di Parma, coadiuvato da Rodrigo D’Erasmo ed Enrico Gabrielli.Canzoni per metà, suo sesto lavoro discografico, esce nel 2016 sotto l’etichetta Pastiglie e distribuito da Sony Music, mentre nel 2020 viene pubblicato Dente, album omonimo sotto l’etichetta INRI e distribuito da Artist First. Il 10 dicembre è tornato con un nuovo singolo dal titolo Questa libertà.

  • Giuseppe Cossentino, il regista denuncia la violenza sulle donne firmando il corto ” Non Uccidermi”

    Giuseppe Cossentino, il regista denuncia la violenza sulle donne firmando il corto ” Non Uccidermi”

    Lo sceneggiatore e regista italiano, già Oscar Italiano del web e pluripremiato nel mondo torna con un nuovo capolavoroNel cast anche l’attore personaggio internazionale Nunzio Bellino

    Giuseppe Cossentino, sceneggiatore e regista partenopeo firma una nuova opera cinematografica sociale dal titolo ” Non Uccidermi” che denuncia Femminicidio e ogni genere di violenza sulle donne.

    Il cortometraggio impazza sui social e racconta di una storia finita male tra Alice e Marco e quest’ultimo da uomo innamorato si trasforma prima in uno stalker e in un secondo momento nell’assassino carnefice della ragazza.

    Un capolavoro, forte, crudo che con eleganza e utilizzando il racconto thriller psicologico ti fa entrare in modo immediato nell’orrore che si cela dietro la bestialità del carnefice.

    Nel cast ritroviamo come protagonista assoluto l’attore e personaggio Nunzio Bellino, star internazionale e ospite spesso in televisione come da Eleonora Daniele a Storie Italiane su Rai1.

    L’attore è davvero incredibile e trasformato nel ruolo da assassino della vittima, tanto da farti venire i brividi, talmente bravo e convincente nelle espressione e nella stessa interpretazione, lontanissimo dai ruoli da buono interpretati in precedenti lavori. Una scoperta, un talento vero e naturale.

    A completare il cast c’è l’attrice Eleonora Lentini, altra sorpresa in quanto espressività.

    Non poteva essere altrimenti, Giuseppe Cossentino è un regista di talento che da Napoli si è fatto conoscere anche nel mondo attraverso diversi lavori che hanno avuto attenzione internazionale e continua ad occuparsi con grande sensibilità di cinema autoriale di denuncia di grande spessore artistico.

    Non a caso il lavoro sui social ha raggiunto le oltre 10mila visualizzazioni, davvero un boom!!!!!

    di Annalisa Accardi

  • Life is Never Easy: il nuovo videoclip di Rap Meticcio Gang

    Una track che racconta le difficoltà e le speranze di un ragazzo emigrante in lotta per costruirsi una nuova vita in una realtà completamente differente. Questa l’essenza di Life is Never Easy, pezzo che fa parte dell’EP d’esordio di Rap Meticcio Gang (intitolato We Are Lions) e uscito di recente per l’etichetta Free Club Factory. Venerdì 11 dicembre esce il movie di questo pezzo scritto a quattro mani dal rapper J Omzy (Omar Jammeh) e dal cantautore Leonardo Angelucci, per la regia di Marco Mari. Le immagini ripercorrono la realtà vissuta dal protagonista nella sua quotidianità e si alternano tra il lavoro in una pizzeria di provincia (Fara in Sabina), le registrazioni in studio e momenti di scrittura insieme alla band. Una confessione viscerale e una realtà lontana dai riflettori, diversa da quella riportata dai telegiornali, una realtà che parla di integrazione, spirito di rivalsa e scambio culturale tra persone da diverse parti del mondo. L’iniziativa Rap Meticcio Gang è nata dall’impegno di artisti e musicisti del territorio di Passo Corese che hanno coinvolto alcuni giovani africani (richiedenti asilo e protezione internazionale), provenienti da diverse zone del continente. Un incontro tra mondi, lingue e culture diverse che parte dall’Africa per giungere in Italia, tra emarginazione e voglia di rivalsa.

    Il lavoro parte da un’idea del regista Marco Mari – Spotted Mind Video e vede il coinvolgimento del cantautore e produttore musicale Leonardo Angelucci & Free Club Factory. A questo va aggiunto anche il prezioso sostegno di SIPROIMI che insieme ad ARCI RIETI, ente gestore del lavoro, hanno contribuito in maniera concreta alla nascita di questa iniziativa. La gang è composta da SakataMakata (Lamin Kolley), J Omzy (Omar Jammeh), Waznigang (El Ouazni Othmane) ed esplora la scena Rap – Hip Hop – Trap mescolando questi generi con forti radici afro-reggae. Gli artisti cantano in inglese americano, giamaicano, italiano e lingue africane originali come il Jola ed il wolof, fino addirittura all’arabo.

    BIOGRAFIA: Rap Meticcio Gang nasce quasi per caso, da un incontro fortuito avvenuto tra le strade di Passo Corese (Fara in Sabina), un piccolo paese del Lazio apparentemente immobile, ma assai vivo dal punto di vista culturale. In questo contesto lontano dai grandi riflettori, alcuni artisti locali, grazie anche al sostegno di SIPROIMI (sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) di Passo Corese, si sono uniti per fare musica e scambiare idee. Tutto parte come un gioco, con delle semplici prove casalinghe o in piazza, fino a diventare, con un po’ di sacrificio, un lavoro concreto con un’identità artistica ben definita. Ogni rapper, con la propria lingua, senza mai tradire le sue origini, si mette a nudo e racconta la propria storia, partendo dalle radici, con un viaggio a 360 gradi in cui si fondono culture, pensieri e modi di essere. Un lavoro artistico, dunque, che ha come obiettivo la conoscenza, lo scambio e l’integrazione tra universi in comunicazione tra loro. In questo contesto, dunque, il rap diventa meticcio e la purezza diventa una semplice astrazione ormai forse più che obsoleta. 

    VIDEOCLIP

    SPOTIFY

    LIFE IS NEVER EASY – singolo in uscita l’11 dicembre 2020

    WE ARE LIONS – EP uscito il 27 novembre

    Per l’Etichetta Free Club Factory

    Produzione Musicale – Social Media Managment

    Grafica – Foto – Produzione Evento

    Leonardo Angelucci & Free Club Factory

    Regia – Riprese – Montaggio – Color

    Produzione Evento – Coproduzione Musicale

    Marco Mari & SpottedMind Video

    Art Work di Copertina

    Viviana Sperti

  • Vincent Riotta, una vera star del cinema internazionale

    Vincent Riotta, una vera star del cinema internazionale

    E’ una carriera internazionale costellata di successi quella dell’attore inglese, di origini italiane, Vincent Riotta. Nei suoi 35 anni di onorata attività, l’uomo ha potuto infoltire il suo curriculum con diverse partecipazioni in film che hanno fatto la storia del cinema internazionale, collaborando tra l’altro con i registi più grandi degli ultimi decenni. Da Daniel Stone, che l’ha diretto ne Il Sesto Giorno – La Vendetta, fino ad arrivare a Sotto il Sole della Toscana e Il Cavaliere Oscuro, che l’hanno visto lavorare a stretto contatto, rispettivamente, con Audrey Wells e Cristopher Nolan. Tra questi c’è pure Inferno, lavoro svolto in compagnia di Tom Hanks e del regista Ron Howard.

    Dopo gli studi alla Royal Academy di Londra, Vincent ha sempre cercato la possibilità di costruirsi una posizione lavorativa solida anche negli States e, nel 2004, è stato sul punto di essere diretto da Robert De Niro nel film The good shepherd – L’ombra del potere, che aveva come protagonista assoluto Matt Damon. Riotta era stato infatti preso in considerazione per sostituire John Turturro, che rischiava di non poter prendere parte alle riprese a causa della sopraggiunta malattia della madre, che è scomparsa poco dopo.

    Da un lato Turturro è poi riuscito ad interpretare, così come era stato deciso in precedenza, il ruolo Ray Brocco, dall’altro Vincent si è trattenuto in America per alcuni mesi al fine di vagliare nuove proposte lavorative. Non è quindi un caso se tra i sogni principali dell’esecutore ci sia quello di vincere, un giorno, il tanto ambito Premio Oscar, magari con un personaggio che metta in risalto anche la sua italianità, che non l’ha mai abbandonato per via del forte attaccamento che i suoi genitori, entrambi siciliani, nutrivano per loro terra d’origine. Il Premio Oscar, qualora venisse raggiunto, darebbe dunque a Riotta un ulteriore riconoscimento nella sua carriera, che l’ha portato a farsi conoscere in diverse parti del mondo.

    Dopo il ruolo ottenuto in 55 Passi, che l’ha visto recitare insieme a Helena Bonham Carter ed Hilary Swank, nel 2019 Vincent Riotta ha lavorato con Jonathan Price e Anthony Hopkins ne I Due Papi, mentre di recente è ritornato di recente al cinema con il film Divorzio a Las Vegas, diretto da Umberto Carteni. Ultimi impegni per un percorso artistico che è destinato a fiorire nei prossimi anni e che consacrerà sempre di più Riotta tra i volti del cinema internazionale.

    Roberto Mallò per Massmedia Comunicazione

  • Domenico Auriemma e il successo degli occhiali DStyle nel mondo

    Domenico Auriemma e il successo degli occhiali DStyle nel mondo

    Intervista a Domenico Auriemma, fondatore del marchio di occhiali per vip D-Style e ottico di professione.


    Salve, signor Auriemma. Lei è il fondatore del marchio D-Style. Com’è nata questa sua professione?

    “Principalmente sono un ottico che, circa sei anni fa, ha deciso di immergersi nel mondo della produzione degli occhiali sartoriali. Nella prima fase, il brand non si chiamava D-Style, ma SIDA Style che utilizzavo come sigla di Stile Italiano Domenico Auriemma. La stessa sigla, quando ho iniziato a vendere all’estero, veniva utilizzata però per indicare l’Aids, in primis negli States, ed ho quindi dovuto modificarle tempestivamente con la lettera D di Domenico, motivo per cui è il nome nato D-Style”.

    Bene. Mi ha detto che è un ottico. Quindi ha studiato per quello. Come mai questa scelta lavorativa? C’era già qualcuno in famiglia che apparteneva al settore?

    “Sì, sono un ottico diplomato e abilitato dal 1996, ma esercito la professione dal 1991. Non c’era nessuno nella mia famiglia, ho fatto tutto da solo. Tutto è nato quando avevo 12 anni e dovevo fare la preiscrizione all’istituto superiore. Decisi quindi di studiare qualcosa che mi portasse il prima possibile all’inserimento nel mondo del lavoro. All’epoca ero indeciso tra l’ottico e l’odontotecnico. Alla fine, ho scelto la prima professione. Nel frattempo, per anticiparmi un po’, quando tornavo da scuola, durante le superiori, preferivo andare in un negozio di ottica vicino a casa mia per fare pratica, invece di intrattenermi con i miei coetanei. Insomma, la mattina studiavo e la sera mi dedicavo a questa passione, facendo il garzone dell’ottica. In modo tale da applicare quello che studiavo a scuola soltanto teoricamente”.

    L’idea di fare degli occhiali personalizzati quando le è venuta in mente? E’ una cosa che è sorta col tempo e le sono state rivolte varie richieste?

    “Nel settore, circa sei anni fa, ci fu una sorta di stallo, principalmente perché la gente era stufa di avere sempre lo stesso modello di occhiali. Ho quindi cercato di diversificare, all’inizio per i miei clienti, tipologie e personalizzazione di occhiali. Le aziende, bene o male, hanno tra loro più o meno sempre le stesse modellistiche e finiscono per copiarsi. Sulla base di questo, ci hanno iniziato a chiedere se fosse possibile realizzare qualcosa per loro. MI sono quindi impegnato e ho investito sull’attiva del fare occhiali artigianali, a mano, con l’intento di creare qualcosa di esclusivo e di unico in base ai gusti di ogni cliente”.

    Immagino che creare degli occhiali personalizzati sia più lento e difficile rispetto a quelli in serie.

    “Certamente. Non ho una fabbrica dove produco quantità di occhiali in serie. Li realizzo completamente: faccio tutti i pezzi a mano, senza l’ausilio di nessun altro strumento. Non ho la stampa degli occhiali, né il macchinario che realizza tanti pezzi fatti in serie. Sono tutti realizzati uno ad uno. Ci vuole tempo e soprattutto più giorni per realizzare un singolo occhiale. Al mondo, non esiste nessun doppione dei miei occhiali proprio per tale motivo. E’ giusto che qualsiasi cliente, dopo avermi fatto richiesta, abbia un suo occhiale esclusivo. In tal senso, mi sento decisamente un artigiano”.

    Le sue creazioni vengono indossate da tantissime celebrità e, dunque, sono esportate in tutto il mondo. Pensa sia importante promuovere il made in Italy sia da noi, sia all’estero?

    “Ovviamente. In Italia questo tipo di lavoro non è apprezzato come lo è all’estero, dove ci sono tanti premi blasonati e ricercano in continuazione il prodotto esclusivo. E’ per me motivo di prestigio che gli occhiali sartoriali D-Style siano diventati un prodotto di massa, anche se ogni pezzo è prodotto in maniera esclusiva per ciascun cliente. Sono anche ottico e se c’è una richiesta di elementi da vista, oltre alle determinate montature che creo in prima persona, intervengo pure lì”.

    Com’è nato il mercato dei suoi occhiali tra i vip?

    “Grazie a tante agenzie di comunicazione che, per alcuni film o video, hanno apprezzato il prodotto e l’hanno acquistato per uso personale. C’è stato un passaparola che ha fatto da congiunzione. Un ufficio stampa con tanti vip ha proposto il prodotto D-Style, che poi è stato utilizzato per varie occasioni. E così via”.

    C’è qualcosa di importante per il futuro di D-Style? Qualche sogno o asset che vorrebbe realizzare?

    “Un asset importante è stato quello di realizzare, insieme alla scrittrice italiana Debora Scalzo, una collezione che si chiama Desca Luxury. Chi fa il mio lavoro, chiaramente, ha continui progetti e innovazioni in cantiere perché ogni giorno deve attivare la propria iniziativa per realizzare un prodotto diverso dall’altro”.

    E’ difficile trovare l’ispirazione per creare dei nuovi occhiali?

    “La prima cosa da fare è un’indagine di mercato per capire se un modello esiste già. Andare ad esclusione per vedere se un prodotto simile è già stato realizzato. Un aspetto che, nei miei confronti, è successo sicuramente all’inverso, con alcuni hanno preso ispirazione da me. Al contrario, io scarto un modello se un’azienda lo ha simile e con gli stessi accessori. Inoltre, il confronto con l’ordinatore dell’occhiale è il secondo punto cardine, visto che realizzo le richieste anche in base alla conformazione del suo viso. Al di là della bellezza, un occhiale deve calzare comodo, deve avere la prerogativa di essere giusto per il volto giusto. L’occhiale sartoriale deve calzare a pennello, rispetto a quello di largo consumo, che è creato per adattarsi. Non dev’essere accomodante, ma perfetto per il volto”.

    Si aspettava questo successo quando ha cominciato?

    “Direi di no, ma quando tu ami ciò che fai e ci metti  tutta la passione del mondo, trattando ogni occhiale come se lo stessi realizzando per tuo figlio o tua mamma, utilizzi il mille percento delle tue potenzialità e ci credi fino in fondo. Ogni occhiale per me è come un figlio, nonostante sia un uomo e non faccia la gestazione. Ma, in fondo, realizzo gli occhiali con le mie stesse mani”.

    Roberto Mallò per Massmedia Comunicazione

  • “La senti questa voce?” Ultrà il primo EP di Quanto fuori il 25 novembre

    “La senti questa voce?” Ultrà il primo EP di Quanto fuori il 25 novembre

    ULTRÀ è il singolo che dà il titolo all’EP di Quanto, la terza release in quattro mesi.

    La novità è che questo singolo non viaggia da solo. È accompagnato da altri due brani, TDK MEGA, due b-sides che completano una sorta di micro-concept sullo stadio.

    Cantautorato pop e indie-rock s’incontrano allo stadio: luogo di incontri, emozioni intense, grida liberatorie, gioie, dolori, amori iniziati e finiti, di partite e concerti, un luogo in cui la folla diventa un’unica grande voce.

    Quand’ero bambino ero costretto ad andare in chiesa. Durante la messa, i canti liturgici mi facevano provare un’emozione particolarmente intensa. I canti degli ultrà alla partita sortivano su di me lo stesso effetto, ma amplificato.

    Ecco, forse lo stadio per me è stato una seconda chiesa. Lo stadio è un brivido.

    Matteo, in arte Quanto

    QUANTO c’è di sé, da dire in una song. QUANTO parte da qui per capirsi meglio, e raccontarsi bene attraverso la sua musica e le sue parole.

    Non è mai facile descrivere i perché e le sensazioni che danno l’ascolto di brani che contengono le derive degli anni. Quelli passati a scrivere musica e canzoni, e a suonarle e cantarle in giro per quell’Italia sommersa di piccoli locali che ancora ci credono. Il lavoro di QUANTO è la somma di ciò che gli è passato dentro e addosso al tempo delle band che si è inventato strada facendo, fino all’urgenza di sentirsi solo e farsi sentire così.

    La vocazione autoriale ha sempre la meglio, pur inseguendo l’amore per l’indie-pop inglese e i suoi derivati. In QUANTO le chitarre sono sempre le prime a suonare, ma miscelano suoni e riff letterari che girano in testa volentieri. Perché QUANTO ha cose da dire e cose da suonare, per raccontare e raccontarsi. È “una voce fuori campo che rivela cosa pensa” proprio quando guardi la schiena della vita che se ne va e ti lascia indietro, e invece c’è solo da andare avanti. Questo è QUANTO.

    Lele Ghisio